Libia. Assedio a Misurata. Coalizione divisa sugli aiuti agli insorti
Sono cifre ancora tutte da confermare quelle degli scontri in Libia, ma il quadro
che ne esce è davvero sconcertante. “Misurata come Sarajevo”, dicono testimoni dalla
martoriata città enclave dei ribelli, assediata da giorni dalle forze di Gheddafi.
Intanto, le potenze del gruppo di contatto sulla Libia si confrontano oggi a Doha,
in Qatar. Sul tavolo, il ruolo della Nato e l’eventuale sostegno logistico al Consiglio
nazionale di transizione con sede a Bengasi. Il servizio di Marco Guerra:
Il Gruppo
di contatto dei Paesi che hanno aderito all’intervento militare in Libia non sembra
ancora aver trovato una posizione comune sulla possibilità di fornire armi, equipaggiamenti
e assistenza di intelligence agli insorti. I Paesi contrari a questa ipotesi
si appellano alla risoluzione Onu 1973 sulla Libia, che non autorizza ad armare i
ribelli. Più possibiliste Italia e Francia, che hanno già riconosciuto ufficialmente
Consiglio nazionale di transizione. Nel quadro della risoluzione Onu, l'Italia vuole
“mettere i ribelli libici in condizione di difendersi e chiede pertanto al Gruppo
di contatto di esaminare la possibilità di fornire materiale per l'autodifesa”, ha
detto il portavoce del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Ma l’obiettivo
ufficiale del vertice è anche quello di proseguire il confronto, per trovare una soluzione
politica per l'uscita di scena del rais e dell'avvio di una transizione che porti
alla costituzione della "nuova Libia". A tal proposito, il ministro degli Esteri britannico,
William Hague, ha detto che l’odierna riunione rafforzerà la pressione della comunità
internazionale su Gheddafi, affinché questi si faccia da parte. La questione sarà
approfondita nel pomeriggio, a Parigi, in un faccia a faccia tra il premier britannico
Cameron e il presidente francese Sarkozy. Dal canto suo, il Consiglio nazionale transitorio
di Bengasi preme per un intervento più deciso della Nato e promette petrolio in cambio
di aiuti alla popolazione. E sempre dai vertici degli insorti arriva l’allarme per
l’assedio di Misurata da parte delle milizie di Gheddafi. Nella località occidentale
della Libia, i morti sarebbero già almeno mille, secondo le stime degli insorti. Cifre
tutte da confermare, come i 10 mila morti in tutto il Paese denunciati sempre dagli
insorti. E parlando della situazione sul terreno, il segretario generale dell'Onu,
Ban Ki-moon, ha stimato che, nella peggiore delle ipotesi, circa oltre tre milioni
e mezzo di persone potrebbero aver bisogno di aiuto umanitario.
Egitto,
crisi cardiaca dopo l’arresto per l’ex presidente Mubarak In Egitto,
è ancora in piena evoluzione il processo di cambiamento istituzionale che ha portato
alle dimissioni del presidente, Hosni Mubarak, attualmente in custodia cautelare a
Sharm El Sheikh con l’accusa di aver provocato le violenze nelle quali hanno perso
la vita almeno 800 persone. Da ieri, Mubarak si trova in terapia intensiva nell'ospedale
della località turistica egiziana, dopo una crisi cardiaca che ha avuto alla notizia
dell’arresto dei suoi due figli al Cairo. I figli sono stati contestati e derisi dagli
altri detenuti al loro arrivo in carcere questa mattina.
Yemen, ancora vittime
nelle proteste antigovernative Quattro agenti della polizia yemenita e due
soldati dell'esercito, passati con i manifestanti antigovernativi, sono morti in uno
scontro a fuoco a nord di Sana’a, la capitale dello Yemen. Secondo la ricostruzione,
gli scontri sarebbero scoppiati nella notte nei pressi di un checkpoint nella
capitale yemenita. Scontri anche in altre parti del Paese: sale ad almeno due morti
e cinque feriti il bilancio dell'intervento delle forze di sicurezza yemenite ad Aden,
nel sud del Paese, contro manifestanti antigovernativi. Gli agenti hanno sparato contro
i dimostranti per bloccare una nuova manifestazione contro il presidente Saleh, al
potere da 32 anni.
Bielorussia, due arresti per terrorismo Due arresti
in Bielorussia per l’attentato nella metropolitana di Minsk, che lunedì scorso ha
causato 12 morti e 200 feriti, di cui una ventina gravi. Le forze dell'ordine hanno
fermato nella notte due amici bielorussi, ritenuti l'esecutore e il complice dell'attentato.
Entrambi gli arrestati sono della provincia bielorussa e si conoscono da tempo. Il
presunto autore ha 25 anni. I due uomini sono stati identificati grazie alle telecamere
della metropolitana. Gli inquirenti stanno conducendo gli interrogatori. Finora, nessuna
rivendicazione è stata avanzata e gli investigatori seguono tutte le piste. Per il
presidente Aleksandr Lukashenko, si tratta di un attacco simile a quello del 2008
e attribuibile ad un complotto straniero.
