2011-04-18 15:36:47

Allarme della Banca Mondiale per l’aumento dei prezzi alimentari: Paesi poveri sempre più in difficoltà


“Rispetto a sei mesi fa le prospettive economiche stanno migliorando a livello mondiale e in particolare nelle economie in via di sviluppo”. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, al Development Committee della Banca Mondiale, sottolineando che è stato raggiunto un progresso sostanziale verso gli Obiettivi di sviluppo del Millennio fissati per il 2015. Ma dagli stessi dati della Banca Mondiale emerge anche che il progresso è squilibrato e i Paesi più poveri restano indietro. Dunque luci e ombre per l’economia, con due tendenze preoccupanti: l’aumento dei prezzi degli alimentari e il rincaro delle materie prime, con conseguenze sui più poveri. Di queste e altre prospettive e delle possibili azioni internazionali Fausta Speranza ha parlato con l’economista Alberto Quadrio Curzio:RealAudioMP3

R. – Da un lato, vi è certamente il forte aumento di domanda di generi alimentari da parte di Paesi molto popolosi, in forte crescita, che hanno dunque la capacità di acquistarli, e anche – probabilmente – stanno facendo scorte assai significative. In secondo luogo, una parte dei prodotti agro-alimentari è stata utilizzata per altri fini, cioè per i cosiddetti bio-carburanti, e anche questo sottrae risorse alle finalità alimentari. Una terza spiegazione che – a mio avviso – non va sottovalutata è che la crescente debolezza del dollaro, moneta nella quale vengono stabiliti i prezzi dei generi agricoli su scala mondiale, rappresenta un innesco di ulteriori fattori speculativi: si teme che questa valuta perda sempre più valore, si tende ad accaparrare generi alimentari con operazioni speculative a termine. Quindi, c’è anche una componente speculativa e tutto ciò, sicuramente, rappresenta una grande preoccupazione, tant’è che taluni hanno affermato che le stesse rivolte dell’Africa mediterranea siano legate alla dinamica dei prezzi dei generi alimentari.

D. – La Banca mondiale raccomanda di rafforzare il proprio sostegno ai Paesi del Medio Oriente e dell’Africa del Nord. Ma è solo questione di “aiuti”? Che altro fare, che altro pensare?

R. – Io credo che gli aiuti erogati dai Paesi sviluppati ai Paesi dell’Africa mediterranea e del Medio Oriente non siano una soluzione, anche perché se si prendono questi venti Paesi denominati dal Fondo monetario internazionale “mid-risk North Africa”, e se si considera la disponibilità finanziaria di questi Paesi, ci si accorge che i fondi sovrani di molti di quei Paesi, compresa la Libia e l’Algeria, hanno un totale di risorse finanziarie disponibili intorno ai 1.500 miliardi di dollari: si tratta, dunque, di una enorme disponibilità finanziaria, tale che se fosse utilizzata in buona parte in quei Paesi, le risorse finanziarie per lo sviluppo sarebbero largamente garantite, molto ma molto di più di quanto i Paesi sviluppati potrebbero mettere a disposizione di quelle aree. Ciò non accade, e credo che l’Occidente o i Paesi sviluppati – soprattutto le forme sovrannazionali dei Paesi sviluppati – dovrebbero adoperarsi per varare una banca di sviluppo che sia un po’ sul modello di quella che fu la Bers (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) che partì nel 1992 per facilitare la ricostruzione e lo sviluppo dei Paesi del blocco comunista che ormai erano entrati in un’economia più democratica. Credo che bisognerebbe adoperarsi per quel fine: una banca di sviluppo tipo sul modello Bers, co-fondata - ad esempio - dall’Unione Europea con la Lega Araba. Una banca capace di attrarre i capitali dei fondi sovrani dei Paesi del Medio Oriente e di alcuni Paesi del Nordafrica potrebbe essere un’ottima iniziativa per facilitare lo sviluppo in quei Paesi, sviluppo che – come diceva Paolo VI – è il nuovo nome della pace.

D. – Negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad una profonda recessione, due picchi di prezzi alimentari, un nuovo shock dei petroliferi e poi i recentissimi fatti. Quando si riuscirà a controllare la speculazione internazionale?

R. – E’ difficile dire. Io credo che gli organismi sovrannazionali dovrebbero interessarsi molto di più e con molta maggiore penetrazione per porre limiti ai movimenti speculativi. Personalmente, io credo che la famosa “Tobin tax” (la tassa sulle transazioni valutarie, ndr) andrebbe applicata per far sì che non ci sia un eccesso di movimenti finanziari a breve termine che facciano salire i prezzi senza che ci siano cause reali. (gf)







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