2011-04-19 15:37:23

Sit-in di protesta a Damasco e le autorità siriane vietano ogni corteo


Le forze di sicurezza siriane hanno disperso stamane a Damasco un sit-in di circa 200 studenti della facoltà di Medicina dell'università cittadina mentre nella notte ci sono stati morti nella cittadina di Homs. E le autorità hanno annunciato che da oggi è vietato ogni tipo di corteo, manifestazione o raduno in tutto il Paese per assicurare ''la stabilità e la sicurezza''. Il Ministero dell’interno denuncia come “rivolta armata” le rivendicazioni dei manifestanti. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Al momento arrivano notizie di persone malmenate all’interno della facoltà di Medicina a Damasco: su Twitter, Suhayr Attasi, esponente di spicco del movimento siriano per i diritti umani, riferisce di un sit-in degli studenti stamane per chiedere “la fine dei massacri commessi dal regime” e per invocare “libertà". Intanto, l’agenzia ufficiale siriana Sana riferisce dell'uccisione ieri nei pressi di Homs, terza città del Paese, di tre ufficiali dell'esercito e di tre bambini da non meglio precisati “gruppi criminali armati”. Organizzazioni umanitarie locali parlano invece di almeno dieci morti a Homs durante la repressione da parte di forze di sicurezza e agenti in borghese. Per la seconda notte consecutiva, la gente a Homs, che si trova a nord di Damasco, si era radunata in piazza al-Saa, per protestare contro l'uccisione di almeno diciannove dimostranti, avvenuta il giorno precedente. Il bilancio delle vittime tra l’altro non è certo perché è stato impedito al personale medico di accedere alla piazza per soccorrere i feriti. I manifestanti avevano criticato il discorso con cui sabato scorso il presidente Assad aveva promesso la revoca dello stato di emergenza in vigore dal 1963, ma senza fissare date precise né annunciare altre riforme, ammonendo anzi che le nuove norme non sarebbero state meno severe nei confronti dei "cospiratori". Resta da dire che il Ministero dell'interno, ieri sera, in una nota parla di "rivolta armata" e di gruppi dell’islam radicale. E avverte che, quelle che definisce “attività terroristiche, non saranno tollerate”.

In Yemen, fuoco delle forze dell’ordine su manifestanti: un morto
Una persona è rimasta uccisa e diverse ferite oggi in Yemen quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro alcune migliaia di manifestanti anti-regime radunatisi a Taz, a Sud della capitale Sana'a. Quattro altre persone, compreso un fotografo di un giornale locale, sono stati arrestati, stando agli organizzatori della manifestazione. Taz, seconda città dello Yemen 200 km a sud di Sana'a, è teatro quasi quotidianamente di manifestazioni anti-regime. Intanto, alcuni dissidenti del partito del presidente Ali Abdallah Saleh hanno annunciato la creazione di una nuova formazione politica che chiede l'uscita di scena “immediata” del capo di Stato, stando ad un comunicato diffuso oggi.

Proteste nel Sud dell’Egitto contro il nuovo governatore cristiano copto
Non si ferma a Qena, nell’Egitto meridionale, la protesta contro il nuovo governatore, Emad Shehata Michael, insediatosi giovedì. I manifestanti accusano il governatore Michael, cristiano copto ed ex ufficiale di polizia, di essere legato al vecchio regime e di aver contribuito alla repressione delle proteste contro Mubarak. Fin da venerdì, sono scesi in piazza esponenti di alcune formazioni salafite, scandendo slogan contro i copti. Questo ha spinto molti dei cristiani locali, che inizialmente avevano aderito alla protesta, ad abbandonare la piazza. Ad oggi, la città è completamente isolata dal resto del Paese. La protesta è in mano a esponenti di alcune tribù locali. “Non vogliamo Michael perchè è un copto - ha ammesso Mahmoud Saad, professore di filosofia e attivista – e il fatto che facesse parte delle forze di polizia è una questione secondaria”. Il vescovo di Qena, mons. Kyrollos, denuncia una situazione che rischia di esplodere. “Credo che i manifestanti siano manipolati - ha detto - protestare contro un governatore perchè copto è inusuale e molto sospetto”.

Il feretro dell’attivista italiano ucciso a Gaza è in Egitto
Il feretro di Vittorio Arrigoni, il volontario ucciso nella Striscia di Gaza, è entrato in Egitto attraverso il valico di Rafah e il suo arrivo al Cairo è previsto in serata. Lo riferiscono fonti a Rafah. Il transito del feretro è avvenuto a conclusione d'una commemorazione solenne svoltasi nella parte palestinese di Rafah, come ha constatato l'Ansa sul posto. L'ultimo viaggio di Arrigoni prosegue ora verso il Cairo, dove è prevista per domani una camera ardente. Successivamente - a quanto si è appreso - la salma sarà imbarcata su un aereo destinato a riportarlo in Italia per i funerali. L'arrivo sarà a Milano, alla presenza di familiari. La cerimonia funebre dovrebbe svolgersi a Bulciago, in provincia di Lecco, paese d'origine di Arrigoni e comune del quale sua madre, Egidia Beretta, è sindaco, ma la data resta ancora da confermare.

