L'arcivescovo di Canterbury: la lotta alla malaria nei Paesi africani deve essere
una priorità
L’appello dell’arcivescovo di Canterbury: in Africa si continua a morire di malaria
La
lotta alla malaria nei Paesi africani, e in particolare nella Repubblica Democratica
del Congo, deve essere una priorità per impedire il decesso di migliaia di persone.
Lo ha detto l’arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Rowan
Williams, in vista di un viaggio che lo porterà a visitare i principali Paesi del
Continente colpiti da questa piaga e in occasione della Giornata mondiale per la lotta
alla malaria celebrata lunedì 25 aprile. La malaria, con la tubercolosi e l'Aids,
è una delle maggiori sfide allo sviluppo dei Paesi poveri. Ogni anno colpisce da 350
a 500 milioni di persone ed è endemica in oltre 100 Paesi. Muoiono di malaria circa
un milione di persone l'anno. Si calcola che in media — nel mondo — la malaria uccida
un bambino ogni quarantacinque secondi. Negli anni Novanta circa il 90 per cento di
tutte le morti per malaria sono avvenute in Africa, nell'area sub-sahariana e la maggior
parte di queste hanno riguardato bambini con meno di 5 anni di età e donne in gravidanza.
«La lotta alla malaria — ha detto Williams durante un’intervista rilasciata alla
Bbc Network Africa — non può essere sottovalutata, anzi deve essere una priorità per
tutte le Chiese del mondo. Abbattere l’indice di mortalità causato dalla malaria è
possibile. Lo dimostra il buon risultato ottenuto in Namibia, dove negli ultimi dieci
anni i morti per malaria sono diminuiti del 95 per cento. Per il 2020 — aggiunge l’arcivescovo
di Canterbury — la Namibia ha l’obiettivo di abbattere del tutto l’indice di mortalità
causato da questa malattia». Secondo il primate anglicano nell’ultimo decennio
si sono fatti enormi progressi nella cura della malaria in Africa, ma i decessi sono
ancora troppi. Nella Repubblica Democratica del Congo, per esempio, si registrano
ogni anno sei milioni di casi di malaria: i più colpiti sono bambini e anziani. Secondo
alcuni dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) circa metà della popolazione
mondiale è a rischio di malaria, in particolare le popolazioni che vivono in Paesi
a basso reddito. L’emergenza è tale che la lotta alla malaria è stata inserita espressamente
nel sesto degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, assieme alla tubercolosi e all’Aids.
«Nella Repubblica Democratica del Congo — ha spiegato l’arcivescovo anglicano
Henry Kawa Isingoma — la situazione è abbastanza preoccupante. Non abbiamo sufficienti
risorse non solo per l’acquisto dei medicinali, ma anche per l’installazione di zanzariere
di protezione nelle case e nelle parrocchie o per l’educazione sulla prevenzione della
malaria nei villaggi, nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Per prevenire il contagio
— ha aggiunto Isingoma — è necessario intervenire sull'igiene ambientale, ad esempio
con la rimozione di rifiuti e possibili siti dove ristagna l’acqua». Secondo l’arcivescovo
Williams non bisogna abbassare la guardia. «La malaria è prevedibile e curabile. Non
possiamo permetterci di assistere quotidianamente a decessi causati da questa malattia.
I mezzi a disposizione per combatterla ci sono, Dio ci ha dato gli strumenti intellettuali
per affrontarla. Dobbiamo adesso chiedere a Dio — ha concluso il primate anglicano
— di aiutarci per rendere ancora più acuta la nostra intelligenza». (L’Osservatore
Romano)