I presuli canadesi sul caso del vescovo anglicano di Gerusalemme Sheil Dawani
I vescovi canadesi hanno rivolto un pressante appello al Governo israeliano affinché
ripristini il permesso di soggiorno al vescovo anglicano di Gerusalemme Arieh Cohen
Sheil Dawani. Il permesso era stato revocato lo scorso mese di febbraio dal Ministero
dell’Interno che ha sinora respinto ogni richiesta di ripristinarlo, nonostante le
proteste delle autorità religiose anglicane. In una lettera all’Ambasciatrice d’Israele
in Canada Miriam Ziv, la Conferenza episcopale canadese (Cecc/Cccb) si unisce al Primate
della Comunione Anglicana, Rowan William, ai leader delle Chiese cristiane in Terra
Santa e ai Rabbinati di Inghilterra e Israele per chiedere alle autorità israeliane
di “risolvere la questione e di dimostrare in modo chiaro il suo rispetto della libertà
religiosa nei territori sotto il suo controllo”. “Impedire a mons Dawani di esercitare
liberamente il suo ministero religioso non solo pregiudica la sua persona, ma lede
i bisogni e i diritti della comunità anglicana di Gerusalemme”, si legge nella missiva
che ricorda come lo Stato d’Israele rispetti “da anni la libertà religiosa e il diritto
delle comunità credenti di scegliere i propri leader e di celebrare il culto secondo
le proprie tradizioni”. Il vescovo Dawani è nato in Terra Santa e vi ha trascorso
la maggior parte della sua vita, ma non può ottenere né la cittadinanza e neppure
la residenza legale in Israele, perché è nato a Nablus, in Cisgiordania, territorio
che si trova sotto l’occupazione militare israeliana dal 1967, ma che non è stato
annesso a Israele. Conseguentemente è considerato uno straniero, che non può risiedere
a Gerusalemme se non con un permesso speciale, che le autorità israeliane possono
concedere o negare a loro discrezione. Come è noto, la questione dei visti di ingresso
e di residenza per il clero, le religiose e i religiosi della Chiesa cattolica è un
punto centrale dei negoziati tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, tuttora in corso
dal 1992. Nella stessa situazione si trovano tutte le Chiese in Terra Santa: data
la loro specifica natura, una grande parte del personale religioso operante in Terra
Santa viene infatti dall’estero. (A cura di Lisa Zengarini)