Orrore in Libia: i cecchini di Gheddafi uccidono anche i bambini a Misurata
Ormai guerra senza esclusione di colpi in Libia. La situazione tra forze lealiste
e quelle degli insorti cambia di ora in ora con avanzate e arretramenti continui.
Ieri due fotoreporter sono rimasti uccisi a Misurata, mentre una forte denuncia arriva
dai medici di Emergency che operano sul terreno: gravissime accuse ai fedelissimi
di Gheddafi che mostrano come la tragedia si stia trasformando in orrore. Ce ne parla
Marco Guerra:
Gheddafi
starebbe utilizzando cecchini che sparano sui civili in particolare sui bambini: cinque
i minori uccisi negli ultimi giorni. Ma il personale di Emergency lancia anche un’altra
grave accusa nei confronti delle milizie lealiste: ovvero l’utilizzo indiscriminato
delle famigerate cluster bombs, le bombe a grappolo. Ordigni micidiali contenenti
munizioni più piccole che colpiscono in maniera indiscriminata. Un’arma largamente
messa al bando a livello internazionale, ma che continua ad essere utilizzata in molti
teatri di guerra. E nei combattimenti di ieri a Misurata, uno dei fulcri di questo
conflitto, hanno perso la vita due fotoreporter stranieri: il britannico Tim
Hetherington e l'americano Chris Hondros. Due numeri uno della fotografia, che avevano
raccontato al mondo la tragedia della guerra a qualsiasi latitudine. Sono stati colpiti
da una bomba da mortaio mentre si trovavano nella roccaforte occidentale degli insorti.
Intanto, sul terreno continuano i raid aerei della coalizione internazionale:
la Tv di Stato libica denuncia l’uccisione di 7 civili a sud di Tripoli. La Nato conferma
il bombardamento di un bunker nei pressi della capitale ma esclude che abbia causato
vittime non militari. E nelle ultime ore i ribelli hanno preso il controllo di una
vasta area nei pressi della frontiera con la Tunisia, cacciando oltre confine le milizie
pro-Gheddafi. Insorti che nei prossimi giorni potranno contare sull’appoggio logistico
un ristretto numero di ''istruttori militari'' che invieranno Parigi, Londra
e Roma. E oggi il rappresentante della Francia presso l'opposizione libica non ha
escluso una visita del presidente francese Sarkozy a Bengasi. Dichiarazioni a cui
ha fatto seguito, oggi, il monito del ministro degli Esteri russo Lavorov, che ha
esortato ad attenersi alla risoluzione del consiglio di sicurezza dell'Onu. E un forte
appello a risolvere la crisi “sul piano diplomatico” è stato lanciato dal presidente
della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nell'omelia pronunciata questa mattina nella
cattedrale di Genova.
Sulle gravissime accuse rivolte da Emergency alle
truppe fedeli a Gheddafi di sparare deliberatamente sui minori, Giancarlo La Vella
ha sentito Cristiano Tinazzi, appena rientrato da Tripoli:
R. - Questa
è una notizia molto forte, molto dura. Io penso che non sia una cosa deliberata, perché
comunque molti soldati hanno legami di parentela l’uno con l’altro, legami tribali
anche con civili che si trovano in mezzo alla guerra. Purtroppo, come è già successo
in altre parti del mondo, dove si verificano guerre civili, si perde anche ogni senso
della dignità e il comportamento anche etico delle forze armate in campo. Diventa
di una ferocia incredibile… Se fosse confermato tutto questo, si dimostrerebbe come
l’escalation di questa guerra civile sta assumendo toni inumani, da entrambe le parti:
molti soldati catturati da parte ribelle vengono uccisi sul posto.
D.
- C’è anche un’altra forte denuncia, che è quella dell’utilizzo delle famigerate bombe
a grappolo - le cluster bombs - sempre da parte dei soldati lealisti…
R.
- Sì, è una denuncia che è arrivata dai medici di Emergency ed io credo che loro abbiamo
avuto modo di riscontrarlo che le ferite trovate sulle persone portate nel loro centro
ospedaliero sono compatibili con queste armi, che colpiscono indiscriminatamente la
popolazione civile.
D. - E’ una guerra che sta causando vittime anche
tra gli stranieri, tra coloro che sono lì per osservare quello che succede ieri due
fotoreporter: vuol dire che è un confronto senza esclusione di colpi, insomma…
R.
- Sì, purtroppo non sono i primi fotografi e giornalisti che muoiono nel conflitto.
Purtroppo è un pegno che non si vorrebbe pagare, ma che troppo spesso chi deve dare
informazioni al resto del mondo si trova a scontare…
D. - Da questo
quadro appare, dunque, una situazione nella quale pensare ad un accordo sembra molto
difficile…
R. - E’ sempre più difficile. E’ una guerra che si continuerà
a portare avanti, ma ormai le vie diplomatiche sono completamente esaurite… Spero
di no, ma io penso che questa guerra non finirà presto e che, anzi, continuerà a diventare
sempre più crudele. (mg)