2011-05-03 14:39:41

Brasile: protesta degli indigeni contro le grandi infrastrutture in Amazzonia


Un accampamento che riproduce un villaggio tradizionale nella spianata di fronte al Congresso di Brasilia, in prossimità della presidenza. Per l’ottavo anno consecutivo, circa 800 indigeni in rappresentanza di 230 etnie del Brasile hanno messo in scena questa originale forma di protesta per chiedere un freno ai mega progetti di infrastrutture che il governo porta avanti nei loro territori ancestrali e più in generale la difesa dei loro diritti sanciti dalla Costituzione. I dimostranti presiederanno la struttura fino a giovedì, quando sperano di essere ricevuti dal presidente del Brasile, Dilma Rousseff. Al centro delle proteste l’avanzare di centrali idroelettriche e autostrade in Amazzonia e in altre regioni del Paese, a partire dal controverso impianto di Belo Monte. Di recente, la centrale idroelettrica di Belo Monte, nello Stato amazzonico del Pará, concepita per diventare la terza al mondo dopo quella delle Tre Gole, in Cina, e di Itaipú, alla frontiera tra Brasile e Paraguay, è stata contestata anche dalla Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), che ha chiesto al governo di fermare i lavori fino a quando non saranno consultate le popolazioni che ne subiranno l’impatto. “Viviamo in accampamenti improvvisati sparsi ovunque perché i grandi coltivatori di soia hanno invaso i nostri territori”, ha raccontato all'agenzia Fides Leia Kaiowá, rappresentante del popolo Guaraní-Kaiowá dello Stato centro-occidentale del Mato Grosso do Sul. “Il presidente Lula ha riconosciuto molte terre indigene – ha aggiunto Kaiowá - ma le procedure sono paralizzate. Speriamo che Dilma sia più comprensiva, anche se finora non ha fatto nulla per i nativi”. Secondo la Fondazione nazionale dell’indio (Funai, ente governativo) in Brasile si contano circa un milione di indigeni su una popolazione globale di 190 milioni di abitanti. (M.G.)







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