India: Venerdì Santo marcia e preghiera per le vittime dei crescenti attacchi anticristiani
Sarà un pellegrinaggio silenzioso, accompagnato dal digiuno e dalla preghiera, quello
che il prossimo Venerdì Santo, 22 aprile, vedrà sfilare per le strade di Mumbai oltre
20mila cristiani indiani, di tutte le confessioni. L’iniziativa, lanciata dall’Ong
cattolica “Catholic Secular Forum” (Csf), e già appoggiata da numerosi gruppi e associazioni
cristiane, sarà dedicata alla preghiera per i fedeli perseguitati e, in special modo,
alle vittime degli attacchi anticristiani in India. Come riferisce all’agenzia Fides
Joseph Dias, laico cattolico e direttore del Csf, “la comunità dei credenti ha avvertito
l’esigenza di dedicare il Venerdì Santo, giorno in cui si riflette e si prega sulla
Crocifissione di Cristo, a tutti quei fedeli ‘crocifissi’ oggi in India e nel mondo”.
Il pellegrinaggio principale si terrà a Mumbai (secondo le adesioni, si attendono
oltre 20mila persone), partendo dalla chiesa del Sacro Cuore per giungere, dopo 10
km di marcia, al Convento di San Carlo. Ma anche nelle altre principali città indiane,
come Delhi, Calcutta, Bangalore e altre ancora, si stanno organizzando simili iniziative,
che vedranno i cristiani sfilare e pregare pubblicamene per sensibilizzare le istituzioni
e l’opinione pubblica. I cristiani infatti sono allarmati perché, sottolinea Dias,
“gli attacchi anticristiani compiuti da gruppi estremisti indù sono in aumento: nel
2011 registriamo, in media, un episodio al giorno, più o meno grave. A volte le aggressioni
si concentrano in alcune aree, come l’Orissa o il Karnataka, ma si può dire che nessuno
Stato dell’India ne sia immune”. In Karnataka ad esempio, spiega Dias, non si può
parlare di “nuova ondata” perché “dal 2008 gli attacchi non si sono mai fermati. I
recenti episodi ne rappresentano la drammatica conferma”. “Il Csf – continua – ha
denunciato l’alleanza criminale fra vertici dell’esercito e leader estremisti indù,
responsabile della violenza anticristiana che negli anni scorsi ha colpito negli stati
di Orissa, Karnataka, Madhya Pradesh e Maharashtra, e che prosegue tuttora”. Dias
nota che “i cristiani sono vittime facili perché non rispondono con la violenza, nè
con la vendetta, ma con la preghiera e con il perdono”. Sulle ragioni dell’impennata
negli attacchi, il direttore del Csf nota a Fides: “Spesso il pretesto è una falsa
accusa di proselitismo e di operare conversioni forzate. La vera questione è che gli
estremisti indù non tollerano l’impegno sociale dei cristiani, in scuole e ospedali,
e soprattutto la loro preziosa opera di promozione umana, economica e sociale dei
dalit e dei tribali, oppressi e discriminati nella società su base castale, poiché
spesso costoro in seguito chiedono di abbracciare la fede cristiana”. (R.P.)