Domande su Gesù: il Papa risponde in Tv sui temi cruciali del cristianesimo
Tre risposte sul coraggio della fede, davanti al dolore e alla persecuzione. E quattro
risposte sulle verità della fede, quelle che toccano il cielo e sfuggono ai sensi
di chi è sulla terra. A darle, in una cornice inconsueta, è stato Benedetto XVI, protagonista
della puntata della trasmissione religiosa di Raiuno “A sua immagine”, intitolata
“Domande su Gesù”. Il Papa ha accettato di rispondere a sette domande dei telespettatori,
scelte tra le numerosissime arrivate in redazione. Il servizio di Alessandro De
Carolis:
L’ordinario
per un Papa – parlare della vita cristiana – trasferito nell’inconsueto: farlo in
un programma televisivo, in un dialogo a distanza con bambini e mamme, giovani e meno
giovani. Un inedito dal sapore antico: come quelle vecchie trasmissioni che portavano
con semplicità il Vangelo dallo schermo alle famiglie, che hanno fatto la storia e
la coscienza italiane, ma potendo contare questa volta sul “catechista” più accreditato,
il Papa.
Con il garbo sapiente che caratterizza i suoi discorsi spontanei,
Benedetto XVI ha risposto per prima a Elena, una bimba giapponese di sette anni, scioccata
dal recente sisma che ha devastato il suo Paese e turbata dalla scoperta del dolore
in un’età che non dovrebbe conoscerlo. Il Papa le ha detto che risposte alla sofferenza
non ci sono, ma c’è la certezza di Gesù che ha sofferto “da innocente” e questo rassicura
sul fatto che, “anche se rimane la tristezza”, Dio – le ha detto – “sta dalla vostra
parte”:
“In questo momento mi sembra importante che sappiate: ‘Dio
mi ama', anche se sembra che non mi conosca (…) Ed essere consapevoli che, un giorno,
io capirò che questa sofferenza non era vuota, non era invano, ma che dietro di essa
c’è un progetto buono, un progetto di amore. Non è un caso. Stai sicura, noi siamo
con te, con tutti i bambini giapponesi che soffrono, vogliamo aiutarvi con la preghiera,
con i nostri atti e siate sicuri che Dio vi aiuta”.
Dopo un calvario
collettivo, un calvario privato. Sul video è apparso il volto di una madre e accanto
a lei il figlio, Francesco, in stato vegetativo dal giorno di Pasqua del 2009. Al
dubbio della donna se l’anima abbia “abbandonato” il corpo del figlio, Benedetto XVI
ha risposto:
“Certamente l’anima è ancora presente nel corpo (...)
Io sono anche sicuro che quest’anima nascosta sente in profondità il vostro amore,
anche se non capisce i dettagli, le parole ... ma la presenza di un amore la sente.
E perciò questa vostra presenza, cari genitori, cara mamma, accanto a lui, ore ed
ore ogni giorno, è un atto vero di amore di grande valore (…) il vostro atto è, quindi,
anche una testimonianza di fede in Dio (…) di rispetto per la vita umana, anche nelle
situazioni più tristi”.
A parlare poi a Benedetto XVI, del dramma
che da troppi anni vive Baghdad, sono stati sette ragazzi cristiani iracheni, stretti
tra la morsa della persecuzione e il desiderio della fuga. In quella “terra di martirio”
– come l’ha definita il conduttore della trasmissione, Rosario Carello – è importante,
ha detto il Papa, fare il possibile per aiutare i cristiani dell’Iraq a non abbandonare
la loro terra:
“Noi siamo vicini a voi, cari fratelli in Iraq, che
noi vogliamo aiutarvi, anche quando venite, ricevervi realmente come fratelli. E naturalmente,
le istituzioni, tutti coloro che hanno realmente una possibilità di fare qualcosa
in Iraq per voi, devono farlo. La Santa Sede è in permanente contatto con le diverse
comunità, non solo con le comunità cattoliche, con le altre comunità cristiane, ma
anche con i fratelli musulmani, sia sciiti, sia sunniti. E vogliamo fare un lavoro
di riconciliazione, di comprensione, anche con il governo, aiutarlo in questo cammino
difficile di ricomporre una società lacerata”.
