L'umile lavoratore e il grande teologo: l'anniversario del Papa nelle parole del cardinale
Ruini, mons. Marini e Sandro Magister
Uno degli aspetti più significativi di questi primi sei anni di Pontificato di Benedetto
XVI è l’impegno per una rinnovata evangelizzazione. Su questo tema forte del magistero
ratzingeriano, Fabio Colagrande ha raccolto la riflessione del cardinale
Camillo Ruini:
R. – Sin
da quando era cardinale, Benedetto XVI ha più volte sottolineato come in Europa, e
in generale in Occidente, si giochi una partita cruciale per il Vangelo, per tutto
il mondo, dato che se il Vangelo non riuscisse a penetrare nella moderna cultura occidentale,
difficilmente potrebbe poi penetrare in altre culture destinate sempre di più a entrare
a loro volta, pur conservando le proprie differenze, in un grande quadro comune che
ha alcuni parametri fondamentali creati in Occidente. Credo che questa sia la ragione
fondamentale per la quale il Santo Padre ha voluto questo nuovo Pontificio Consiglio
per la Nuova Evangelizzazione, specialmente nei Paesi di antica cristianità che adesso
però sono a rischio di perdere la loro eredità di fede e di cultura.
D.
– Un’altra caratteristica forte del Pontificato di Benedetto XVI è la sottolineatura,
da parte del Pontefice, del tema della libertà religiosa. Perché l’insistenza su questo
tema, secondo lei?
R. – Non soltanto per la sua importanza centrale,
dato che la libertà religiosa è la madre di tutte le libertà, ma anche per un motivo
concreto, storico, immediato. La libertà religiosa oggi è in grave pericolo in molti
Paesi del mondo, è gravemente minacciata. E il Papa non poteva rinunciare a fare udire
la sua voce con tutta la sua forza, con tutta la sua autorità, per riaffermare questo
punto fondamentale per la convivenza pacifica tra gli uomini e, naturalmente, per
la diffusione della fede cristiana.
D. – Parlando del mondo della comunicazione,
non crede che la pubblicazione nel novembre scorso del libro intervista “Luce del
mondo” abbia in qualche modo dimostrato la capacità di Benedetto XVI di comunicare
in modo semplice e diretto i contenuti di fede?
R. – Benedetto XVI ha
mostrato certamente questa capacità di comunicare nel libro-intervista a Peter Seewald,
ma l’aveva dimostrata fin dall’inizio del suo pontificato e - se mi è permesso dirlo
- anche prima nelle tante conferenze, incontri, omelie fatte come vescovo, come cardinale
e prima come teologo. Benedetto XVI è un grandissimo teologo ma anche un grandissimo
evangelizzatore, un apologeta nel senso positivo: cioè, colui che propone le ragioni
della nostra fede e lo fa con un linguaggio molto chiaro, molto semplice, mai distaccato
dalla realtà.
D. – C’è un gesto, una parola di Benedetto XVI che le
è rimasto più impresso in questi sei anni?
R. – Credo che la parola
fondamentale sia quella di mettere Dio al centro, di mettere al centro quel Dio che
tante correnti, tanti filoni della cultura attuale vorrebbero invece mettere ai margini
dell’uomo e della cultura. Questa è la priorità del Pontificato come l’ha indicata,
e con tutta chiarezza, il Papa stesso. (bf)
La centralità della liturgia
nella vita del cristiano è un altro tema forte di questo Pontificato. Fabio Colagrande
ne ha parlato con mons. Guido Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche
Pontificie:
R. – Ci sono
tanti momenti che rimangono scritti nella memoria e rimangono scritti nel cuore. Chiaramente
ogni celebrazione porta con sé tanti ricordi. Credo, in modo particolare, i viaggi:
da una parte costituiscono un impegno anche più gravoso del solito, ma portano con
sé anche tanta gioia spirituale, soprattutto per come il Santo Padre viene accolto:
in uno spirito di grande fede.
D. – Ci sono dei mutamenti particolari
che lei stesso ha apportato nella pratica liturgica, per volere di Benedetto XVI,
in questi anni?
R. – Io credo che i mutamenti li porti lo stesso Santo
Padre anche con il suo stile celebrativo. Io credo che se c’è una sottolineatura,
qualcosa che valga la pena rilevare, sono le celebrazioni presiedute dal Santo Padre:
la sua ricerca che mira al cuore e all’essenza della liturgia, che è il mistero del
Signore celebrato, rispetto al quale tutti siamo chiamati ad entrare e a renderci
partecipi, in un clima di adorazione, di preghiera, che anche il momento del silenzio
contribuisce a realizzare e a creare.
D. – Nell’anniversario dell’inizio
del suo Pontificato, le chiedo come definirebbe Papa Benedetto XVI?
R.
– Do una definizione dalla mia prospettiva. Dal mio punto di vista, mi pare di poter
dire che il Santo Padre è un maestro di liturgia, per quanto riguarda i contenuti,
l’insegnamento e il pensiero. Allo stesso tempo – non dimentichiamo – egli è anche
un grande liturgo, perché ci insegna l’arte della celebrazione. (ap)
Il
19 aprile di sei anni fa, Benedetto XVI si presentò al mondo come “umile lavoratore
nella vigna del Signore”. Proprio questo è lo stile che caratterizza il Pontificato
di Benedetto XVI. E’ quanto sottolinea il vaticanista Sandro Magister, intervistato
da Alessandro Gisotti:
R. – Questo
profilo, che Benedetto XVI ha dato di se stesso citando quell’allocuzione così tipicamente
evangelica, corrisponde all’immagine che pian piano si è imposta agli occhi dell’opinione
pubblica mondiale. Quel personaggio che era conosciuto prima della sua elezione come
quello del “guardiano inflessibile del dogma” era frutto di un’immagine che si è rivelata
ogni volta di più totalmente falsa ed è stata sostituita da quella mite e operosa
descritta proprio da questa locuzione, quasi come fosse l’avvio di una parabola: la
parabola che ha già toccato sei anni di questo Pontificato.
D. – Si
può dire, riprendendo anche il titolo dell’ultima enciclica di Benedetto XVI, che
“carità nella verità” sia la chiave di lettura per interpretare il magistero ratzingeriano?
R.
– Direi di sì. Perché questo magistero, che si esprime poi in diversi modi e i diversi
livelli – questo non va trascurato – è un tipo di magistero che non si limita a ripetere,
a riaffermare i capisaldi della Dottrina, ma di tutto da ragione. Cioè, è un Papa
che argomenta quello che dice, è un Papa che annuncia – e l’annuncio è davvero la
priorità di questo Pontificato – ma è un annuncio sempre argomentato. E’ un Papa che
spiega le ragioni di questo annuncio.
D. – Dal “Cortile dei gentili”
al dicastero per la Nuova Evangelizzazione, Benedetto XVI indica chiaramente – con
ragione, per l’appunto – l’impegno a raccogliere le sfide che il mondo contemporaneo
pone alla Chiesa…
R. – Sì, è vero. Paradossalmente, abbiamo un Papa
che in un periodo in cui il pensiero diffuso a livello mondiale è così povero di ragioni,
è un grande apologeta della forza della ragione, e soprattutto di quello che rende
così attraente la ragione, cioè la sua apertura, la sua sconfinata capacità di arrivare
anche là dove non è capace di cogliere pienamente la verità e dove, appunto, fede
e ragione si integrano invece di scontrarsi. (gf)