Costa d'Avorio, il cardinale Sarr: giusto intervenire per limitare un potere che diventa
abuso
I profughi della Costa d'Avorio sono stati fra coloro per i quali Benedetto XVI ha
invocato la solidarietà internazionale alla Benedizione Urbi et orbi della
mattina di Pasqua. E in effetti, la violenta crisi istituzionale e civile che patisce
da mesi lo Stato africano ha causato oltre un milione di sfollati, secondo quanto
ricordato nei giorni scorsi dall'Unione Europea, che ha parlato di "disastro umanitario".
Ancora ieri, con colpi di arma da fuoco sono stati uditi ad Abidjan. A sollecitare
attenzione per la Costa d'Avorio sono stati nei giorni scorsi i vescovi della Cerao,
la Conferenza episcopale regionale dell'Africa dell'ovest, riuniti in assemblea. Al
loro presidente, il cardinale Théodor Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, Olivier
Tosseri della nostra redazione francese ha chiesto una valutazione della crisi,
sullo sfondo della festa di Pasqua:
R. – J’ai voulu saisir l’occasion du
Jeudi Saint de la célébration du geste tellement … Ho voluto cogliere l’occasione
del Giovedì Santo, della celebrazione di quel gesto tanto eloquente compiuto da Gesù
Cristo – la lavanda dei piedi dei suoi discepoli – per chiedere una riflessione approfondita
sull’esercizio del potere, in particolare in Africa e ancora più in particolare, nella
nostra regione. Volevo dire che, riflettendo sul gesto di Cristo, dobbiamo comprendere
tutti che il potere è servizio: il servizio agli altri, non a se stessi. A partire
da questo, ho voluto lanciare un appello affinché tutti i detentori del potere sappiano
che il loro potere non è assoluto, ma che deve essere regolato da valori e norme superiori:
la promozione della pace nel proprio Paese, la prevenzione e il sollievo dalla sofferenza
della popolazione di cui si è responsabili e, altrettanto evidentemente, il rispetto
assoluto della verità delle urne al momento delle elezioni. Tutto questo è rivolto
ai nostri Paesi, al fine di evitare che accada tutto quello cui stiamo assistendo,
come l’abuso di potere e le sue disastrose conseguenze.
D. – Di fronte
a queste derive e all’applicazione della legge del più forte, che lei denuncia, pensa
sia auspicabile un “diritto di ingerenza” umanitario e politico?
R.
– Tout ce que nous avons vu en Côte d’Ivoire et que nous voyons ailleurs … Quello
che abbiamo visto accadere in Costa d’Avorio e che vediamo accadere altrove mi induce
a interrogarmi – e credo di non essere il solo – sul diritto di ingerenza. E’ bene
che tutti i detentori del potere sappiano che non possono fare quello che vogliono
mentre il mondo sta a guardare senza dire nulla, anche perché il diritto di ingerenza,
il diritto d’intervento umanitario, esiste. È però altrettanto necessario regolare
quest’ultimo in maniera chiara al fine di evitare abusi: l’uomo è l’uomo e penso che,
a tutti i livelli del potere, la tentazione della legge del più forte, o della legge
dei due pesi e delle due misure, o perfino la promozione di interessi particolari,
non siano poi tanto illusorie. Questo semplicemente per dire: attenzione! Intervento,
sì, purché avvenga secondo determinate, precise norme.
D. – Quel è
il messaggio di pace che le suggerisce la Pasqua di quest’anno?
R. –
Dans mon message, j'ai fini par cette expérience que, grace aux efforts ... Ho
concluso il mio messaggio di Pasqua con la speranza che, grazie agli sforzi dei cristiani
rinnovati dal Cristo risorto, possiamo assistere alla nascita di una nuova Africa,
un’Africa che sempre più possa presentare al mondo un volto nuovo. Sarà un lavoro
di ampio respiro, ma pensiamo che noi cristiani dobbiamo lasciarci trasformare nel
nostro intimo, per poter poi trasformare anche le nostre Chiese, gli ambiti in cui
viviamo e la società. (gf)