Escalation di violenza in Siria: l'esercito di Assad reprime le manifestazioni degli
oppositori
In Siria non si placa la dura repressione contro i manifestanti anti governativi.
Dopo le violenze di venerdì e sabato scorsi, che avrebbero causato la morte di circa
120 dimostranti, stamani si segnalano nuove operazioni militari per sedare la protesta
nel Sud del Paese e in alcuni sobborghi della capitale Damasco. Gli attivisti riferiscono
di un nuovo massacro a Daraa, dove si contano almeno 5 vittime. Più pesante il bilancio
fornito da altre fonti, secondo le quali almeno 20 persone sono morte a seguito del
blitz dell’esercito. Intanto, è arrivato l’appello del commissario delle Nazioni Unite
per i diritti umani, Navi Pillay, affinché cessino immediatamente le violenze. Il
servizio è di Marco Guerra:
Testimoni
citati dalla stampa araba e internazionale affermano che intorno alle ore 6 di stamani
centinaia di soldati, protetti da almeno otto carri armati e due mezzi blindati, hanno
fatto irruzione a Daraa, circa 120 km a sud di Damasco, epicentro dal 18 marzo scorso
delle proteste e teatro della violenta repressione del regime. Attivisti riferiscono
di aver visto cecchini appostati sui tetti e agenti dei servizi di sicurezza sparare
in maniera indiscriminata, lasciando diversi cadaveri riversi nelle strade deserte
che conducono al centro cittadino. Secondo bilanci, molto contrastanti tra loro, si
contano dalle 5 alle 20 vittime. Oltre tutto è impossibile verificare le informazioni
dal momento che gran parte dei giornalisti stranieri sono stati espulsi dal Paese.
Sempre secondo gli attivisti, le operazioni militari hanno coinvolto stamani anche
i villaggi vicini a Daraa: Enkhel, Nawa, Jassem e Izraa, teatro nei giorni scorsi
dell'uccisione di decine di civili che intendevano partecipare ai funerali dei “martiri”.
Analoghe operazioni di sicurezza sono in corso - secondo fonti dei dimostranti - anche
nei sobborghi a Nord della capitale, dove “le squadre di lealisti” hanno condotto
“arresti indiscriminati” all'interno delle abitazioni di sospetti organizzatori delle
proteste. E' poi salito a 13 vittime, sempre non confermate dalle autorità ufficiali,
il bilancio della repressione avvenuta ieri nella cittadina costiera di Jabla. E mentre
sommosse e repressioni si susseguono, a macchia di leopardo, su tutto il territorio
nazionale, la società civile siriana mostra sempre più insofferenza verso i metodi
del regime del presidente Assad. Oltre cento tra scrittori, giornalisti e intellettuali
siriani hanno firmato una dichiarazione in cui condannano “le pratiche oppressive
e violente contro i partecipanti ai funerali dei martiri della sollevazione popolare”.