Messa in Coena Domini. Il Papa: l’amore di Cristo trasforma il mondo e sorregge la
Chiesa attaccata da Satana
La donazione totale di Cristo trasforma il mondo: è questo, in sintesi, quanto ha
affermato Benedetto XVI ieri pomeriggio nella Basilica di San Giovanni in Laterano
durante la Messa in Coena Domini, inizio del Triduo Pasquale. Il Papa ha parlato degli
attacchi di Satana contro la Chiesa, che è sempre di nuovo sorretta dalla mano del
Signore. Quindi, ha compiuto il rito della lavanda dei piedi a dodici sacerdoti della
diocesi di Roma. Al momento dell’offertorio, la colletta è stata dedicata alle vittime
del terremoto e dello tsunami in Giappone. Massimiliano Menichetti:
Il totale
affidamento a Cristo, la centralità dell’Eucaristia, la preghiera per l’unità dei
cristiani e l’invito alla conversione del cuore. Sono i pilastri tracciati dal Papa
nella sua Omelia durante la Messa in Coena Domini. E’ partendo dalla donazione di
Cristo “sotto le specie del pane e del vino”, istituzione della Santa Eucarestia capace
di trasformare il mondo, che il Papa ha posto l’accento sull’amore di Dio “per gli
uomini”, “un amore in attesa”. Gesù ha desiderio di noi, ha rimarcato il Papa, chiedendosi
se c’è risposta a questo amore oppure indifferenza e distrazione. Ha parlato del rifiuto
e disinteresse dell’uomo di oggi per Cristo proprio in quei Paesi – ha detto - ai
quali Egli aveva manifestato la sua vicinanza particolare. E guardando ad una fede
fondata sull’abitudine, senza amore ha ribadito:
“La comunione eucaristica
richiede la fede, ma la fede richiede l’amore, altrimenti è morta anche come fede”.
“Da
tutti e quattro i Vangeli - ha poi sottolineato - sappiamo che l’ultimo convito di
Gesù prima della Passione fu anche un luogo di annuncio”:
“Gesù
ha proposto ancora una volta con insistenza gli elementi portanti del suo messaggio.
Parola e Sacramento, messaggio e dono stanno inscindibilmente insieme. Ma durante
l’ultimo convito, Gesù ha soprattutto pregato”.
Quindi ha sottolineato
la centralità della preghiera di Cristo che trasforma la sua Passione in “offerta
al Padre per gli uomini”:
“Questa trasformazione della sua sofferenza
in amore possiede una forza trasformatrice per i doni, nei quali ora Egli dà se stesso.
Egli li dà a noi affinché noi e il mondo siamo trasformati. Lo scopo proprio e ultimo
della trasformazione eucaristica è la nostra stessa trasformazione nella comunione
con Cristo. L’Eucaristia ha di mira l’uomo nuovo, il mondo nuovo così come esso può
nascere soltanto a partire da Dio mediante l’opera del Servo di Dio”.
Poi
riferendosi alla supplica che Gesù ha ripetuto quattro volte nella sua Preghiera sacerdotale,
ha aggiunto:
“Essa rimane continuamente la sua preghiera al Padre
per noi: è la preghiera per l’unità. Gesù dice esplicitamente che tale supplica non
vale soltanto per i discepoli allora presenti, ma ha di mira tutti coloro che crederanno
in Lui (cfr Gv 17,20). Chiede che tutti diventino una sola cosa ‘come tu, Padre, sei
in me e io in te … perché il mondo creda’”.
“L’unità dei cristiani
può esserci - ha indicato il Papa - soltanto se i cristiani sono intimamente uniti
a Cristo”:
“Fede e amore per Gesù, fede nel suo essere uno col
Padre e apertura all’unità con Lui sono essenziali. Questa unità non è dunque una
cosa soltanto interiore, mistica. Deve diventare visibile, così visibile da costituire
per il mondo la prova della missione di Gesù da parte del Padre”.
Una
preghiera – ha proseguito – che ha “un nascosto senso eucaristico”. “Con l’Eucaristia
nasce la Chiesa”. Il Corpo del Signore apre ciascuno al di là di se stesso. “L’Eucarestia
– ha precisato Benedetto XVI - è l’incontro personalissimo con il Signore e, tuttavia,
non è mai soltanto un atto di devozione individuale”:
“L’Eucaristia
è il mistero dell’intima vicinanza e comunione di ogni singolo col Signore. Ed è,
al tempo stesso, l’unione visibile tra tutti. L’Eucaristia è Sacramento dell’unità.
Essa giunge fin nel mistero trinitario, e crea così al contempo l’unità visibile”.
Il
Papa ha inoltre evidenziato che in ogni comunità vi è il Signore in modo totale:
“Egli
è uno solo in tutte le comunità. Per questo, della Preghiera eucaristica della Chiesa
fanno necessariamente parte le parole: ‘una cum Papa nostro et cum Episcopo nostro’.
Questa non è un’aggiunta esteriore a ciò che avviene interiormente, bensì espressione
necessaria della realtà eucaristica stessa. E menzioniamo il Papa e il Vescovo per
nome: l’unità è del tutto concreta, ha dei nomi. Così l’unità diventa visibile, diventa
segno per il mondo e stabilisce per noi stessi un criterio concreto”.
Poi
l’invito a seguire le orme di Pietro per l’affidamento a Cristo, alla conversione,
sulla scia di “quel bisogno dell’umiltà del discepolo che segue la volontà del Maestro”:
“Oggi
constatiamo con dolore nuovamente che a Satana è stato concesso di vagliare i discepoli
visibilmente davanti a tutto il mondo. E sappiamo che Gesù prega per la fede di Pietro
e dei suoi successori. Sappiamo che Pietro, che attraverso le acque agitate della
storia va incontro al Signore ed è in pericolo di affondare, viene sempre di nuovo
sorretto dalla mano del Signore e guidato sulle acque”.
Tutti
- ha sottolineato - dobbiamo sempre di nuovo imparare ad accettare Dio e Gesù Cristo
così come Egli è, e non come noi vorremmo che fosse. Anche noi ci nascondiamo dietro
pretesti, quando l’appartenenza a Lui ci diventa troppo costosa e troppo pericolosa:
“Pietro,
il convertito, è chiamato a confermare i suoi fratelli. Non è un fatto esteriore che
questo compito gli venga affidato nel cenacolo. Il servizio dell’unità ha il suo luogo
visibile nella celebrazione della santa Eucaristia”.
"Cari amici
- ha detto - è un grande conforto per il Papa sapere che in ogni Celebrazione eucaristica
tutti pregano per lui; che la nostra preghiera si unisce alla preghiera del Signore
per Pietro". Quindi la preghiera a Gesù: "rafforzaci nell’unità con te e tra di noi.
Dona alla tua Chiesa l’unità, perché il mondo creda".