Algeria: scontri con gruppi armati
Sono 24 i militari uccisi in Cabilia, nell’est dell’Algeria, in seguito a scontri con gruppi armati legati al Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc). Ad essere interessata da questa nuova ondata di violenze sono in particolare le province di Tizi Ouzou, Boumerdès e Bouira. Nel dicembre dello scorso anno, in seguito ad una campagna militare di tre settimane, le principali basi del Gspc erano state neutralizzate ed erano seguiti mesi di completa inattività da parte del gruppo armato. “Ma queste puntuali azioni militari condotte dagli apparati dello Stato – scrive il quotidiano algerino ‘El Watan’ – mostrano il loro limite di fronte a una nebulosa terrorista capace di rigenerarsi e prosperare in un clima sociale instabile e quindi a lei favorevole”.

In Tunisia, il capo dell’esercito nominato capo di tutte le forze armate
Il capo di stato maggiore dell'Esercito tunisino, il generale Rachid Ammar, è stato nominato dal presidente della Repubblica, Menbazaa, capo di stato maggiore delle forze armate tunisine. Ammar manterrà, comunque, le funzioni di capo di stato maggiore dell'Esercito. Nel corso della cerimonia ufficiale di insediamento di Ammar, il ministro della Difesa, Abdelkarim Zbidi, ha voluto sottolineare il ruolo che l'alto ufficiale ha svolto nei giorni della “rivoluzione” a tutela “della dignità, della libertà e della giustizia sociale”. Zbidi ha aggiunto, riferisce la Tap, che le Forze armate hanno “risparmiato al Paese i tormenti della discordia e forse della guerra civile, dando prova di fedeltà ai valori e ai principi repubblicani”.

In Tunisia, scontri tra rifugiati dalla Libia di origine tunisina e forze dell’ordine
La città di Sidi Bouzid, dove, in dicembre, un giovane commerciante ambulante si diede fuoco per protesta, dando il via alle manifestazioni che portarono alla caduta di Ben Ali, è stata teatro, ieri, di violenti scontri tra rifugiati tunisini dalla Libia e forze dell'ordine. I rifugiati, riferisce la Tap, hanno manifestato davanti alla sede del Governatorato per protestare contro il mancato accoglimento delle richieste di ottenere i sussidi decisi dal governo in favore dei tunisini costretti a scappare dalla Libia. Delle 1401 domande avanzate, ne sono state rigettate 581, ritenute non in linea con i requisiti richiesti per l'erogazione.

Lampedusa: ripresi gli sbarchi, arrivato un barcone con 50 migranti
Dopo quattro giorni di tregua, anche a causa delle condizioni del tempo, riprendono gli sbarchi sull’isola italiana di Lampedusa. Una motovedetta della Guardia di Finanza ha soccorso nella notte un barcone con 50 tunisini a bordo, tra cui due donne e due minori. I migranti sono stati accompagnati nel centro di prima accoglienza dell’isola dove si trovano 24 minori che dovrebbero essere trasferiti nelle prossime ore verso altri centri di accoglienza italiani. Per gli altri tunisini dovrebbe invece scattare il rimpatrio, in base all’accordo bilaterale stipulato tra Roma e Tunisi il 5 aprile scorso. Intanto, stamani è stata avvistata un'altra imbarcazione in difficoltà, con a bordo circa 250 persone. Nella zona si stanno dirigendo quattro motovedette della Guardia costiera.

Continua l’esodo dalla Libia verso la Tunisia
Non si ferma l'esodo verso la Tunisia dei libici in fuga per la guerra. Ieri, secondo i dati raccolti dalla Tap, dal posto di frontiera di Ras Jedir ne sono transitati 1696, su un totale di 2233 rifugiati. Nel campo di Choucha, il numero dei rifugiati sta registrando una forte contrazione: ieri erano soltanto 1560. Negli altri campi attivati nella zona sono ospitate circa 2250 persone.

Togo: proteste di piazza nella capitale Lomé
Nella capitale, Lomé, il fine settimana è trascorso all’insegna delle proteste di piazza. A denunciare 20 anni di silenzio sulle rivendicazioni del popolo togolese è stato il "Fronte per la salvaguardia delle conquiste democratiche e un governo efficiente" (Front Sage), una coalizione di una decina di organizzazioni della società civile nata a marzo.

Repubblica Centrafricana: “Situazione di donne e bambini molto precaria”
“L’attuazione del programma disarmo, smobilitazione e reinserimento procede con troppa lentezza e il processo va rilanciato quanto prima”: è il parere espresso da Jan Grauls, presidente della Commissione di consolidamento della pace per il Centrafrica, al termine di una missione a Bangui. Il programma dovrebbe farsi carico di circa 8mila ex-combattenti, di cui 6mila nell’instabile zona nord-orientale di Birao, dove, secondo Grauls, “la situazione di donne e bambini rimane molto precaria”.

