L'arcivescovo di Canterbury: la lotta alla malaria nei Paesi africani deve essere
una priorità
La lotta alla malaria nei Paesi africani, e in particolare nella Repubblica Democratica
del Congo, deve essere una priorità per impedire il decesso di migliaia di persone.
Lo ha detto l’arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Rowan
Williams, in vista di un viaggio che lo porterà a visitare i principali Paesi del
Continente colpiti da questa piaga e in occasione della Giornata mondiale per la lotta
alla malaria celebrata lunedì scorso. La malaria, con la tubercolosi e l'Aids, è una
delle maggiori sfide allo sviluppo dei Paesi poveri. Ogni anno colpisce da 350 a 500
milioni di persone ed è endemica in oltre 100 Paesi. Muoiono di malaria - riferisce
L'Osservatore Romano - circa un milione di persone l'anno. Si calcola che in media
— nel mondo — la malaria uccida un bambino ogni 45 secondi. Negli anni Novanta circa
il 90% di tutte le morti per malaria sono avvenute in Africa, nell'area sub-sahariana
e la maggior parte di queste hanno riguardato bambini con meno di 5 anni di età e
donne in gravidanza. «La lotta alla malaria — ha detto Williams durante un’intervista
rilasciata alla Bbc Network Africa — non può essere sottovalutata, anzi deve essere
una priorità per tutte le Chiese del mondo. Abbattere l’indice di mortalità causato
dalla malaria è possibile. Lo dimostra il buon risultato ottenuto in Namibia, dove
negli ultimi dieci anni i morti per malaria sono diminuiti del 95%. Per il 2020 —
aggiunge l’arcivescovo di Canterbury — la Namibia ha l’obiettivo di abbattere del
tutto l’indice di mortalità causato da questa malattia». Secondo il primate anglicano
nell’ultimo decennio si sono fatti enormi progressi nella cura della malaria in Africa,
ma i decessi sono ancora troppi. Nella Repubblica Democratica del Congo, per esempio,
si registrano ogni anno sei milioni di casi di malaria: i più colpiti sono bambini
e anziani. Secondo alcuni dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) circa
metà della popolazione mondiale è a rischio di malaria, in particolare le popolazioni
che vivono in Paesi a basso reddito. L’emergenza è tale che la lotta alla malaria
è stata inserita espressamente nel sesto degli Obiettivi di sviluppo del Millennio,
assieme alla tubercolosi e all’Aids. «Nella Repubblica Democratica del Congo — ha
spiegato l’arcivescovo anglicano Henry Kawa Isingoma — la situazione è abbastanza
preoccupante. Non abbiamo sufficienti risorse non solo per l’acquisto dei medicinali,
ma anche per l’installazione di zanzariere di protezione nelle case e nelle parrocchie
o per l’educazione sulla prevenzione della malaria nei villaggi, nelle scuole e nei
luoghi di lavoro. Per prevenire il contagio — ha aggiunto Isingoma — è necessario
intervenire sull'igiene ambientale, ad esempio con la rimozione di rifiuti e possibili
siti dove ristagna l’acqua». Secondo l’arcivescovo Williams non bisogna abbassare
la guardia. (R.P.)