L'intervento di mons. Celli al seminario "Parola e parole" sulla comunicazione
“Le nuove tecnologie aprono possibilità enormi, ma vanno vissute con un atteggiamento
di dialogo rispettoso”. Il presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni
sociali (Pccs), mons. Claudio Maria Celli, è intervenuto questa mattina a Roma al
seminario “Parola e parole”, organizzato dall’Azione cattolica, ricordando l’“esperienza
particolarmente viva” vissuta proprio ieri in Vaticano, nel primo incontro di bloggers
voluto dalla Santa Sede. “Le nuove tecnologie – ha sottolineato mons. Celli ripreso
dall'agenzia Sir – mettono di fronte a noi possibilità prima inimmaginabili”. Il presidente
del dicastero vaticano ha rilevato come “apparteniamo a una Chiesa che ‘è’ comunicazione,
non fa soltanto comunicazione: anzi, se non comunica non è Chiesa”. E non si tratta
di “comunicazione intellettuale”, quanto piuttosto “nella sua globalità è comunicazione
al mistero d’amore di Dio”. “La stessa celebrazione eucaristica – ha precisato – è
un momento di comunicazione, così pure l’azione caritativa, perché dice al mondo cos’è
la Chiesa”. Infine, “anche il silenzio è comunicazione”, ha osservato mons. Celli
ricordando l’ultima apparizione pubblica di Giovanni Paolo II: non poteva più parlare,
eppure “comunicava all’uomo un messaggio che era grazia e ricchezza”. Da qui l’invito
a “recuperare il valore comunicativo del silenzio”. Dal canto suo il presidente nazionale
dell'Azione Cattolica Franco Miano ha affermato che “non c’è formazione veramente
cristiana che non sia pienamente umana”, ha aggiunto, e se “oggi è sempre più difficile
e complesso l’incontro tra fede e vita”, “per noi amare la vita significa amare le
persone” e “mettersi a servizio nell’impegno politico, nell’associazionismo e nel
volontariato”. Al seminario è intervenuto anche il portavoce della Conferenza episcopale
italiane mons. Domenico Pompili il quale ha sottolineato che "l'indifferenza", la
"sacralizzazione della tecnica" e il "il linguaggio" sono le sfide culturali da non
subire, ma interpretare creativamente. (R.P.)