Mons. Betori: la politica sia una forma alta della carità
La politica, anche quella di oggi, non può fare a meno di “confrontarsi con il progetto
di uomo che scaturisce dalla testimonianza di Gesù”. Lo ha detto l’arcivescovo di
Firenze, mons. Giuseppe Betori, nell’omelia per la messa, celebrata ieri in arcivescovado,
in preparazione alla Pasqua per i cattolici impegnati in ambito sociale, politico
e nell’amministrazione pubblica. La politica – ha detto l’arcivescovo di Firenze -
“è una forma alta della carità che chiede rigorosa responsabilità di coerenza di persona
e di progetti e dedizione generosa”. Al tempo di Gesù, così come oggi, la superficialità
porta gli uomini a cercare “una religiosità di compromesso”. Una religiosità - ha
proseguito mons. Betori - “in cui la fede non è percepita come la cosa seria, come
una scelta che non ammette commistioni e pretende totale esclusività”. Tutto ciò si
riflette e diventa un problema, “anche per il nostro stare nel mondo”, nel servire
i fratelli come nel servizio della politica perché “è sempre e solo la persona umana,
la sua dignità e il suo bene, ciò che è in gioco tanto nella fede quanto nella politica”.
Per questo, essa non può che avere “come fine il bene comune”. L'arcivescovo – riferisce
il Sir - si è quindi soffermato “sul senso dell’impegno di un credente nella sfera
sociale e politica”, dove ciascuno “è chiamato per nome”, una chiamata in cui “gli
altri sono sempre implicati”. “Prendersi cura degli altri, anche nella forma istituzionale
della politica – ha concluso l’arcivescovo di Firenze – non si aggiunge quindi ad
un’identità già conclusa nel rapporto tra ogni uomo e Dio, ma è incluso in esso”.
“È questo che fa della politica una forma alta della carità, ma anche una missione
di testimonianza del Vangelo per tutti”. (A.L.)