Kenya: programma per migliorare le condizioni di vita della comunità
Per facilitare l’accesso ai 120 milioni di dollari messi a disposizione dal Fondo di sviluppo africano, a Nairobi cinque paesi dell’Africa orientale hanno firmato un accordo di trasferimento di fondi. Si dovrebbe così accelerare la realizzazione della seconda fase del programma ‘Acqua e igienizzazione’ del Lago Vittoria per migliorare le condizioni di vita e la salute delle comunità. Lo scorso 4 aprile era stata siglata un’intesa di cooperazione finanziaria tra la Comunità dell’Africa orientale e il Fondo di sviluppo africano.

Pakistan: autobomba contro istituto assistenziale, almeno due feriti
Un'autobomba è saltata in aria davanti alla sede di una fondazione assistenziale a Quetta, capitale della provincia sud-occidentale pakistana del Belucistan: almeno due feriti, tra cui una donna. L'ente benefico preso di mira dagli attentatori si occupa di promuovere l'istruzione grazie a donazioni ricevute anche dall'estero. Il Belucistan è teatro di una triplice insurrezione: al tradizionale separatismo in tempi più recenti si sono cumulati gli scontri tra estremisti di confessioni islamiche avverse e l'infiltrazione dei talebani e di alleati di Al-Qaeda.

La crisi di governo in Belgio conquista il guinness dei primati
La crisi senza fine del governo belga è entrata ufficialmente nel Guinness Book dei primati mondiali. Lo ha reso noto la direttrice del marketing della pubblicazione che registra ogni anno 40 mila record. Il 30 marzo scorso, arrivando a 290 giorni di governo 'uscente', il Belgio aveva 'strappato' il record all'Iraq, che però usciva da un conflitto. Oggi lo stallo che impedisce la formazione di un nuovo governo è giunto a 310 giorni.

Nel Nepal continua l’emergenza umanitaria dei bhutanesi
Da oltre 20 anni, circa 50 mila bhutanesi di origine nepalese sono rifugiati in campi di raccolta del Nepal. Cacciati dal loro Paese per motivi etnici, chiedono ora di rientravi, ma ben 15 tornate di negoziati tra Bhutan e Nepal sono sinora fallite. Ma come è nata quest’emergenza umanitaria dimenticata? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Simone Cantarini, dell’agenzia "AsiaNews":RealAudioMP3

R. – Nasce tra gli anni Settanta e gli anni Novanta. Il periodo del vecchio re, che era un buddista e ha cacciato tutti gli immigrati nepalesi, di vecchia generazione, che erano di religione indù, per creare una sorta di Paese puro da ogni influenza esterna. Questi immigrati hanno attraversato i confini e sono andati in India, che li ha ricacciati, e quindi sono andati in Nepal, dove sono da quasi 20 anni.

D. – Che cosa si può fare, a livello di comunità internazionale, affinché questa non diventi una delle tante emergenze dimenticate?

R. – Innanzitutto, non esaltare troppo il Bhutan per il Pil della felicità e tutte queste cose che l’hanno reso famoso, perché dal 2006 si è aperto al mondo ed è diventato un pò lo stereotipo della "Svizzera asiatica". Quindi, tutto perfetto, tutto bello … Da un altro punto di vista, gli Stati devono fare pressione, affinché i suoi governanti inizino a prendersi la responsabilità di questa tragedia. Soprattutto l’India dovrebbe fare pressione …

D. – In quali condizioni vivono questi profughi in Nepal?

R. – Le condizioni di vita sono molto difficili, perché non possono uscire dai campi profughi; non possono lavorare – c’è l’Onu, nei campi profughi … Spesso ci sono incendi, ci sono malattie … La situazione è grave. Più che altro perché queste persone sono, in realtà, prigionieri.

D. – Secondo te, questa vicenda è l’emblema di cosa?

R. – Di grandi contraddizioni. Del fatto che oramai l’economia, gli interessi economici hanno dimenticato ciò che li genera, cioè l’uomo. Se l’uomo non è al centro, l’economia va contro l’uomo. Questo è l’emblema della situazione: dell’indifferenza che ormai esiste nei riguardi dell’uomo. Non solo nei riguardi dei diritti umani, ma proprio nei riguardi dell’uomo. (gf)

A Cuba il partito comunista approva le riforme economiche di Raul Castro
Il congresso del Partito comunista cubano ha approvato le riforme economiche proposte dal presidente Raul Castro. Oltre alla società statale socialista, che “resterà la forma principale nell'economia nazionale”, Cuba riconoscerà “investimenti stranieri, cooperative, piccoli contadini, usufruttuari, e i lavoratori autonomi”. Le riforme prevedono inoltre il taglio di lavoratori statali, l'eliminazione graduale del libretto di razionamento e l'ampliamento dell'iniziativa privata. Finora 130 mila contadini hanno ricevuto appezzamenti di terra e sono state concesse 171 mila licenze per l'apertura di piccole imprese. Entro il 2015, il governo prevede che 1,8 milioni di cubani saranno impegnati nel settore privato. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Gabriele Papini)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 109







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