Giornata della collera in Siria, a migliaia in fuga verso il Libano
E’ il 'giorno della collera' oggi in Siria. Nel venerdì di preghiera, la Guardia repubblicana
si è dispiegata a Damasco, in concomitanza con la mobilitazione dei giovani della
rivoluzione sirianà, indetta via internet per protestare contro il regime degli Assad,
al potere da 40 anni. In un sobborgo della capitale, Saqba, la folla sta scandendo
slogan contro il potere. Migliaia in piazza anche a Banias, a Homs e a Daraa: qui
i soldati stanno sparando colpi di avvertimento in aria. Nella dura repressione delle
proteste, che vanno avanti da sei settimane, sarebbero morte almeno 500 persone. Mentre
dalle riunioni odierne, a Bruxelles, dell’Unione Europea e, a Ginevra, del Consiglio
Onu dei diritti umani si attendono misure restrittive nei confronti di Damasco, cresce
la preoccupazione internazionale per le migliaia di siriani in fuga verso il Libano.
Solo nelle ultime ore, il flusso verso Tall Sakher, nel nord del Libano, è stato di
2.500-3.000 persone. Per una testimonianza sulla situazione nel Paese dei cedri, Giada
Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Beirut Raymond El-Hachem, già segretario
generale della Caritas libanese:
R. – In quella
zona, i confini tra Libano e Siria non sono tutti controllati. Ci sono poi delle proprietà
molto vicine tra Tall Khalakh, che è una piccola città siriana, e Wadi Khaled, nel
nord del Libano. Ci sono persone che si sono sposate tra loro, tra libanesi e siriani,
e generalmente la maggior parte di queste persone che viene dalla Siria ha dei parenti
nella zona libanese. Questo succedeva anche prima: pure nel passato le cose andavano
così. Sicuramente, ora ci sono questi accadimenti in Siria, che purtroppo fanno sì
che aumenti il numero di persone che vengono qui in Libano.
D. – Il
Libano è pronto, comunque, a dare assistenza a queste persone?
R. –
Ci sono moltissime Ong che lavorano e operano in casi del genere. Anche lo Stato aiuta,
come i vari ministeri. Da quello che ho capito, queste Ong si stanno preparando ad
intervenire nel caso in cui i flussi di siriani aumentino. E poi c’è la Caritas, che
è sempre pronta ad aiutare qualsiasi persona che ha bisogno, indipendentemente dai
riti o dalle religioni. Dove c’è bisogno, la Caritas interviene.
D.
– Qual è, ora, l’auspicio del Libano per la Siria?
R. – Sicuramente
ogni problema che ha la Siria o ogni altro Paese è per noi un dispiacere. Speriamo
che tutti i Paesi - soprattutto quelli vicini al Libano - possano trovare la pace,
la calma, che le cose possano andar bene sia in Siria sia negli altri Paesi arabi.
Ogni problema, in qualsiasi Paese arabo, può avere conseguenze negative sia per il
Paese stesso, sia per il Libano. (vv)