2011-04-28 14:48:27

Le parole di Giovanni Paolo II: "Cristo dorme nella tua barca. Se ti senti turbato, sveglialo. Lui non ti abbandona"


Quando il 2 aprile del 2005 apprese della morte di Giovanni Paolo II, il mondo fu travolto da una intensissima ondata di commozione. La folla in Piazza San Pietro e le folle davanti alla televisione furono idealmente unite dalle preghiere e dalle lacrime per un Papa amato e rispettato anche da molti non credenti. Come sempre accade, la scomparsa di una persona cara evoca gesti e parole che la videro protagonista in vita; ricordi che arrivano a consolare la perdita. Tante sono le parole che Giovanni Paolo II ha scolpito nei cuori di chi lo ha ascoltato e che certamente sono state ricordate a partire da quel 2 aprile di sei anni fa. Alessandro De Carolis le rivive così in questo servizio:RealAudioMP3

(musica)

Piazza San Pietro, 2 aprile 2005, qualche minuto dopo le 22. Migliaia di bocche recitano assieme la preghiera per il Papa tornato alla casa del Padre, ma ogni cuore è un solitario campo di battaglia. Il Papa non c’è più. Forza della fede e sentimento della perdita si affrontano nel duello più umano, una lotta silenziosa che ha solo il rumore delle lacrime. Poi, per quel meccanismo che spinge la vita ad avere la meglio sulla morte, dai sensi acutizzati dal dolore affiorano gradualmente i ricordi, quelli dei giorni più belli, e il Papa che non parlerà più, che non riusciva a parlare più, parla di nuovo, con la voce profonda di un tempo, che dal fondo dell’anima arriva a sedare la lotta e ad asciugare le lacrime:

“Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo! (...) Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa!”

E con Lui lo sa Lei, sua Madre. Della quale Karol si è detto “tutto suo” ma che vorrebbe che tutto il mondo – quello che adesso piange per lui, ma anche quello che è indifferente – imparasse ad avere verso di Lei la sua confidenza. Perché non c’è dolore che una Mamma come Lei non sappia alleviare. Perché il Figlio inchiodato sulla Croce l’ha eletta Madre di chiunque porti una croce o la disprezzi:

“Per avvicinare perfino coloro che oppongono maggiore resistenza, per i quali è più difficile credere nell’amore; che considerano il mondo come un grande poligono ‘di lotta di tutti contro tutti’ (…) Per avvicinare tutti – cioè ciascuno – a suo Figlio. Per rivelare il primato dell’amore nella storia dell’uomo. Per annunziare la vittoria finale dell’amore”.

Adesso il velo delle lacrime si dirada. La memoria di quella voce si moltiplica, riempie impetuosamente il vuoto dell’assenza, come un fiume che torna a riempire un letto vecchio e arido:

“Se la tua fede dorme nel tuo cuore, Cristo dorme in certo modo nella tua barca, perché Cristo per mezzo della fede abita in te. Quando cominci a sentirti turbato, sveglia Cristo che dorme; ridesta la tua fede, e sappi che egli non ti abbandona”.

Adesso il riquadro della finestra illuminato a giorno, verso il quale la folla guarda, prega e piange, non è più il preludio di una luce che sta per spegnersi perché tutto è finito. Da lì arriva ancora la voce del Papa; un appello che sale dal fondo dell’anima ma che forse arriva dal cielo:

“La luce splende nelle tenebre. Bisogna soltanto che noi porgiamo orecchio, a questo Verbo. Bisogna avvicinarsi a questa luce. Bisogna che noi ci stringiamo a Cristo, aderiamo a lui con tutta l’anima e con tutta la vita”.

“Bisogna che noi ci stringiamo a Cristo”. Il Papa lo ha appena fatto, per sempre. È tornato dal suo Signore accompagnato da sua Madre. Ma un amico non se ne va senza promettere di tornare. E allora riecheggiano nel cuore ormai rasserenato quelle parole che sembrano esprimere più di quello che intendevano nel momento in cui furono pronunciate di ritorno dal primo viaggio in patria. In quella sera del 2 aprile 2005 la patria di un uomo che ha attraversato la terra è appena diventata il cielo e quell’antico saluto di tanti anni prima sembra raccontare proprio questo viaggio. Sembra un saluto a chi ha smesso di piangere, un saluto a chi – come accadrà tra qualche giorno – aspetta solo di poterlo riabbracciare:

“Ho la viva impressione che il viaggio si svolga come tra due patrie e, quasi per un contatto fisico, serva a congiungerle ancor di più nel mio cuore. Lascio la patria d’elezione (…) e mi reco nella patria d’origine (…): è, dunque, un ritorno, a cui seguirà tra breve un altro ritorno (…) È con questi sentimenti e pensieri che mi accingo a partire (...) Con me porto l’immagine delle vostre persone (…), che con tanta amabilità – di cui vi sono sinceramente grato – siete venuti a porgermi il saluto”.

(musica)







All the contents on this site are copyrighted ©.