L’impegno della Comunità missionaria di Villaregia nella Costa d’Avorio sconvolta
dalla violenza
Nella Costa d’Avorio sconvolta dalla violenza, la Comunità Missionaria di Villaregia,
presente a Yopougon, nella periferia di Abidjan, sta accogliendo circa 8 mila persone
alla ricerca di un posto sicuro. Padre Amedeo Porcu, missionario responsabile
della Comunità di Villaregia a Yopougon, racconta al microfono di Fabio Colagrande
l’impegno tra mille difficoltà in favore degli sfollati ivoriani:
R. – Qui
nel terreno della missione stiamo ospitando varie persone che cercano rifugio e salvezza,
scappando dai vari quartieri perché minacciati dai miliziani o dai mercenari della
Liberia. Quindi, sono qui per cercare rifugio e protezione presso Dio. Sono cristiani,
non cristiani, cattolici e non, che cercano nella Chiesa quella madre che accoglie
comunque tutti.
D. – Può dirci qualcosa di più su chi sono questi sfollati
e in che condizioni arrivano da voi?
R. – Sono vecchi, donne, bambini,
famiglie intere che si spostano dai quartieri che sono più toccati dalla violenza
o che si sentono minacciati. Di notte, le case sono attaccate da uomini armati che
rubano tutto quello che trovano e a volte uccidono, soprattutto quando trovano persone
di un’etnia diversa o, comunque, persone indicate come nemiche. Recentemente abbiamo
anche soccorso una donna, ferita da un obice che aveva colpito la sua zona: aveva
una gamba spappolata. Per poterla soccorrere abbiamo dovuto rischiare, uscendo con
la nostra macchina, per trasportarla in un ospedale qui vicino.
D.
– Quindi, l’arresto del presidente Gbagbo non ha interrotto le violenze in Costa d’Avorio?
R.
– Noi siamo certamente in una delle sacche di resistenza, perché la città in cui viviamo
ha sempre sostenuto il vecchio presidente. Quindi, la gente fa fatica ad accettare
una nuova soluzione. Ci sono soprattutto mercenari liberiani, armati precedentemente,
che non abbandonano le armi, e giovani miliziani, che stanno cercando sicuramente
qualche vantaggio: l’immunità o un po’ di soldi per poter deporre le armi. Inoltre,
la distribuzione delle armi è stata fatta senza nessun criterio. Quindi, anche i ladri
comuni hanno in mano i kalashnikov.
D. – Come riuscire a trovare la
speranza della Risurrezione in questa situazione?
R. – Certamente abbiamo
assistito e siamo stati testimoni di atrocità senza senso, in cui qualche volta ci
viene da dubitare della bontà del cuore dell’uomo: odio razziale, violenza inaudita.
Quindi, siamo certamente, qualche volta, messi alla prova soprattutto al livello di
scoraggiamento. Credo, però, che la nostra fede ci sostenga, nel senso che vediamo
dei segni di resurrezione anche in questa tristezza. Abbiamo qui degli scout che stanno
dando a tempo pieno – giorno e notte - la loro disponibilità; abbiamo dei giovani
della parrocchia che si stanno impegnando; un gruppo di medici volontari, che si stanno
offrendo per aiutare con i pochi mezzi che abbiamo ancora a disposizione nell’infermeria.
Quindi, vediamo, comunque, che, al di là dell’apparenza, della brutalità che in questo
momento emerge, nel cuore dell’uomo c’è qualcosa di indistruttibile, che Dio stesso
ha messo: una capacità di amare, un desiderio di pace e di vita, che è più forte.
Cristo Risorto ha preso su di sé tutto questo male e queste atrocità, perché l’uomo
possa risollevare il capo. Attendiamo di vedere nella storia la stessa realizzazione,
ma siamo certi: la fede ci sostiene.(ap)