Le spoglie di Giovanni Paolo II riposano sotto l'altare della Cappella di San Sebastiano
nella Basilica Vaticana
Dopo la chiusura della Basilica di San Pietro al pubblico, la sera del 2 maggio, si
è svolta la cerimonia per la reposizione delle spoglie del Beato Giovanni Paolo II,
trasferite - come annunciato nei giorni scorsi - sotto l’altare della Cappella di
San Sebastiano, all’interno della Basilica stessa. Il rito è stato presieduto dal
cardinale Angelo Comastri, mentre già da questa mattina i pellegrini possono venerare
il Beato nella sua nuova collocazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:
(canto litanie) Centinaia
di migliaia in fila, come sei anni fa, per un saluto e una preghiera davanti a una
cassa di legno che custodisce le spoglie di un uomo che tanti continuano a invocare
come Santo. Poi, le porte della Basilica Vaticana si chiudono e la commozione diventa
privata, raccolta, quella delle persone che con Giovanni Paolo II hanno condiviso
tanti, tantissimi anni e che ora desiderano accompagnarlo al luogo della definitiva
e ancor più ragguardevole sepoltura. È quanto accaduto nel tardo pomeriggio di lunedì,
tra le 19.15 e le 19.45. Chiusa in precedenza San Pietro al flusso dei pellegrini,
l’arciprete della Basilica, il cardinale Angelo Comastri, ha aperto con una orazione
la processione composta dai ministranti, dal Collegio dei Penitenzieri e dal Capitolo
della Basilica, oltre che da diversi presuli e da nove porporati, tra i quali il cardinale
segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e i successori di Papa Wojtyla alla sede di
Cracovia, i cardinali Macharski e Dziwisz. Queste le parole del cardinale Comastri:
"Ringraziamo
Cristo, nostro Signore, per aver dato alla Chiesa un santo pastore, vero modello del
gregge. Invochiamo ora tutti i santi del cielo e in particolar modo i santi pontefici,
affinché possiamo ottenere la loro intercessione per camminare anche noi nella via
della santità".
Al canto delle litanie – ha riferito in una nota padre
Federico Lombardi – la processione si è diretta verso l’altare di San Sebastiano,
sotto il quale era già stata collocata, ma ancora tenuta a vista, la teca con le spoglie
del Beato Papa Wojtyla. Al termine delle litanie, è stata ripetuta cantando per tre
volte l’invocazione al “Beato Giovanni Paolo”, quindi – recitata l’orazione propria
del nuovo Beato e cosparsa la teca d’incenso – gli operai della Fabbrica hanno provveduto
a chiudere il vano dell’altare con una grande lapide di marmo bianco, che reca scritte
le parole “Beatus Ioannes Paulus PP. II”. Poi il gruppo si è sciolto non prima di
un ultimo gesto, un bacio, un tocco alla lapide. Gesto che, siamo certi, d’ora in
avanti verrà compiuto milioni di volte.
(canto litanie)
Ieri
pomeriggio, alle 17, è stata celebrata una solenne Messa in onore del Beato Giovanni
Paolo II, nella chiesa di Santo Spirito in Sassia-Santuario della Divina Misericordia.
Nel corso della liturgia, sono state esposte le reliquie del nuovo Beato, donate dal
cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia. Alessandro Guarasci ha
intervistato il rettore del Santuario, mons. Jozef Bart:
R. – Questa
chiesa di Santo Spirito in Sassia è stata proprio destinata, per personale volontà
del Santo Padre, alla diffusione del culto della Divina Misericordia. Quindi, Giovanni
Paolo II, che sarà venerato d’ora in poi come Beato, in questa particolare chiesa
sarà venerato anche come grande apostolo della Divina Misericordia. La motivazione,
quindi, per la richiesta delle sante reliquie di Giovanni Paolo II sta nel fatto che
esse ricorderanno a tutti i fedeli, che vengono qui in questa chiesa, l’insegnamento
di Giovanni Paolo II.
D. – E’ un modo anche per rafforzare la fede...
R.
– Sì, innanzitutto perché Giovanni Paolo II, quando ha consacrato l’umanità alla Divina
Misericordia, il 17 agosto 2002, ha chiesto che la Divina Misericordia potesse raggiungere
tutti gli abitanti della Terra.
D. – Molte persone stanno venendo qui
in queste ore: quale atmosfera avverte?
R. – Le persone che entrano
qui non sono persone già avanti nella fede, ma persone disperate, persone toccate
da vari problemi – di ordine materiale o spirituale – e presso l’immagine della Divina
Misericordia ritrovano la speranza, ritrovano – come disse Giovanni Paolo II – la
nuova luce. Chi viene qua, allora, ritrova questo respiro nuovo, questa nuova speranza,
si rialza e forse torna a casa ancora malato, ma sopportando questa malattia con nuovo
coraggio, perché la unisce alla Passione di Cristo. (ap)