La Cei sulla Beatificazione di Giovanni Paolo II: “La sua vita è il messaggio più
efficace”
“Un riferimento sicuro, un profeta che non ha mai smesso di additare la via di una
speranza affidabile e di un amore alla portata di ogni uomo”. Questo il ricordo di
Giovanni Paolo II che la Conferenza episcopale italiana (Cei) affida a un messaggio
diffuso ieri in occasione della Beatificazione di domani. L’agenzia Sir ne riporta
alcuni stralci, in cui i vescovi sottolineano come “il messaggio più efficace” sia
stata la sua vita, fatta “di sguardi, di gesti e di segni che hanno toccato i cuori”.
Primo Pontefice a entrare in una sinagoga e a pregare con “i fratelli maggiori”, gli
ebrei; il primo a entrare in una moschea e a incontrare “i fratelli musulmani” e il
primo a invitare i rappresentanti di tutte le religioni del mondo a pregare insieme
per la pace, Giovanni Paolo II ha vissuto in prima persona quell’imperativo che regalò
al mondo fin dal giorno in cui iniziò il suo lunghissimo Pontificato, quell’indimenticabile
22 ottobre 1978: “Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo!”. Non avere paura
della fede, innanzitutto: “Giovanni Paolo II non si è mai stancato di ricordare quanto
sterile e fuorviante si riveli il tentativo di escludere Cristo dalla storia”, scrivono
i presuli ricordando il ruolo che Papa Wojtyla ebbe anche nello scuotere le coscienze.
Non avere paura della vita, “di quella nascente fin dal concepimento, a quella segnata
dalla vecchiaia, ugualmente sacra e inviolabile”. Nei suoi innumerevoli viaggi ha
mostrato il suo immenso amore per la comunità della Chiesa, tanto da chiedere in più
occasioni “perdono per le mancanze commesse dai credenti”, e una solida testimonianza
di “fedeltà al Vangelo e all’uomo”. Sul suo esempio, infine, la Cei rilancia il proprio
“impegno missionario”, nella convinzione di “svolgere così un servizio indispensabile
all’unità e al bene del Paese”. (R.B.)