2011-04-28 14:33:48

Sierra Leone: "marcia della pace" a 50 anni dall'indipendenza


La “marcia della pace” è cominciata sotto il “Cotton Tree”, l’albero dove si vendevano gli schiavi. Cristiani e musulmani, insieme, hanno attraversato Freetown in un giorno speciale: a 50 anni esatti dall’indipendenza dalla Gran Bretagna, oggi erano blu, bianchi e verdi anche i marciapiedi. “Il corteo – dice all'agenzia Misna padre Eugenio Montesi, un missionario saveriano che vive in città – ha raggiunto lo stadio: di fronte a migliaia di spettatori, i rappresentanti delle religioni hanno chiesto di superare le divisioni della guerra e di guardare avanti”. Il futuro comincia dai marciapiedi, dipinti con il tricolore della Sierra Leone. A Freetown le strade sono pulite, le bandiere in tutti gli uffici e, soprattutto, da quattro giorni c’è la corrente elettrica di giorno e di notte. “È la prima volta – sottolinea padre Montesi – ed è un segnale importante”. Molti danno il merito a Ernest Bai Koroma, un imprenditore divenuto presidente nel 2007 grazie a elezioni giudicate tra le più libere e pacifiche mai tenute in Africa. Non una cosa da poco perché la Sierra Leone era uscita dalla guerra civile da appena sei anni: 50.000 vittime e nella memoria di tutti, qui e nel mondo, mutilazioni, ribelli, orrori. “Il governo – racconta padre Montesi – ha costruito strade, completato una nuova centrale idroelettrica e assicurato assistenza medica gratuita alle donne incinte e ai bambini con meno di cinque anni di età”. Nell’Indice dell’Onu sullo sviluppo umano la Sierra Leone è ancora al 158° posto, ma la voglia di futuro è più forte. Lo conferma la testimonianza di padre Giuliano Pini, un missionario Giuseppino che conosce bene il Paese. “Il governo – scrive – ha aumentato i contributi per l’agricoltura e riabilitato 2500 ettari di terreno con l’obiettivo di ridurre la dipendenza nazionale dalle importazioni di riso”. Preoccupa la disoccupazione giovanile, in un Paese dove la metà della popolazione è costituita da persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Secondo padre Pini, un aiuto potrebbe arrivare dal settore estrattivo. La Sierra Leone ha ricchi giacimenti di minerali ferrosi, bauxite, oro e pietre preziose. La tragedia dei “blood diamonds”, i diamanti che negli anni ’90 finanziarono i signori della guerra, non è stata dimenticata. E anche questo, insieme con i ricordi del “Cotton Tree” e degli schiavi tornati liberi, alimenta la speranza. (M.V.)







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