2011-04-15 14:18:43

Dolore e sgomento per l'uccisione del giovane cooperante italiano a Gaza


Strangolato poco dopo il sequestro. E' finita così, in tragedia, l'avventura di Vittorio Arrigoni, l'attivista per i diritti umani dell'International Solidarity Movement rapito ieri mattina nella Striscia di Gaza da un commando ultra-estremista salafita. Il suo corpo senza vita è stato trovato in un appartamento di Gaza City dai miliziani di Hamas. Dura la condanna da parte del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che in una lettera inviata alla madre del cooperante, ha scritto: “questa barbarie terroristica suscita repulsione nelle coscienze civili. La comunità internazionale tutta è chiamata a rifiutare ogni forma di violenza e a ricercare con rinnovata determinazione una soluzione negoziale al conflitto che insanguina la Regione''. Il servizio è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

“Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere, credo che tutti apparteniamo, indipendentemente dalle latitudini, dalle longitudini, ad una stessa famiglia, che è la famiglia umana”.

Poche parole, pronunciate dallo stesso Vittorio Arrigoni, per disegnare il profilo della sua esistenza; tutta incentrata sui concetti di unione, comunione e giustizia. Era un giovane come tanti, Vittorio. Ma diverso, perché aveva un obiettivo: lottare per il rispetto dei diritti umani, contro le ingiustizie, raccontando quello che accadeva a Gaza, e per questo rischiava la vita ogni giorno. Fino alla fine. E non è un caso che la sua uccisione abbia lasciato una traccia forte di sdegno e dolore a Gaza; tra quei palestinesi che in lui avevano trovato un paladino. E non sono un caso neppure le condanne giunte dall'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen, e da Hamas, che attraverso il suo portavoce ha parlato di “un crimine atroce” contro i loro valori. Il ricordo di Vittorio Arrigoni, nelle parole di chi lo ha conosciuto bene, don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi, intervistato da Fabio Colagrande:

R. – Vittorio Arrigoni è un giovane che ho lasciato l’ultima volta, ricordo, lungo la spiaggia di Gaza: dovevo affrettarmi per poter uscire dalla Striscia, prima che l’esercito chiudesse ancora una volta i confini. Vittorio mi diceva: “Io ho capito che dobbiamo restituire veramente alla popolazione l’umanità di cui è stata privata da anni e anni di assedio”. Il motto di Vittorio erano queste parole, che ripeteva continuamente e scriveva: “Restiamo umani”. Ecco allora che il ricordo di Vittorio e la sua stesa figura oggi restituiscono a noi un impegno ancora più forte, che si rafforzerà con un’altra missione della Freedom Flottiglia, che viene, ancora una volta, ostacolata. Ma noi continueremo, e Pax Christi continuerà ad essere presente, con i cristiani, i musulmani e i palestinesi, che nella Striscia di Gaza e nella Palestina occupata attendono come un “kairos” di giustizia e di pace. (ap)

La tragica vicenda di Vittorio Arrigoni si è consumata in poche ore: iniziata nella mattina di ieri, con il rapimento da parte del gruppo estremista salafita legato ad Al Qaeda; poi la richiesta di liberazione dei loro “confratelli” detenuti in cambio di quella dell’italiano, il video che mostrava lo stesso bendato e con segni di percosse; e l’ultimatum, fissato per oggi alla 16.00. Poi il drammatico epilogo, che ha portato alla scoperta del suo corpo nel corso di un blitz delle forze di sicurezza di Hamas in un palazzo di Gaza City. Secondo fonti locali, il 36enne sarebbe stato soffocato prima dell’irruzione nell’appartamento. E mentre proseguono le indagini - 2 gli arresti eseguiti fino a questo momento – la radio militare israeliana sottolinea che l'uccisione di Arrigoni mette in luce che a Gaza "cresce la guerra interna" fra Hamas e i gruppi integralisti salafiti che si ispirano ad Al Qaeda. Su queste profonde divisioni interpalestinesi, abbiamo sentito Giorgio Bernardelli, esperto di questioni mediorientali:

R. – Noi continuiamo ad analizzare sempre la situazione palestinese ragionando sullo scontro tra Fatah e Hamas. In realtà la situazione oggi è sempre più frastagliata, sempre più complessa, soprattutto all’interno della Striscia di Gaza. E’ proprio qui che esistono forze salafite, vicine ad al Qaeda; da tempo sono presenti e portano avanti una loro linea che è molto più oltranzista di quella di Hamas. Ma non è una cosa che succede da oggi, va avanti da anni. Questa morte probabilmente getta un cono di luce su questa situazione, fa cadere la maschera.

D. – Alcuni credono anche che il rapimento e la morte di Arrigoni siano un segnale contro gli stranieri presenti nella Striscia?

R. – Certamente ci sono oggi gruppi all’interno della Striscia di Gaza che guardano con preoccupazione a qualsiasi presenza che possa dare un sostegno, una soluzione, un piccolo spiraglio per uscire dal vicolo cieco. Sono gruppi che guardano con sospetto tutto questo perché hanno capito che è la loro forza mantenere in questa situazione ed è la lezione di questa morte: non si può più lasciare sola Gaza.(bf)







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