La Croce è il segno luminoso dell'amore di Dio: così il Papa alla Via Crucis al Colosseo
Benedetto XVI ha presieduto al Colosseo il tradizionale rito della Via Crucis per
il Venerdì Santo. Il Papa ha affermato che "la Croce non è il segno della vittoria
della morte", ma "è il segno luminoso dell’amore, anzi della vastità dell’amore di
Dio, di ciò che non avremmo mai potuto chiedere, immaginare o sperare: Dio si è piegato
su di noi, si è abbassato fino a giungere nell’angolo più buio della nostra vita per
tenderci la mano e tirarci a sé, portarci fino a Lui. La Croce - ha proseguito - ci
parla dell’amore supremo di Dio e ci invita a rinnovare, oggi, la nostra fede nella
potenza di questo amore, a credere che in ogni situazione della nostra vita, della
storia, del mondo, Dio è capace di vincere la morte, il peccato, il male, e di donarci
una vita nuova, risorta. Nella morte in croce del Figlio di Dio, c’è il germe di una
nuova speranza di vita, come il chicco che muore dentro la terra". Occorre fissare
lo sguardo su Gesù - ha aggiunto - per diventare amici di Dio. Quindi ha pregato il
Signore perché faccia morire in noi l'uomo vecchio, legato all'egoismo e al male,
per fare di noi uomini nuovi trasformati dal suo amore. Nella preghiera iniziale il
Papa, rivolgendosi al Signore, ha riconosciuto che nell’ora delle tenebre, "quando
le varie maschere della menzogna deridono la verità e le lusinghe del successo soffocano
l'intimo richiamo dell'onestà; quando il vuoto di senso e di valori annulla l'opera
educativa e il disordine del cuore sfregia l'ingenutà dei piccoli e dei deboli", in
quest'ora delle tenebre - ha detto - “s’insinua la tentazione della fuga, il sentimento
dello sgomento e dell’angoscia, mentre il tarlo del dubbio rode la mente e il sipario
del buio cala sull'anima”. Allora risuonano le parole di Gesù ai Dodici: "Volete andarvene
anche voi?". Ma noi, ha affermato il Papa, “non possiamo e non vogliamo andare via,
perché ‘tu solo hai parole di vita eterna’” e "la tua Croce è la sola 'chiave che
ci apre ai segreti della verità e della vita'. 'Noi ti seguiremo ovunque tu andrai!'
I testi di meditazione per le 14 Stazioni sono stati composti dalla Madre agostiniana
Maria Rita Piccione. La Via Crucis di quest'anno è stata caratterizzata da una novità:
sono stati due bambini, due fratelli, Diletta di 10 anni e Michele di 12, a leggere
i sottotitoli delle 14 Stazioni. Hanno portato la Croce il cardinale vicario Agostino
Vallini, una famiglia romana, una dell’Etiopia, due monache agostiniane, un francescano
e una ragazza egiziani, un malato in carrozzella accompagnato da un barelliere e una
sorella assistente dell'Unitalsi, due frati francescani della Custodia di Terra Santa.
Ecco il testo integrale del discorso del Papa:
Cari fratelli e sorelle, questa
notte abbiamo accompagnato nella fede Gesù che percorre l’ultimo tratto del suo cammino
terreno, il tratto più doloroso, quello del Calvario. Abbiamo ascoltato il clamore
della folla, le parole della condanna, la derisione dei soldati, il pianto della Vergine
Maria e delle donne. Ora siamo immersi nel silenzio di questa notte, nel silenzio
della croce, nel silenzio della morte. E’ un silenzio che porta in sé il peso del
dolore dell’uomo rifiutato, oppresso, schiacciato, il peso del peccato che ne sfigura
il volto, il peso del male. Questa notte abbiamo rivissuto, nel profondo del nostro
cuore, il dramma di Gesù, carico del dolore, del male, del peccato dell’uomo. Che
cosa rimane ora davanti ai nostri occhi? Rimane un Crocifisso; una Croce innalzata
sul Golgota, una Croce che sembra segnare la sconfitta definitiva di Colui che aveva
portato la luce a chi era immerso nel buio, di Colui che aveva parlato della forza
del perdono e della misericordia, che aveva invitato a credere nell’amore infinito
di Dio per ogni persona umana. Disprezzato e reietto dagli uomini, davanti a noi sta
l’«uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre
la faccia» (Is 53,3). Ma guardiamo bene quell’uomo crocifisso tra la terra e il
Cielo, contempliamolo con uno sguardo più profondo, e scopriremo che la Croce non
è il segno della vittoria della morte, del peccato, del male ma è il segno luminoso
dell’amore, anzi della vastità dell’amore di Dio, di ciò che non avremmo mai potuto chiedere,
immaginare o sperare: Dio si è piegato su di noi, si è abbassato fino a giungere nell’angolo
più buio della nostra vita per tenderci la mano e tirarci a sé, portarci fino a Lui.
La Croce ci parla dell’amore supremo di Dio e ci invita a rinnovare, oggi, la nostra
fede nella potenza di questo amore, a credere che in ogni situazione della nostra
vita, della storia, del mondo, Dio è capace di vincere la morte, il peccato, il male,
e di donarci una vita nuova, risorta. Nella morte in croce del Figlio di Dio, c’è
il germe di una nuova speranza di vita, come il chicco che muore dentro la terra. In
questa notte carica di silenzio, carica di speranza, risuona l’invito che Dio ci rivolge
attraverso le parole di sant’Agostino: «Abbiate fede! Voi verrete da me e gusterete
i beni della mia mensa, com'è vero che io non ho ricusato d'assaporare i mali della
mensa vostra... Vi ho promesso la mia vita... Come anticipo vi ho elargito la mia
morte, quasi a dirvi: Ecco, io vi invito a partecipare della mia vita... È una vita
dove nessuno muore, una vita veramente beata, che offre un cibo incorruttibile, un
cibo che ristora e mai vien meno. La meta a cui vi invito, ecco… è l'amicizia con
il Padre e lo Spirito Santo, è la cena eterna, è la comunione con me… è partecipare
della mia vita» (cfr Discorso 231, 5).
Fissiamo il nostro sguardo su Gesù Crocifisso
e chiediamo nella preghiera: Illumina, Signore, il nostro cuore, perché possiamo seguirti
sul cammino della Croce, fa’ morire in noi l’«uomo vecchio», legato all’egoismo, al
male, al peccato, rendici «uomini nuovi», uomini e donne santi, trasformati e animati
dal tuo amore.