Costa d'Avorio: appello dei Salesiani per i 25 mila rifugiati nella parrocchia di
Duekoue
L’arresto di Laurent Gbagbo, presidente uscente della Costa d’Avorio, non mette fine
alla tragica situazione che sta attraversando la popolazione del Paese. A lanciare
un nuovo appello, pervenuto all’agenzia Fides, sono i Salesiani di Duekoue, attraverso
l’Ong cattolica spagnola Manos Unidas. Padre Vicente, Salesiano spagnolo impegnato
nel Paese africano da molti anni, insieme ad altri otto Salesiani ha accolto finora
nella sua parrocchia circa 20/25 mila persone che vivono in condizioni indescrivibili.
L’assalto alla città del 30 marzo, da parte dei ribelli che sostengono il presidente
eletto Alassane Ouattara, ha provocato un numero di rifugiati talmente elevato da
superare di molto le capacità assistenziali della parrocchia. “I primi giorni - riferisce
padre Vicente - abbiamo potuto fare qualcosa solo per i bambini. Gli abbiamo dato
barrette energetiche per farli mangiare dal momento che non c’era altro. Per quattro,cinque
giorni siamo stati senz’acqua nè cibo, con migliaia di persone senza mezzi di sussistenza”.
Adesso la situazione si è, per così dire, ‘normalizzata’: l’acqua arriva per 6 ore
al giorno (tre la mattina e tre la sera) e alcune agenzie umanitarie distribuiscono
cibo. “E’ necessario comunque un nuovo campo di accoglienza, perchè la gente non può
più continuare a vivere in queste condizioni” sottolinea il salesiano rivolgendo il
suo appello agli organismi umanitari, oltre che all’Acnur e all’Organizzazione Internazionale
per i Migranti. “Le condizioni igienico sanitarie sono drammatiche – prosegue il missionario
-. C’è il rischio del colera. La cosa più importante è che queste persone rientrino
nelle loro case, nei loro villaggi, ma questa zona del Paese è stata gravemente colpita
dai conflitti armati e la gente ha paura di tornare. Per noi è fondamentale aiutare
queste migliaia di persone, bambini orfani e anziani in particolare”. (R.P.)