Il patriarca di Antiochia: necessaria nuova visione per le speranze del
mondo arabo
“La resurrezione deve essere il frutto delle sofferenze, del sangue, della fame e
della sete, delle ferite e delle tante vittime” del mondo arabo scosso da mesi da
manifestazioni di piazza. E’ quanto scrive Gregorio III Laham, patriarca di Antiochia
dei greco-melkiti, nel suo messaggio per la Pasqua ripreso dall'agenzia Sir. “Ciò
che la nostra società ha urgenza di ricostruire, rinnovare, guarire per rialzarsi
– si legge nel testo - è Dio. L’uomo ha bisogno della Parola di Dio ma anche del pane
materiale che significa scuole, medicine, lavoro, sicurezza sociale, accoglienza dei
disabili, ambiente sano. Queste sono condizioni indispensabili per la sua dignità”.
Ma, avverte il patriarca, “altre opportunità vanno trovate nella capacità da parte
delle persone di mettersi in relazione con i loro concittadini per cooperare ad un
mondo migliore”. Il patriarca avverte poi che anche le Chiese “devono contribuire
al progetto economico, sociale e politico dei loro Paesi attraverso gli sforzi dei
fedeli tra i quali ci sono anche economisti, politici e uomini d’affari”. “Vorremmo
che la Lega Araba e l’Organizzazione della Conferenza islamica abbiano a che fare
con questa rivoluzione nel mondo arabo – prosegue Gregorio III - sviluppando insieme
un nuovo programma per un nuovo Medio Oriente arabo in cui ci siano le condizioni
ideali per tutti i cittadini arabi, musulmani e cristiani”. “Oggi più che mai – conclude
il patriarca – c’è bisogno di una visione cristiano-islamica di grandi orizzonti e
l’elemento significativo per realizzare queste speranze è la pace”. (M.G.)