Pasqua in Medio Oriente tra speranze di pace e paure per l’instabilità politica
Le comunità cristiane mediorientali si apprestano a vivere una Pasqua nel segno della
preghiera e del rispetto per tutti coloro che hanno perso la vita nelle manifestazioni
di piazza nei diversi Paesi del mondo arabo. Da Gerusalemme all’Iraq, passando per
Gaza, dall’Egitto al Libano, dalla Siria alla Giordania, da Cipro alla Turchia fino
al Kuwait, la minoranza cristiana mostra tutta la sua vitalità come ci raccontano
le testimonianze raccolte dall'agenzia Sir. In Giordania, afferma il vicario patriarcale,
mons. Selim Sayegh, “pregheremo per il nostro Paese, per il bene del suo popolo, per
il Re ed il Governo, affinché assumano le giuste decisioni politiche. Pasqua ci offre
la possibilità di pregare con la mente rivolta al bene spirituale e materiale di tutti,
nessuno escluso”. In Egitto il patriarca copto-cattolico di Alessandria, cardinale
Antonios Naguib, parla di “risurrezione di un popolo che era immerso nella paura e
nell’incapacità di dire ciò che sente e vede, e ora non è più addormentato ma vive
e parla”. “Questa Pasqua – dichiara all'agenzia Sir – viene in un tempo particolare,
ci trova in mezzo a speranze miste a preoccupazioni e ci annuncia serenità e vera
Pace”. Clima tranquillo in Libano come spiega il vicario apostolico dei latini di
Beirut, mons. Paul Dahdah. “Tutto dovrebbe svolgersi senza problemi grazie anche a
una situazione di tranquillità e di calma sociale” anche se si guarda con attenzione
a ciò che accade nei Paesi vicini. Di sicurezza avrebbe bisogno l’Iraq dove, nonostante
tutto, i cristiani hanno affollato le chiese già dalla domenica delle Palme: “Se la
situazione dovesse permanere così, con una relativa calma, potremo vivere una Pasqua
tranquilla e ricca di frutti” spiega il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon
Warduni. “La maggioranza delle chiese ha visto un grande afflusso di gente. Ora possiamo
guardare ai prossimi riti con più fiducia. L’esercito e la polizia, con i nostri custodi,
stanno presidiando in forze le chiese anche se le notizie di autobomba continuano
a impensierirci”. I riti risentiranno di orari anticipati di qualche ora rispetto
agli anni passati per motivi di sicurezza. Lo stesso a Gaza dove il parroco padre
Jorge Hernandez non vuole mettere a repentaglio la sicurezza della minuscola comunità
locale, solo 250 persone. A Cipro e in Kuwait a fare festa saranno le numerose comunità
etniche, immigrate, che sono la maggior parte cattoliche. Veglia e Domenica di Pasqua
plurilingue a Nicosia, che accoglie parrocchiani di 50 Paesi e in Kuwait dove si celebra
in ben 5 riti e 12 lingue. (M.G.)