2011-04-18 14:40:35

Filippine. Onu: migliora la situazione dei bambini soldato, ma c’è ancora molto da fare


Messaggeri, spie, facchini, cuochi o addirittura schiavi sessuali, quando non sono semplicemente impiegati nelle linee di fuoco: questi i compiti svolti dai cosiddetti “bambini soldato”, cioè i piccoli che vengono arruolati dalle forze ribelli nei conflitti armati e che secondo l’Onu attualmente sono 250mila nel mondo. Nelle Filippine, riferisce l'agenzia Fides, la situazione sta migliorando, come è emerso da un recente incontro svoltosi a Manila tra il rappresentante speciale delle nazioni Unite per i Bambini e i Conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, e due delle principali sigle ribelli operanti nel Paese: il New people’s Army e il Moro Islamic Liberation Front, che hanno espresso la loro intenzione di rinunciare ad arruolare bambini nelle loro truppe e si sono detti disponibili ad avviare un processo di pace con il Presidente Aquino entro il termine del suo mandato, che scade nel 2016. Nelle Filippine, però, c’è anche un terzo gruppo di ribelli, legato ad al Qaeda: il problema è che la legge islamica vigente nel Mindanao considera i maggiori di 13 anni completamente adulti e, quindi, in dovere di dare il proprio contributo alla rivoluzione, sia per combattere la povertà, sia per tutelare la propria famiglia, o magari per vendicare la morte di un parente. Tra il 2007 e il 2008 nelle Filippine sono stati salvati circa 40 bambini soldato, ma secondo l’Unicef ci sarebbero ancora 600 minori in armi: il 15% delle forze totali. (R.B.)







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