2011-05-03 16:03:48

Nelle sale il "Thor" di Branagh, eroe tra mitologia e suggestioni bibliche


Un nuovo supereroe dei fumetti è arrivato sugli schermi italiana: Thor, il dio vichingo che combatte l’ipocrisia e l’arroganza del potere. Il film porta la firma di Kenneth Branagh, autorevole attore shakespeariano che guarda al mito e all’avventura con elegante ironia e alcuni interessanti riferimenti culturali. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Non pensate che sia soltanto una storia di supereroi sospesa tra due mondi: quello degli dei vichinghi Asgard e quello dei terrestri ignari e sempre vulnerabili. Se un regista raffinato come Kenneth Branagh, che ha alle spalle splendide traduzioni cinematografiche di alcuni drammi e commedie di Shakespeare, ha deciso di impegnare tutto il suo entusiasmo e il suo talento nel portare “Thor” - fumetto Marvel di enorme successo - sugli schermi, significa che oltre agli effetti speciali ha trovato nelle avventure del biondo dio vichingo qualche cosa di più culturalmente valido e interessante:

R. – You know, just it’s rich in...
E’ semplicemente ricco di metafore, suppongo: Asgard è una sorta di giardino dell’Eden e Thor, giovane uomo o il simbolo di un certo tipo di uomo, è scacciato. E proprio il linguaggio di essere scacciato da una sorta di Paradiso è tipicamente biblico, così come lo è la rivalità tra i fratelli Caino ed Abele. Certamente queste storie riducono il comportamento umano a favole e rappresentano in maniera concentrata gli istinti basilari degli esseri umani: la gelosia, l’ambizione, l’arroganza. Ci ha permesso di trovare in Thor un’economia necessaria in un film tratto da un fumetto. Se si vuole raggiungere la profondità, si deve fare velocemente. Bisogna catturare l’attenzione delle persone con qualcosa che le colleghi a elementi culturali già presenti, come la Bibbia, come il mondo mitologico, che nella nostra cultura possono essere presenti sia pure in maniera inconscia.

D. - Lei ha anche portato sugli schermi una fantasiosa e coinvolgente trasposizione del “Flauto magico” mozartiano. Ripeterebbe l’esperienza del melodramma su un vero palcoscenico?

R. – I haven’t found the Opera that ...
Non ho trovato un’opera alla quale avrei potuto aggiungere qualcosa sul palcoscenico, nulla che mi lasciasse pensare che potessi farla in maniera diversa, migliore o speciale. Ma io ho fatto tesoro dell’esperienza del "Flauto Magico". Infatti, in un certo senso, vedo Tamino, il braccio sollevato che tiene il flauto, attraversare le prove del fuoco e dell’acqua, e così ho cominciato a trovare il mio Thor, con il martello al posto del flauto… (ap)







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