India: reazioni della Chiesa al Rapporto 2011 della Commissione Usa sulla libertà
religiosa
La situazione della libertà religiosa in India continua ad essere preoccupante. È
quanto emerge dal Rapporto annuale 2011 della Commissione americana sulla libertà
religiosa internazionale (Uscirf - U.S. Commission on International Religious Freedom)
che per il terzo anno consecutivo ha inserito l’India nella sua lista dei Paesi a
rischio. Il rapporto, reso noto il 28 aprile, parla di una “giustizia lenta ed inefficace”
per le vittime delle violenze anti-cristiane del 2007-2008 nello Stato dell’Orissa
, di quelle del 2002 in Gujarat e delle rivolte anti-sikh del 1984. Secondo il documento,
la polizia e le autorità giudiziarie si sono mostrate “incapaci di garantire sicurezza”
e le speranze di vedere consegnati alla giustizia i colpevoli “restano lontane”. La
Commissione rileva, in particolare, che le indagini sulle violenze anticristiane di
tre anni fa nel distretto di Kandhamal (Orissa), sono state “gravemente ostacolate”
dalla corruzione politica e dalla faziosità religiosa. Essa punta inoltre il dito
contro le leggi anti-conversione in vigore in diversi stati indiani e contro le discriminazioni
verso i dalit appartenenti ad alcune minoranze religiose. Positivo il giudizio sul
rapporto di John Dayal, segretario della "All India Christian Council", secondo il
quale – riferisce l'agenzia Ucan - le valutazioni della Commissione “confermano che
in India esistono seri problemi per la libertà religiosa che devono essere tenuti
sotto stretta osservazione”, considerata la natura e la diffusione del fenomeno. Giusto,
secondo l’attivista cristiano, anche il richiamo contro le leggi anti-conversione
che limitano gravemente la libertà religiosa in India. Commentando il rapporto, il
vescovo di Berhampur Sarat Chandra Nayak ha confermato che a Kandhamal e in altri
distretti dell’Orissa regna ancora “un clima di insicurezza e una cultura dell’impunità”
favorita dalla passività delle autorità. Il rapporto annuale della Commissione sulla
libertà religiosa internazionale è redatto da giornalisti, accademici, organizzazioni
non governative, associazioni per i diritti umani e gruppi religiosi. Oltre alla lista,
si espongono nel dettaglio miglioramenti e peggioramenti registrati negli ultimi dodici
mesi, soprattutto nelle nazioni considerate “a rischio”. (A cura di Lisa Zengarini)