Misurata è libera: così, i ribelli libici in seguito al ritiro dei soldati di Gheddafi
In Libia le forze di Gheddafi si sono ritirate da Misurata dopo settimane di durissimi
scontri, costati la vita a centinaia di persone. I ribelli hanno annunciato la liberazione
della città. I particolari nel servizio di Eugenio Bonanata:
Misurata
è libera. Anche se non ci sono conferme indipendenti, i leader dei ribelli cantano
vittoria. Il colonnello ha ordinato ai suoi uomini di ritirarsi, inaugurando così
una nuova fase strategica che consiste nel lasciare la zona e affidare le operazioni
militari alle tribù locali. Lo ha testimoniato anche un soldato filo-governativo catturato
dagli insorti proprio durante l’abbandono della città ribelle, segnato peraltro da
nuovi scontri con almeno una decina di vittime. Il militare ha detto che l’ordine
di Tripoli è arrivato ieri. Una dichiarazione che conferma quanto già anticipato dal
viceministro degli Esteri libico, Khaled Kaim, che in queste ore aveva parlato di
una situazione divenuta insostenibile a Misurata: un assedio che prosegue da diverse
settimane, con centinaia di morti, senza avanzamenti significativi. Così il regime
ha accettato l’aiuto delle tribù locali che prima tenteranno di dialogare con gli
insorti per convincerli ad arrendersi: in caso di fallimento si continuerà a combattere.
La soluzione, frutto di pressioni delle stesse tribù, che avevano dato un ultimatum
alle truppe di Gheddafi, deve tuttavia fare i conti con i raid aerei della Nato. La
notte scorsa, come annunciato, i caccia della coalizione sono entrati in azione a
Tripoli. Nel mirino è finito un terreno poco distante dalla residenza di Gheddafi
dove si troverebbe un bunker. Per il regime, però, si tratta solo di un parcheggio
e di una fognatura. Il raid – sempre secondo fonti governative – ha provocato la morte
di tre civili.
Siria Ancora morti in Siria: sembrano essere 7,
oggi, i morti a Izraa e a Douma, dove la polizia ha aperto il fuoco sulla folla che
stava partecipando ai funerali delle 112 vittime, uccise ieri dalle forze di sicurezza
durante la repressione delle manifestazioni antigovernative. Per questo motivo, per
la prima volta, due deputati hanno annunciato le loro dimissioni. Il servizio è di
Roberta Barbi:
Sono morti
almeno in 7, secondo quanto alcuni testimoni oculari hanno riferito alla tv al-Arabiya,
uccisi dai cecchini appostati sui tetti di Izraa o dalla polizia che ha aperto il
fuoco sulla folla a Douma, dove oggi si sono svolti i funerali delle vittime delle
manifestazioni antigovernative di ieri, cui hanno partecipato migliaia di persone.
Fonti giornalistiche riferiscono, inoltre, che in migliaia sono scesi in piazza in
diverse città, chiedendo “il rovesciamento del regime” e cantando in onore dei caduti
di quella che ieri è stata l’ennesima giornata di sangue. La triste conta delle
vittime, tra le quali molti bambini, non lascia dubbi: l’intervento delle forze dell’ordine
nel corso delle manifestazioni è stato sproporzionato. Immediata la condanna internazionale
per l’atteggiamento delle autorità: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Unione Europea
hanno condannato il vergognoso e atroce uso della forza sui dimostranti. Scende in
campo con fermezza anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha condannato
la repressione in atto, rinnovando la richiesta di un'indagine indipendente e trasparente
sulle uccisioni dei manifestanti.
Yemen-Bahrein-Arabia Saudita Resta
difficile la situazione nello Yemen. Negozi chiusi oggi nella capitale Sanaa all’indomani
della più grande manifestazione contro il presidente Saleh, al potere da 32 anni,
dall'inizio delle proteste lo scorso gennaio. Sempre, ieri, dimostrazioni anche in
Arabia Saudita in favore del rispetto dei diritti umani e contro la distruzione di
moschee sciite nel vicino Bahrein. E sono stati migliaia a scendere in piazza anche
in questo Paese, dove ieri la polizia è intervenuta con decisione eseguendo centinaia
di arresti per interrompere le proteste antigovernative.
Iran Le
proteste in Bahrein sono “giuste” e il governo di Manama e l’Arabia Saudita, che ha
inviato truppe per aiutare a reprimere la sollevazione, “non potranno far nulla” per
fermare la rabbia della popolazione. Lo ha detto oggi la Guida suprema iraniana, ayatollah
Ali Khamenei, citato dalla televisione di Stato, che ha respinto le accuse di ingerenze
nelle rivolte di questi Paesi, mosse a Teheran dall’Unione Europea e dal Consiglio
di Cooperazione del Golfo.
Immigrazione-Italia-sbarchi Sbarco di
immigrati in Calabria, sulla costa ionica. Almeno 18 persone di nazionalità pakistana,
tra i quali un minorenne, sono stati rintracciati mentre camminavano lungo la Statale
106. Secondo una prima ricostruzione sono partiti dalla Grecia per approdare la notte
scorsa nel crotonese. Nessuna traccia dell’imbarcazione con cui hanno viaggiato. Intanto
a Ventimiglia continuano i passaggi in Francia di nordafricani in arrivo da vari centri
italiani. Nelle ultime ore si contano almeno 150 partenze. Martedì il tema dell’immigrazione
sarà al centro del vertice italo francese in programma a Roma.
Italia-mafia Duro
colpo, in Italia, alla criminalità organizzata. In manette ad Oria, nel brindisino,
in Puglia, colui che viene considerato il capo della "Sacra Corona Unita". Si tratta
di Francesco Campana arrestato dalla polizia stamattina nella sua abitazione: l’accusa
è di associazione mafiosa. Deve scontare una condanna a nove anni.
Italia-rifiuti Riprese
le proteste a Terzigno, nel napoletano, nei pressi della discarica di Cava Sari. La
notte scorsa si sono verificati atti vandalici, che hanno provocato lo stop del conferimento
dei rifiuti per alcune ore. Protagonisti cinquanta persone a volto coperto che hanno
fermato tre auto compattatori, incendiato la cabina di un mezzo e danneggiato un’automobile.
Nigeria Continuano
gli scontri in Nigeria, in preda alle violenze post-elezioni. Di oggi la notizia di
un attentato a Kaduna, nel Nord del Paese. Due kamikaze sarebbero morti. Secondo fonti
locali i combattimenti tra i fedelissimi del neo presidente Jonathan Goodluck e i
sostenitori del candidato antagonista Muhammadu Buhari hanno provocato finora la morte
di oltre 240 persone.
Terremoto Isole Salomone Un sisma di magnitudo
6,9 sulla scala Richter si è verificato stamani alle isole Salomone, nel Pacifico.
Ad annunciarlo l’Istituto Geofisico statunitense, precisando che non è stata diramata
alcuna allerta tsunami. La regione fu colpita nel 2009 da un forte terremoto, seguito
da uno tsunami, con un bilancio di 186 vittime.
Haiti Ad Haiti il
presidente eletto, Michel Martelly, ha chiesto formalmente alla Comunità internazionale
di “non riconoscere i risultati delle elezioni legislative”. La tornata, secondo il
capo dello stato, che ieri sera ha diffuso un comunicato, è viziata da una frode in
favore del partito al potere e dunque non riflette la volontà popolare. (Panoramica
internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LV no. 113