La Lev pubblica le meditazioni per la Via Crucis presieduta dal Papa al Colosseo
C’è l’uomo di fronte al suo cuore meschino e preso dalla contabilità del proprio benessere
nelle meditazioni scritte da madre Rita Piccione per la Via Crucis del Venerdì Santo
al Colosseo, che sarà presieduta dal Papa; meditazioni che la Libreria Editrice Vaticana
pubblica questo sabato. Nei suoi testi la monaca agostiniana vuol parlare a credenti
e non, che si chiudono alla verità o sfregiano “l’ingenuità dei piccoli e dei deboli”
e identifica nel peso della croce portata da Gesù le persecuzioni contro la Chiesa
di ieri e di oggi. Tiziana Campisi ci anticipa in questo servizio alcuni contenuti
delle meditazioni:
“Scorgiamo
la meta da raggiungere, tuttavia c’è di mezzo il mare di questo secolo … è venuto
… colui al quale noi volevamo andare … e ci ha procurato il legno con cui attraversare
il mare. Nessuno, infatti, può attraversare il mare di questo secolo, se non è portato
dalla croce di Cristo”. Sono queste parole di Sant’Agostino ad offrire la chiave di
lettura delle meditazioni della Via Crucis scritte da madre Rita Piccione per la celebrazione
del Venerdì Santo al Colosseo.
Le riflessioni di madre Rita nascono
dalla premessa che il percorso verso il Calvario è come “l’ora della prova della nostra
vita”, “quando le varie maschere della menzogna deridono la verità e le lusinghe del
successo soffocano l’intimo richiamo all’onestà”, “quando il vuoto di senso e di valori
annulla l’opera educativa e il disordine del cuore sfregia l’ingenuità dei piccoli
e dei deboli”. L’ora di Cristo insinua “la tentazione della fuga, il sentimento dello
sgomento e dell’angoscia”. Ed è toccante la meditazione della prima stazione, dove
emergono gli interrogativi di Pilato sulla verità e l’identità di Gesù, quel restare
sordo alla sua Parola e il non comprenderne la sua testimonianza di verità, quel suo
uscire fuori verso i giudei più volte, durante l’interrogatorio a Gesù, che è come
“un impulso a fuggire da sé. E poi il prevalere della voce che lo raggiunge da fuori
sulla Parola che è dentro.
Tutto questo oggi è riconoscibile nei condizionamenti
che giungono dall’esterno, che soffocano i richiami della coscienza. E non trova migliori
parole se non quelle di Sant’Agostino, madre Rita, per parlare all’uomo di oggi: “Non
uscire fuori, torna in te stesso, è nel tuo uomo interiore che abita la verità”.
Nello
scorrere delle meditazioni è protagonista il cuore umano, spesso meschino, che si
lascia “ingannare dalle illusioni del piccolo tornaconto personale”. Ed è a questo
cuore “preso dalla contabilità del proprio benessere” (II stazione) e “cieco alla
mano del povero e dell’indifeso che mendica ascolto e chiede aiuto” che le tre cadute
di Gesù sotto il peso della croce lasciano insegnamenti. Così, se nella prima caduta
(III stazione) si può riconoscere l’umana impotenza, dove si innesta la potenza divina,
nella seconda c’è da imparare la pazienza e nel carico della croce si può scorgere
(VII stazione) “il peso della persecuzione contro la Chiesa di ieri e di oggi”. Persecuzione
“che uccide i cristiani in nome di un dio estraneo all’amore” o “coloro che rispondono
con l’amore all’odio” e “con la mitezza alla violenza”. La terza caduta è invece l’invito
a “perseverare”, a “rimanere fermi e saldi” nella prova e a rimanere in Cristo.
Nell’incontro
tra Gesù e le donne di Gerusalemme (VIII stazione), l’esortazione è a ritrovare la
capacità di piangere sui propri peccati, a “riconoscere le ferite delle nostre infedeltà
e delle nostre ambizioni, dei nostri tradimenti e delle nostre ribellioni” e a invocare
il balsamo della conversione. L’ultima stazione della Via Crucis, la XIV, porta dinanzi
al Cristo che sta per essere sepolto. Bisogna avvicinarvisi “non camminando, ma credendo”,
scrive madre Rita, “non con i passi del corpo, ma con la libera decisione del cuore”.