Nuove manifestazioni antigovernative in Yemen: in piazza anche sostenitori di Saleh
“Nessun dialogo”: questo lo slogan della nuova manifestazione antigovernativa a Sanaa,
la capitale dello Yemen, intitolata ‘il venerdì dell’ultima possibilità’. Decine di
migliaia di persone si sono radunate nel centro della città, rifiutando il negoziato
con la leadership al potere proposto dai Paesi del Golfo. A pochi chilometri di distanza,
invece, si svolge ‘il venerdì della riconciliazione’, la dimostrazione indetta dai
sostenitori del presidente Saleh il quale oggi è tornato a ribadire il suo appoggio
al piano di transizione purché – ha precisato – avvenga nel quadro della Costituzione.
Intanto ieri nel sud del Paese almeno otto persone, tra cui sei militari, sono rimaste
uccise in scontri fra soldati yemeniti e milizie di una tribù locale.
Bahrein Attacchi
sistematici contro ospedali in Bahrein nelll'ambito della repressione delle rivolte
antigovernative delle settimane scorse. E’ la denuncia di Physicians for Human Rights,
Ong con sede negli Stati Uniti, che ha chiesto una “immediata inchiesta internazionale”
sulla vicenda. Ieri Amnesty International ha reso noto l’arresto di 500 persone, per
lo più sciiti. Molti sarebbero stati torturati, mentre quattro avrebbero perso la
vita in prigione.
Egitto In Egitto prolungata di altri 15 giorni
la detenzione dell’ex presidente Mubarak, indagato per corruzione e per la repressione
contro i manifestanti che ne chiedevano le dimissioni. Le autorità hanno spiegato
che la decisione serve per “il lavoro dell’inchiesta”. Alcuni inquirenti si sono recati
all’ospedale di Sharm el Sheik, dove dal 12 aprile si trova ricoverato Mubarak, per
continuare l’interrogatorio.
Russia-Onu La situazione in Nord Africa,
assieme alle altre crisi internazionali, è al centro della visita in Russia del segretario
generale dell’Onu Ban Ki-moon. In queste ore l’incontro con il leader del Cremlino,
Medvedev. Prima del vertice il numero uno del Palazzo di Vetro ha auspicato il sostegno
di Mosca per un suo eventuale secondo mandato alla guida dell’organismo.
Cecenia In
Cecenia le forze di sicurezza russe hanno ucciso un alto rappresentante di Al Qaeda.
Secondo media di Mosca, si tratta di un saudita morto assieme ad altri due combattenti
jihadisti in un'operazione condotta ieri nel distretto orientale di Shali.
Anp-Francia Il
presidente francese Sarkozy sostiene gli sforzi per la riconciliazione tra i palestinesi
in vista delle prossime elezioni a Gaza. Questo il messaggio rivolto dal capo dell’Eliseo
al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, durante la sua ieri
visita a Parigi. Al vertice si è discusso della possibile formazione di un governo
tecnico nella Striscia e della disponibilità della Francia ad organizzare a giugno
una conferenza dei Paesi donatori per la Palestina. Intanto, al Consiglio di Sicurezza
dell’Onu, le diplomazie europee, con in prima linea la Francia, pensano di avviare
una discussione per il riconoscimento ufficiale di uno Stato Palestinese.
Gaza Almeno
tre feriti gravi oggi nella Striscia di Gaza per un’esplosione alla frontiera con
Israele nei pressi del valico di Karni. Secondo media ebraici i feriti farebbero parte
del personale locale delle Nazioni Unite, che sarebbero stati centrati da un colpo
di mortaio difettoso sparato da estremisti islamici verso il territorio israeliano.
Diversa la ricostruzione fornita da fonti palestinesi che parlano di una cannonata
da parte dei soldati israeliani.
Somalia: pirateria all'attacco Naviga
verso le coste somale la motonave italiana Rosalia D'Amato, sequestrata ieri da un
gruppo di pirati a largo delle coste dell'Oman. A bordo 22 membri di equipaggio, 15
filippini e sei italiani. Nessuna notizia invece dell’altra nave italiana, la Savina
Caylyn, nelle mani dei pirati dall’8 febbraio scorso. Dall’inizio dell’anno sono 28
le navi sequestrate, quasi 600 gli ostaggi. In questo scenario gli armatori chiedono
che il Parlamento approvi leggi che consentano l’imbarco di militari o di guardie
private. Massimiliano Menichetti ha intervistato Nicolò Carnimeo, docente
di diritto della navigazione all’Università degli Studi di Bari ed autore del libro
“Nei mari dei pirati” (edito da Longanesi):
R. – I pirati
in Somalia sono gli stessi 'signori della guerra' che organizzano anche altri traffici
illeciti, come quello delle armi o quello delle persone, che però hanno trovato nella
pirateria un’attività molto florida e che non si sta arrestando. Nei primi tre mesi
di quest’anno ci sono stati 96 attacchi, 35 in più rispetto all’anno precedente: sono
morte sette persone, uccise dai pirati, 40 sono state ferite e almeno un’ottantina
torturate. Il livello di conflitto, di scontro, si sta alzando.
D. –
Anche l’Unione Europea è impegnata nelle missioni internazionali di pattugliamento,
che però non riescono ad avere esiti soddisfacenti...
