Proseguono i combattimenti in Libia dove le forze di Gheddafi hanno bombardato la
città di Misurata. Scontri ad Agedabia. Fonti vicine ai ribelli parlano di almeno
sei vittime e 47 feriti. Il servizio di Amina Belkassem
Sulla situazione
in Libia, Michele Raviart ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore
di "Famiglia Cristiana":
R. - La situazione
sul campo si è ormai delineata da diversi giorni: i ribelli non hanno forza sufficiente
per mettere veramente in crisi Gheddafi e, nel contempo, Gheddafi - sotto la minaccia
dell’intervento della Nato - non può liberarsi dei ribelli, deve anzi contenere le
proprio operazioni, perché altrimenti esporrebbe le proprie forze armate a delle rappresaglie,
che potrebbero indebolirle in maniera decisiva. E’ chiaramente una situazione di stallo,
anche perché la volontà politica internazionale pare piuttosto debole.
D.
- L’alleanza occidentale sembra, quindi, divisa tra chi vorrebbe un maggiore intervento
militare e chi cerca, invece, di fare un passo indietro: qual è la situazione?
R.
- Noi abbiamo una "pattuglia" di Paesi - sostanzialmente Stati Uniti, Gran Bretagna
e Francia soprattutto - che fin dal principio hanno preso un po’ l’iniziativa. Ci
sono poi altri Paesi - come per esempio l’Italia - che sono chiaramente dentro la
missione non per una precisa volontà di intervenire contro Gheddafi, ma perché temono
semplicemente di essere poi tagliati fuori quando si faranno i conti di chi più ci
guadagna...
D. - Quali, quindi, le possibili soluzioni?
R. - Bisogna
tener presente una cosa: se lo stallo si dovesse prolungare, la soluzione che diventerebbe
verosimile sarebbe quella di una divisione della Libia. Nel caso, io credo che l’Italia
sarebbe probabilmente il Paese in assoluto più penalizzato.
D. - Perché questo?
R.
- Perché quello che potrebbe nascere è un ulteriore “staterello petrolifero” in Cirenaica,
che sarebbe una specie di protettorato dei Paesi che più lo hanno aiutato e protetto.
Noi ci troveremmo, quindi, con uno “staterello” che tutto sommato sa che l'Italia
non lo ha un granché aiutato a nascere e con una Libia che, invece, sa che noi abbiamo
partecipato alle operazioni contro Gheddafi.
D. - Quali sono le conseguenze
di questa guerra nel mercato globale, ad esempio del petrolio?
R. - Al momento
non ci sono grandissime conseguenze apparenti, perché essendo la crescita economica
ancora così stentata e flebile, anche un rallentamento del flusso di petrolio dalla
Libia in questo momento non influisce più di tanto. Viceversa i rischi di un rallentamento
deciso del petrolio da parte della Libia potrebbero anche spiegare la contrarietà
a questa missione internazionale di Paesi che sul mercato del petrolio hanno interessi
diversi e penso soprattutto alla Russia e alla Cina. (mg)