2011-04-26 14:50:13

Costa d'Avorio, il cardinale Sarr: giusto intervenire per limitare un potere che diventa abuso


I profughi della Costa d'Avorio sono stati fra coloro per i quali Benedetto XVI ha invocato la solidarietà internazionale alla Benedizione Urbi et orbi della mattina di Pasqua. E in effetti, la violenta crisi istituzionale e civile che patisce da mesi lo Stato africano ha causato oltre un milione di sfollati, secondo quanto ricordato nei giorni scorsi dall'Unione Europea, che ha parlato di "disastro umanitario". Ancora ieri, con colpi di arma da fuoco sono stati uditi ad Abidjan. A sollecitare attenzione per la Costa d'Avorio sono stati nei giorni scorsi i vescovi della Cerao, la Conferenza episcopale regionale dell'Africa dell'ovest, riuniti in assemblea. Al loro presidente, il cardinale Théodor Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, Olivier Tosseri della nostra redazione francese ha chiesto una valutazione della crisi, sullo sfondo della festa di Pasqua:

R. – J’ai voulu saisir l’occasion du Jeudi Saint de la célébration du geste tellement …
Ho voluto cogliere l’occasione del Giovedì Santo, della celebrazione di quel gesto tanto eloquente compiuto da Gesù Cristo – la lavanda dei piedi dei suoi discepoli – per chiedere una riflessione approfondita sull’esercizio del potere, in particolare in Africa e ancora più in particolare, nella nostra regione. Volevo dire che, riflettendo sul gesto di Cristo, dobbiamo comprendere tutti che il potere è servizio: il servizio agli altri, non a se stessi. A partire da questo, ho voluto lanciare un appello affinché tutti i detentori del potere sappiano che il loro potere non è assoluto, ma che deve essere regolato da valori e norme superiori: la promozione della pace nel proprio Paese, la prevenzione e il sollievo dalla sofferenza della popolazione di cui si è responsabili e, altrettanto evidentemente, il rispetto assoluto della verità delle urne al momento delle elezioni. Tutto questo è rivolto ai nostri Paesi, al fine di evitare che accada tutto quello cui stiamo assistendo, come l’abuso di potere e le sue disastrose conseguenze.

D. – Di fronte a queste derive e all’applicazione della legge del più forte, che lei denuncia, pensa sia auspicabile un “diritto di ingerenza” umanitario e politico?

R. – Tout ce que nous avons vu en Côte d’Ivoire et que nous voyons ailleurs …
Quello che abbiamo visto accadere in Costa d’Avorio e che vediamo accadere altrove mi induce a interrogarmi – e credo di non essere il solo – sul diritto di ingerenza. E’ bene che tutti i detentori del potere sappiano che non possono fare quello che vogliono mentre il mondo sta a guardare senza dire nulla, anche perché il diritto di ingerenza, il diritto d’intervento umanitario, esiste. È però altrettanto necessario regolare quest’ultimo in maniera chiara al fine di evitare abusi: l’uomo è l’uomo e penso che, a tutti i livelli del potere, la tentazione della legge del più forte, o della legge dei due pesi e delle due misure, o perfino la promozione di interessi particolari, non siano poi tanto illusorie. Questo semplicemente per dire: attenzione! Intervento, sì, purché avvenga secondo determinate, precise norme.

D. – Quel è il messaggio di pace che le suggerisce la Pasqua di quest’anno?

R. – Dans mon message, j'ai fini par cette expérience que, grace aux efforts ...
Ho concluso il mio messaggio di Pasqua con la speranza che, grazie agli sforzi dei cristiani rinnovati dal Cristo risorto, possiamo assistere alla nascita di una nuova Africa, un’Africa che sempre più possa presentare al mondo un volto nuovo. Sarà un lavoro di ampio respiro, ma pensiamo che noi cristiani dobbiamo lasciarci trasformare nel nostro intimo, per poter poi trasformare anche le nostre Chiese, gli ambiti in cui viviamo e la società. (gf)







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