R. – Si spiega
nel fatto che la missione Atalanta, di cui fa parte anche l’Italia, pattuglia solamente
il Golfo di Aden. Infatti, nel Golfo di Aden gli attacchi sono diminuiti e quasi non
ce ne sono più. Invece oggi vengono portati, come nell’ultimo caso della Rosalia,
nel Mare Arabico e soprattutto nell’Oceano Indiano. I pirati sono arrivati fino alle
isole Andamane.
D. – In sostanza lo specchio di mare non può essere
monitorato costantemente nella sua globalità?
R. – No, assolutamente.
D. – Alcuni ritengono che nella regione settentrionale semi autonoma
del Putland ci sia la base dei pirati nella città di Eyl. Perché non si interviene
lì?
R. – Eyl è la base storica dei pirati. Poi però ci sono altre basi,
anche a Nord di Mogadiscio ve ne sono diverse, quante sono le gang di pirati. Ma i
pirati non sono solo in Somalia, adesso operano anche nel Mar Rosso e hanno delle
basi nello Yemen. Si sono molto ramificati, soprattutto hanno delle basi nelle piccole
isole dell’Oceano Indiano.
D. – La pirateria di fronte alle acque somale
è il riflesso di un governo che non c’è, ma è diventato anche un affare a sé stante?
R.
– Ci sono investitori africani e arabi, da Dubai, che investono nelle attività di
abbordaggio. L’auspicio è che in realtà ovviamente si cerchi di risolvere la situazione
somala, ma non c’è, anche dal punto di vista internazionale, una repressione forte,
anche dal punto di vista normativo, della repressione. Pensate che nei giorni scorsi
erano stati arrestati sedici pirati e li hanno liberati, perché nessuno voleva processarli.
(ap)
Nigeria In Nigeria si aggrava il bilancio delle violenze
post elettorali: fonti della Croce Rossa Internazionale riferiscono di oltre 60 mila
persone in fuga dagli scontri tra sostenitori del presidente rieletto Jonathano Goodluck
e del rivale Buhari. I morti accertati sono più di 200: le autorità hanno imposto
il coprifuoco in molte città mentre la Commissione elettorale nazionale ha posticipato
di due giorni, al 28 aprile, le elezioni amministrative in due Stati del nord.
Costa
D’Avorio L’Unione Africana ha deciso di sollevare le sanzioni imposte alla
Costa d’Avorio lo scorso mese di dicembre, in seguito ai disordini post elettorali
segnati da sanguinosi scontri tra le forze fedeli al presidente Ouattara, riconosciuto
dalla Comunità internazionale, e le milizie del rivale Gbagbo. La Francia, intanto,
ha inviato 25 tonnellate di aiuti medici a bordo di un aereo partito oggi alla volta
di Abidjan.
Thailandia-Cambogia Nuove tensioni tra Thailandia e Cambogia.
Al centro degli scontri armati, ripresi oggi, il conteso tempio indù di Preah Vihear
che si trova al confine tra i due Paesi. Almeno sette i soldati sui due fronti rimasti
uccisi. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Un conflitto
mai sopito e mai risolto del tutto, nonostante i negoziati che hanno portato alla
recente tregua, raggiunti dopo i cruenti scontri e le 11 vittime del febbraio scorso.
Questa volta non si sa quale dei due eserciti abbia infranto per primo il cessate-il-fuoco,
dato che ambedue si accusano di aver utilizzato le armi, leggere e pesanti, affermando
di aver sparato solo in risposta al fuoco avversario. Il conflitto odierno è iniziato
all’alba ed è durato per diverse ore in una zona, in territorio thailandese, nelle
vicinanze del tempio khmer conteso. La disputa è in corso dal 1962, quando la Corte
Internazionale di Giustizia dell’Aja ha attribuito alla Cambogia il controllo delle
rovine di Preah Vihear, risalenti al XII secolo, ma nelle vicinanze vi sono vasti
pendii che la Thailandia considera sotto la propria sovranità. La particolare morfologia
del territorio, inoltre, costringe i pellegrini dei due Paesi a varcare varie volte
il confine per giungere sul sito. La disputa si è riaccesa in modo particolare nel
2008, quando l’Unesco ha inserito il tempio nella lista dei “beni-patrimonio mondiale
dell’umanità”, imponendo a Bangkok di consentirne l’accesso attraverso il suo territorio.
Haiti Scontri
e disordini ad Haiti dopo l’annuncio dei risultati ufficiali delle elezioni presidenziali,
vinte dal cantante Michel Martelly. Al momento si segnalano due morti e numerosi feriti.
Il neo capo di Stato - che assumerà l'incarico presidenziale ufficialmente il 14 maggio
- ha intanto incontrato il capo della diplomazia Usa, Hillary Clinton, che ha promesso
il “pieno appoggio” di Washington all’isola caraibica, colpita a gennaio dell’anno
scorso dal terribile terremoto, seguito l’autunno scorso da una violenta epidemia
di colera.
Giappone In Giappone il governo ha esteso l’ordine di
evacuazione per altre 5 città che si trovano fuori dal raggio di 20 kilometri dalla
centrale di Fukushima. Tokyo, inoltre, ha stanziato altri fondi: circa 34 miliardi
di euro per la ricostruzione. La Tepco, la società che gestisce gli impianti nucleari,
ha annunciato la costruzione di barriere di protezione al sito di Niigata per prevenire
i danni di uno tsunami come quello dell’11 marzo scorso. (Panoramica internazionale
a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LV no. 112