Spagna, debito pubblico Il
premier spagnolo, Zapatero, da Pechino esclude nuove misure per tagliare il deficit
pubblico, dopo che la Cina ha rinnovato il suo impegno a comprare altri bond
governativi di Madrid. La Cina continuerà ad acquistare debito spagnolo e contribuirà
a finanziare una ristrutturazione delle casse di risparmio del Paese. Lo ha detto
una fonte governativa spagnola, dopo l’incontro bilaterale tra il premier cinese,
Wen Jiabao, e il primo ministro spagnolo. La Cina detiene il 12% del debito sovrano
spagnolo, che è in mani estere. Nel corso della sua visita a Pechino, Zapatero ha
siglato accordi per un miliardo di euro tra imprese iberiche e cinesi. Durante la
conferenza stampa, il premier spagnolo ha detto anche che il suo esecutivo “proseguirà
con tutta la sua capacità, a ridurre le possibilità” di azione dell’Eta. Il governo
socialista chiede che il gruppo separatista basco - che il 10 gennaio scorso ha decretato
una “tregua permanente e generale” - deponga definitivamente le armi.
Costa
d’Avorio, arresti domiciliari per l’ex presidente Gbagbo L'ex capo di Stato
della Costa d'Avorio, Laurent Gbagbo, arrestato lunedì scorso, è agli arresti domiciliari
“in attesa che si apra un procedimento giudiziario”. Lo ha annunciato ieri sera il
governo del neo-presidente, Alassane Ouattara, senza precisare il luogo della detenzione.
Intanto, il ministro della Difesa francese, Gerard Longuet, ha annunciato che “pattuglie
di gendarmeria ivoriane e di Parigi circoleranno ad Abidjan per mostrare che c'è uno
stato di diritto che si mette in attività”. “A questo momento - ha aggiunto, intervenendo
davanti all'Assemblea nazionale - hanno dato la disponibilità al presidente eletto
Ouattara il direttore della gendarmeria, il direttore della polizia, il capo di Stato
maggiore dell'esercito e quello delle truppe di terra”. Il futuro del contingente
francese "Liocorno", di stanza in Costa D’Avorio ad Abidjan, dipenderà dalle decisioni
in materia dei responsabili dell'Onuci, la missione delle Nazioni Unite in Costa d'Avorio.
Swaziland Un
coprifuoco notturno è stato instaurato ieri sera dalle autorità del regno dello Swaziland,
per arginare un tentativo di protesta popolare a favore di un’apertura democratica
e di una migliore gestione degli affari del Paese, sullo sfondo di un malessere sociale
generalizzato.Come per le rivolte delle piazze arabe, l’organizzazione della
protesta nello Swaziland è stata in parte veicolata dai social network. I sindacati
dello Swaziland, principali promotori della protesta, avevano comunicato al governo
la loro intenzione di manifestare per tre giorni a partire da ieri, ma l’autorizzazione
era stata negata. Ieri, nelle strade di Manzini, la città più grande, le forze dell’ordine
hanno disperso diversi tentativi di manifestazione. In mattinata, erano stati effettuati
vari arresti, che si aggiungono a quelli dei principali organizzatori delle proteste.
R.D.
Congo Nel processo sull’uccisione del noto difensore dei diritti umani, Floribert
Chebeya, il Consiglio delle parti civili ha chiesto alla corte militare di Kinshasa
di “rendere giustizia nella verità”. Il pubblico ministero, in una requisitoria di
più di cento pagine, ha invece richiesto la pena capitale per gli imputati, per lo
più militari, accusati di associazione a delinquere.
Afghanistan Ancora
violenza in Afghanistan. Almeno dieci civili sono morti e altri sette sono rimasti
feriti in seguito a un attacco kamikaze, sferrato nel distretto di Asmar, nella provincia
di Kunar. Lo riferisce l'agenzia di stampa “Xinhua”, citando il capo della polizia
provinciale. L'attacco è stato lanciato mentre era in corso un’assemblea tribale.
Vittime si contano anche tra i militari del contingente straniero. Un soldato della
Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) è morto
oggi nell’Afghanistan orientale. Lo riferisce la stessa Isaf a Kabul. I militari stranieri
morti nel Paese sono, secondo l'Ong icasualties, 121 dal primo gennaio e 13 dall'inizio
di aprile.
Pakistan Aerei droni statunitensi hanno lanciato quattro
missili contro un veicolo sospetto, uccidendo sei militanti islamisti nei pressi della
piccola città pakistana di Angoor Adda, a circa sei chilometri dal confine con l'Afghanistan.
Il raid del velivolo senza pilota, il primo dopo una tregua di oltre tre settimane,
è avvenuto all’indomani di un incontro avvenuto a Washington tra il capo della Cia
e il responsabile dei servizi segreti pakistani, in cui sono stati discussi i rapporti
tra le due agenzie. L'ultimo attacco drone in Pakistan risale al 17 marzo scorso,
quando 39 persone, tra cui diversi civili, rimasero uccise, scuotendo la fragile alleanza
tra il Pakistan e gliStati Uniti nella guerra contro gli islamisti. (Panoramica
internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 103