Marocco: condanna per l’attentato di Marrakech, sospettata Al Qaeda
In Marocco proseguono le indagini all’indomani dell’attentato di Marrakech, avvenuto
nella centralissima piazza Jemaa el Fna, e costato la vita a 16 persone tra cui sei
francesi, un olandese e una coppia di israeliani. Gli investigatori sembrano privilegiare
la pista di Al Qaeda, ma per il momento non si escludono altre ipotesi. L’attenzione
resta puntata sulle conseguenze a livello della politica interna. Il servizio è di
Eugenio Bonanata:
L’unica certezza
è che la strage non fermerà il processo di riforme avviato dal re Mohamed VI. Lo ha
detto il portavoce dell’esecutivo marocchino, confermando la strada intrapresa dal
monarca a fronte delle prime proteste di piazza nel paese, dopo quelle in Egitto e
Tunisia. Alessandro Politi è analista politico e Strategico:
“Semplicemente
perché il re è fermamente intenzionato a prevenire qualunque tipo di protesta di massa,
non solo con gli apparati di sicurezza, ma anche con una serie di aperture preventive.
Del resto si tratta della strategia più intelligente che una monarchia di questi tempi
possa adottare e sarebbe stato meglio se avessero adottato lo stesso approccio in
Bahrein”.
Il sovrano ha garantito l’impegno a riformare la Costituzione,
il prossimo primo maggio scatterà l’aumento per pensioni e salari. Nelle scorse settimane,
invece, è arrivata la liberazione dei detenuti politici. Secondo alcuni osservatori,
la chiave dell’attentato è da ricercare proprio in questa concessione:
“E’
piuttosto improbabile che un ex detenuto sia così pronto, così organizzato da uscire
dal carcere e poi farsi saltare per aria. Un attentato del genere ha comunque bisogno
di preparazione. Nulla si può escludere al momento, però, il collegamento diretto
‘dopo l’amnistia ecco il primo attentato’ va verificato. Potrebbe esserci un collegamento,
nel senso di fare questo attacco in un luogo altamente simbolico, frequentato da occidentali,
visibilissimo nell’industria turistica per stroncare anche questi tentativi di reintegrazione
e pacificazione con gli ex terroristi”.
L’Onu, l’Ue e diverse cancellerie
occidentali hanno condannato l’attentato. Gli Stati Uniti e L’Interpool hanno offerto
aiuto sul fronte indagini, che devono chiarire in primis la dinamica dell’accaduto.
Qualcuno tra i testimoni ha parlato di un kamikaze, altri di un uomo che ha depositato
una valigia nel locale allontanandosi poco prima dell’esplosione. In attesa di una
rivendicazione, uno dei principali gruppi islamici del Paese ha preso le distanze
dall’accaduto mentre gli investigatori non escludono la pista di Al Qaeda:
“Al
Qaeda, nel Maghreb arabo, come tutti i movimenti qaedisti, ha perso l’iniziativa politica
in giro per il mondo, e quindi può ammazzare, ma non ha più la capacità di creare
consenso o di avere veramente un’efficace pressione sulle elite locali”.
Per
il momento nessuna svolta, ma molti dubbi. Resta in piedi anche l’ipotesi del terrorismo
locale:
“E’ difficile scartare la pista criminale, perché la bomba è
stata particolarmente potente e non è detto che un giubbotto esplosivo abbia questa
potenza. E’ una cosa che va verificata con i rilievi che ovviamente la scientifica
marocchina sta facendo”.
L’esplosione ha distrutto il locale, storicamente
frequentato da turisti, che si affaccia attraverso una terrazza panoramica sulla piazza
più famosa del Paese. Le autorità non hanno fornito ancora l’identità delle vittime
straniere. Fonti ospedaliere locali hanno precisato che la notte scorsa altre due
persone sono morte per le ferite riportate.