2011-04-14 13:22:57

L’arcivescovo Chullikatt all’Onu: la povertà non si sconfigge impedendo ai poveri di avere figli


I poveri sono una risorsa, non un problema: è quanto sottolineato dall’arcivescovo Francis Chullikatt nel suo intervento alla Commissione Popolazione e Sviluppo del Consiglio Economico e Sociale dell’Onu di New York. L’Osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro ha criticato quella visione distorta di sviluppo che per eliminare la povertà vorrebbe eliminare i poveri. Il presule ha dunque esortato i governi a rispettare sempre la dignità della persona e in particolare il diritto dei genitori ad avere dei figli, liberi da qualsiasi tipo di coercizione. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Ancora oggi, ha avvertito mons. Chullikatt, quando si parla di salute riproduttiva e sviluppo, la discussione è guidata dalla “falsa convinzione che in un contesto di crescita della popolazione”, l’atto di donare la vita vada visto con timore piuttosto che essere incoraggiato. Questa corrente di pensiero, ha osservato il presule, è basata “su un individualismo radicale che considera la riproduzione umana come un bene che deve essere regolato” per rendere l’economia di mercato più efficiente. Una visione, ha affermato l’arcivescovo Chullikatt, che non può corrispondere agli obiettivi delle Nazioni Unite. Queste interpretazioni sbagliate, ha quindi proseguito, “conducono ad una visione distorta” secondo cui la crescita della popolazione, soprattutto dei poveri, dovrebbe ridursi così da contrastare la povertà, l’analfabetismo e la malnutrizione. Al contempo, si afferma la teoria senza prove che l’aumento della popolazione devasterebbe l’ambiente e porterebbe ad uno scontro per l’utilizzo delle risorse.

“Queste preoccupazioni – ha avvertito – contribuiscono al diffondersi di forme di tecniche riproduttive che denigrano la natura della sessualità umana”. Tali concezioni sbagliate, ha soggiunto, “hanno portato alcuni governi nazionali ad adottare leggi e politiche che scoraggiano i genitori dall’esercitare il loro fondamentale e inderogabile diritto ad avere figli, liberi da coercizioni”. Politiche che, in alcuni casi, “rendono addirittura illegale per una madre dare la vita e per un bambino avere un fratello o una sorella”. Mons. Chullikatt ha dunque criticato con forza la teoria secondo cui "se ci fossero meno donne povere che partoriscono ci sarebbero tassi più limitati di mortalità materna" e, ancora, se nascessero "meno persone affamate sarebbe più facile distribuire le risorse per lo sviluppo". Questa visione distorta, è la denuncia del presule, “considera i poveri un problema” da affrontare come se si trattasse di “oggetti senza importanza” piuttosto che di “persone con un’innata dignità” meritevole di un sostegno pieno della comunità internazionale.

Del resto, ha constatato, in alcune aree del mondo, il calo dei tassi di fertilità ha portato all’invecchiamento della popolazione con problemi per lo sviluppo e il necessario sostegno agli anziani. Il presule ha così riaffermato la necessità di uno sviluppo umano integrale che tenga conto degli aspetti politici, culturali e spirituali della persona, della famiglia e della società. Di qui, il richiamo alla comunità internazionale ad un rispetto della dignità di ogni persona, che sia alla base di “una nuova etica per lo sviluppo”. In particolare, ha ribadito il presule, la Santa Sede chiede alla comunità internazionale di aumentare il proprio sostegno alla famiglia e all’accoglimento della vita. Invece di concentrarsi su politiche volte a ridurre il numero di persone povere, con metodi che attaccano il matrimonio e la famiglia, ha concluso, bisognerebbe concentrare le risorse in favore di quel miliardo di essere umani sottonutriti e lavorare affinché sia garantita l’educazione primaria ai 69 milioni di bambini che rischiano di divenire un’altra generazione di analfabeti.







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