Il patriarca di Gerusalemme: aiutare la gioventù araba in cerca di giustizia e dignità
Essere “nuovi testimoni della Resurrezione davanti alla tomba vuota di Gesù, come
furono le donne e poi i discepoli”: questa l’esortazione del Patriarca latino di Gerusalemme,
mons. Fouad Twal, nell’omelia della Messa pontificale della domenica di Pasqua celebrata
oggi nella Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Nella Chiesa della Resurrezione,
come la chiamano gli arabi cristiani, affollata da fedeli locali e pellegrini, sono
risuonati canti di gioia. Da Gerusalemme riferisce Stefania Sboarina:
L’apice
della celebrazione, la proclamazione del Vangelo: qui è esplosa la gioia, intorno
alla Tomba vuota e all’altare postogli di fronte che - di lì a poco - ha visto realizzarsi
il sacrificio eucaristico in un sentito e corale rendimento di grazie. E di fronte
a quella Tomba vuota, il Patriarca Twal, nella sua omelia, ha invitato tutti ad essere
nuovi testimoni della Resurrezione, così come fecero le donne, quel giorno, e poi
i discepoli.
“Ma, oggi come allora - ha detto il Patriarca latino -
non è sufficiente annunciare Cristo e la sua Resurrezione solo a parole. Bisogna,
invece, testimoniarlo con le nostre azioni, la nostra unità, qui in questa terra.
Siamo chiamati a testimoniare la nostra fede nella Resurrezione alle migliaia di pellegrini
e di turisti che vengono a cercare Cristo e a riscoprire le loro radici di fede. “Intorno
a noi, nel nostro mondo arabo - ha proseguito mons. Twal - un’intera generazione di
giovani ha scosso la polvere della triste storia che li riguardava e ha iniziato ha
cercare una nuova via, segnata dalla giustizia e dalla dignità. Un’intera generazione
alla ricerca di una resurrezione del proprio popolo e non ha altri strumenti, per
ottenere un cambiamento, che la volontà e la fiducia in un futuro migliore. Aiutiamoli
con la nostra preghiera, il nostro incoraggiamento, i nostri consigli”.
“Questo
è ciò che oggi ci si aspetta da noi, successori degli Apostoli e discendenti della
prima comunità cristiana”, ha detto ancora mons. Twal. “Dobbiamo seppellire il nostro
spirito mondano, le nostre divisioni, la nostra violenza, la nostra incredulità e
le nostre paure per condurre una vita nuova, una vita da risorti”. Ed ha concluso:
“Dobbiamo lasciar vivere l’uomo nuovo, rinnovato, che crede nella pace e in un avvenire
migliore, con la gioia di vivere e di lasciar vivere. Abbiamo il diritto di sognare
questo futuro migliore in questa terra”.
A chiudere questa Liturgia
un vero canto di lode al Risorto: Patriarca, frati, chierici, sacerdoti e fedeli,
portando in processione l’Evangelario, hanno compiuto tre volte il giro intorno all’edicola
che custodisce la tomba vuota di Cristo e in diversi luoghi dell’Anastasis hanno proclamato
i quattro Vangeli della Resurrezione. Ancora una volta, nel luogo stesso in cui avvenne,
ha riecheggiato in un tripudio di gioia l’annuncio pasquale. (Da Gerusalemme, per
la Radio Vaticana, Stefania Sboarina, Franciscan Media Center, Custodia di Terra Santa)(mg)