La quarta domanda
ha portato il Pontefice a contatto con un altro inferno di guerra, quello della Costa
d’Avorio. Una donna islamica ha testimoniato al Papa il crollo dell’armonia sempre
esistita nel suo Paese tra cristiani e musulmani per via – ha detto – di una “crisi
causata dalla politica”. Benedetto XVI ha risposto indicando la sola strada che costruisce
e non distrugge, il dialogo:
“Invito fortemente tutte le parti a
rinunciare alla violenza, a cercare le vie della pace. Non potete servire la ricomposizione
del vostro popolo con mezzi di violenza, anche se pensate di avere ragione. L’unica
via è rinunciare alla violenza, ricominciare con il dialogo, con tentativi di trovare
insieme la pace, con la nuova attenzione l’uno per l’altro, con la nuova disponibilità
ad aprirsi l’uno all’altro”.
Chiamando di volta in volta a un mini-dibattito
sulle risposte di Benedetto XVI i tre ospiti in studio – padre Ugo Sartorio, direttore
del Messaggero di Sant’Antonio, Chiara Amirante, fondatrice della Comunità “Nuovi
Orizzonti”, e lo scrittore Davide Rondoni – Rosario Carello ha poi introdotto la serie
di domande più dottrinali, di quelle che si agitano nel cuore di qualsiasi credente.
Cosa succede all’anima dopo la morte: scenderà agli “inferi” come Gesù prima di salire
al cielo? Il Papa ha replicato spiegando la profondità di questo “viaggio dell’anima”:
“Questa
parola della discesa del Signore agli Inferi vuol soprattutto dire che anche il passato
è raggiunto da Gesù, che l’efficacia della Redenzione non comincia nell’anno zero
o trenta, ma va anche al passato, abbraccia il passato, tutti gli uomini di tutti
i tempi (...) e non si applica a noi. La nostra vita è diversa, noi siamo già redenti
dal Signore e noi arriviamo davanti al volto del Giudice, dopo la nostra morte, sotto
lo sguardo di Gesù, e questo sguardo da una parte sarà purificante: penso che tutti
noi, in maggiore o minore misura, avremo bisogno di purificazione".
È
toccato quindi a un medico italiano, a contatto per professione con il corpo e le
sue sofferenze, porgere una domanda al Pontefice sul significato del “corpo glorioso”,
quello che ogni persona avrà dopo la Risurrezione. Non è possibile definirlo, ha osservato
Benedetto XVI, “perché è oltre le nostre esperienze”. Ma con la Risurrezione di Gesù
la fede insegna una certezza:
“Gesù non muore più, cioè sta sopra
le leggi della biologia, della fisica, perché sottomesso a queste uno muore. Quindi
c’è una condizione nuova, diversa, che noi non conosciamo, ma che si mostra nel fatto
di Gesù, ed è la grande promessa per noi tutti che c’è un mondo nuovo, una vita nuova,
verso la quale noi siamo in cammino”.
L’ultima domanda, la settima,
ha riguardato la Madonna nel momento in cui il Figlio dalla Croce la affida al discepolo
Giovanni. “Un atto molto umano” nei riguardi di una donna sola nell’Oriente del tempo,
l’ha definito Benedetto XVI. Ma c’è di più. Cristo affida l’umanità di tutti i tempi
a sua Madre, che diventa così Madre di ogni persona:
“Non possiamo
essere cristiani da soli, con un cristianesimo costruito secondo la mia idea. La Madre
è immagine della Chiesa, della Madre Chiesa, e affidandoci a Maria dobbiamo anche
affidarci alla Chiesa, vivere la Chiesa, essere la Chiesa con Maria”.
E sulla possibilità di fare un nuovo atto di affidamento dell’umanità a Maria all’inizio
del Millennio – sulla scia di Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II – Benedetto XVI
ha affermato:
“Io penso che adesso sia importante di interiorizzare
questo atto, di lasciarci penetrare, di realizzarlo in noi stessi (…) Quindi, al momento
non avrei l’intenzione di un nuovo pubblico affidamento, ma tanto più vorrei invitare
ad entrare in questo affidamento già fatto, perché sia realtà vissuta da noi ogni
giorno e cresca così una Chiesa realmente mariana, che è Madre e Sposa e Figlia di
Gesù”.