Immigrazione: la Francia per una revisione del Trattato di Schengen
La Francia “non vuole sospendere” il Trattato di Schengen sulla libera circolazione
delle persone in Europa, ma “rivedere le clausole di tutela in situazioni particolari”.
E’ quanto affermato da Henri Guaino, consigliere speciale del presidente francese
Nicolas Sarkozy. Intanto, prosegue il flusso di immigrati che dall'Italia si dirige
verso la Francia. A Ventimiglia, a pochi chilometri dal confine, in queste ore sono
arrivati e ripartiti circa 200 tunisini. Ma è così facile modificare l’accordo di
Schengen, come propone la Francia? Giada Aquilino lo ha chiesto a Franco
Rizzi, docente di Storia dell’Europa e del Mediterraneo all’Università "Roma Tre"
e autore del libro "Mediterraneo in rivolta", edito da Castelvecchi:
R. - Credo
che non sia facile modificare il Trattato di Schengen. La Francia non può cambiare
da sola il Trattato di Schengen, anche se ci sono dei precedenti di sospensione dell’accordo
in occasione di alcuni avvenimenti particolari: partite di calcio, il G8 all’Aquila
e anche quello di Genova, dove - nonostante la sospensione - i black block arrivarono
lo stesso. Tutte queste cose servono - a mio avviso - a identificare sempre di più
un’Europa “fortezza”: una fortezza in cui non si può entrare, una fortezza che diventa
- tra l’altro - sempre più vecchia; un’Europa che - dopo aver parlato per anni della
necessità che nel Sud del Mediterraneo ci fossero democrazia e libertà - appena cominciato
un processo di questo genere, invece di essere felice e contenta di poter aiutare,
l’unica cosa che sa fare è intervenire con gli aerei! Voglio dire che, da un punto
di vista di sostegno a quello che sta avvenendo nel Mediterraneo, non ci sono state
grandi manifestazioni di solidarietà. La realtà poi è che diventa sempre più pesante
l’affermazione di partiti xenofobi in tutta l’Europa, l’ultimo è stato in Finlandia:
partiti che dicono "no" all’Europa e ai suoi valori. Da questo punto di vista, credo
che il discorso di Schengen sia un discorso che deve essere inquadrato in questa cornice
politico-diplomatica, anche se nei prossimi giorni si parlerà di come regolamentare
- in maniera forse più rigida - le frontiere esterne e non le frontiere interne agli
Stati europei.
D. - Di fatto sull’immigrazione c’è una spaccatura interna
dell’Europa o la questione, in fondo, riguarda solo l’Italia, la Francia e altri Paesi
per così dire di confine?
R. - Le nazioni stanno facendo tutto questo
dibattito per 20 mila o forse 30 mila immigrati, forzati dalla guerra e forzati dalle
condizioni, aspiranti ad avere una situazione di libertà. Si sta facendo tutto ciò
per questo. Non bisogna mai perdere di vista la realtà! Su questa realtà si innesta
tutto un discorso sulla paura: la paura dell’altro. L’Europa vive in questo modo:
vive con la paura dell’altro, senza sapere oggi come comportarsi nei confronti dell’altro.
D. - Per i prossimi giorni, cosa c’è da attendersi?
R.
- Ci sono delle elezioni in vista e quindi verrà fatto qualcosa che servirà sicuramente
alla politica interna. In Italia, abbiamo le elezioni amministrative. In Francia,
ci saranno le elezioni presidenziali il prossimo anno e la situazione di Sarkozy non
è molto brillante, considerato il fatto che Marine Le Pen è una concorrente, a destra,
molto forte. Anche lui, quindi, sta cercando in tutti i modi - sia con l’intervento
in Libia, sia con le dichiarazioni sull’immigrazione - di ricuperare consensi all’interno
della Francia. (mg)