Libia: Gheddafi chiede negoziati per fermare i raid aerei della Nato
Nuova svolta nella crisi libica. Il colonnello Muammar Gheddafi ha lanciato stamani
un appello alle forze Nato per avviare negoziati che mettano fine ai raid aerei sulla
Libia. Si tratta di una richiesta di cessate il fuoco non unilaterale, ma che coinvolga
anche le milizie degli insorti. Intanto, la battaglia continua ad infuriare nella
zona di Misurata, mentre c’è il rischio che i combattimenti coinvolgano la zona di
confine in territorio tunisino. La Nato e la comunità internazionale prendono tempo
sulla proposta del rais. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Fulvio Scaglione,
vicedirettore di "Famiglia Cristiana":
R. - Io credo
che la guerra di Libia - che pure resta una guerra combattuta, con i morti, le bombe
- si sia però trasformata in una "partita a scacchi", perché sul terreno militare
la situazione è molto chiara: c’è uno stallo, gli insorti non hanno le forze per rovesciare
Gheddafi e Gheddafi non può stroncare la rivolta come militarmente potrebbe, perché
le sue truppe sono troppe esposte ai raid Nato. Ovviamente questo lascia - almeno
in teoria - ampio spazio alla politica, che però non si è ancora realmente messa in
opera. Queste di Gheddafi sono, secondo me, delle mosse di pedoni e non ancora le
mosse dei pezzi decisivi.
D. - Quando è entrata in campo la coalizione
internazionale abbiamo subito pensato ad un’azione decisiva, ma così non è stato.
Quello che ci chiediamo, giorno dopo giorno, è: qual è il ruolo delle truppe internazionali
in questa guerra?
R. - Il ruolo delle truppe internazionali è difficilissimo
da definire, perché è un po’ di tutto e nulla realmente di tutto. Non è realmente
un intervento umanitario perché è un intervento militare, ma non è neanche un intervento
realmente militare perché non è un intervento decisivo. La coalizione potrebbe tranquillamente
eliminare il ‘problema-Gheddafi’ dal punto di vista dei mezzi, se lo volesse, ma non
essendoci nulla di preciso in nessun senso, finisce per essere un insieme indefinito
che si espone a tutte le critiche. Credo che il difetto d’origine sia stato l’enorme
ritardo con cui si è deciso d’intervenire. Da questo ritardo iniziale - che è anche
un ritardo politico - poi, a cascata, sono seguiti tutti gli altri problemi che vediamo,
compreso ad esempio l’iniziale iper-attivisimo della Francia, non ben inquadrato in
nessuno schema e comprese anche le incertezze dell’Italia.
D. - Secondo
te, il fatto che i combattimenti stiano coinvolgendo alcuni centri abitati in territorio
tunisino è una tattica per destabilizzare ancora di più la situazione?
R.
- Indubbiamente più il conflitto si allarga e più disturba un numero elevato di interlocutori
e più Gheddafi ne può trarre vantaggio. Credo che questi sbarchi improvvisi degli
ultimi giorni non siano del tutto casuali ma siano delle azioni dimostrative. Gheddafi
ha tutto l’interesse che il problema si estenda perché, di conseguenza, i Paesi disturbati
dal problema hanno interesse a trattare on lui, che in qualche modo è l’origine e
la causa di tutto questo. Credo che di queste sortite più o meno provocatorie, sia
sul terreno militare sia sul terreno degli sbarchi sia su quello delle proposte diplomatiche,
ne vedremo ancora parecchie. (vv)