In 7 Cd-audio i commenti di padre Rupnik al Vangelo della Domenica trasmessi dalla
Radio Vaticana
E’ nelle librerie un Cofanetto di 7 CD audio che raccoglie i commenti di padre
Marko Ivan Rupnik al Vangelo della domenica, trasmessi dal Radiogiornale delle
14.00 della Radio Vaticana. Si tratta di brevi meditazioni che coprono i tre anni
del ciclo liturgico e che si ispirano all’antico detto dei Padri della Chiesa: “Preghiera
piccola, grande tesoro”. Ascoltiamo lo stesso padre Rupnik al microfono di Sergio
Centofanti:
R. – Si tratta
di filtrare il pensiero con la Parola di Dio, affinché veramente rimanga solo l’essenziale,
in modo che tutto ciò che è troppo mio, troppo nostro, troppo carico delle nostre
percezioni, affetti, sentimenti, che tutto questo in qualche modo si purifichi e rimanga
veramente l’essenziale dell’incontro tra la Parola di Dio e la persona, la sua vita,
la sua storia. Queste brevi meditazioni vorrebbero anche entrare in una tradizione
antica, dove la parola breve e concisa è stata sempre stimata e amata come una grande
arma spirituale, proprio perché la preghiera ripetitiva ha bisogno di qualcosa che
la memoria possa abbracciare immediatamente e farne tesoro, custodirla.
D.
– Come tornare a far parlare la Parola di Dio in un mondo bombardato da tantissime
parole?
R. – Da un lato, io sono convinto che gli antichi Padri avessero
ragione, cioè bisogna “mangiare” la Parola, bisogna saziarsene, bisogna riempirsi
di Parola, bisogna starci sopra tanto … E poi, bisogna superare questa abitudine dei
brani … piccoli brani spezzati qua e là … Bisogna anche innamorarsi della lettura
integrale, leggere i Vangeli, i Profeti, attraverso tutto il loro Libro, tutta la
loro storia. E poi, quando uno veramente si nutre, si lascia penetrare da questa Parola,
allora permette che si crei un rapporto vero, intimo, un po’ come tra la sposa e lo
sposo nel Cantico dei Cantici, direbbe Origene. Occorre che si crei questo rapporto
e che si celebri la Parola. Per me è stato molto importante quando ho scoperto che
anche quando sei da solo e preghi, celebri veramente una Liturgia della Parola, celebri
la Parola, ti inchini davanti ad essa e la riconosci per quella che è: la Parola ispirata,
piena di Spirito, inzuppata, imbevuta dello Spirito Santo della vita … E poi, quando
cerchi di pronunciarla e di annunciarla, io penso che tra una parola e l’altra che
tu pronunci, tra queste due parole se ne estende una che tu non pronunci, ma che è
molto importante e che è quella che fa trasparire il tuo rapporto con la Parola. E
questo è quello che passa a chi ti ascolta: infatti, se sei cosciente del fatto che
la Parola è una Persona vivente, quando si parla di una Persona vivente, immediatamente
si percepisce chi sia questa persona per te che parli, quale sia il tuo rapporto con
essa e quale il suo significato. E’ questo a cui il mondo, oggi, è molto sensibile:
non al flusso di informazioni e saperi che possono scorrere attraverso una conferenza,
un’omelia, per colpire i curiosi, ma il far trasparire, tra le parole che stai pronunciando,
quella più importante, più fondamentale, più fondante, che racchiude il tuo rapporto
con la Parola. (gf)