Medici senza frontiere ricordano le "crisi dimenticate" nel mondo, da Haiti al Pakistan
Medici Senza Frontiere ha presentato oggi a Roma il settimo Rapporto sulle “Crisi
dimenticate”, a cura dell’Osservatorio di Pavia. Nel 40.mo anno dalla fondazione dell’organizzazione,
il documento prende in esame le notizie trattate dalla stampa italiana ed europea,
occupandosi del terremoto ad Haiti e delle alluvioni in Pakistan, ma anche della situazione
in Libia, Bahrein e Costa d'Avorio. Il servizio di Giada Aquilino:
Il terremoto
e l’epidemia di colera ad Haiti. Le alluvioni in Pakistan. Gli sconvolgimenti in Libia,
Costa d’Avorio e Bahrein. Sono le crisi umanitarie del 2010 e d’inizio 2011. Ma nonostante
l’entità delle emergenze, non tutte hanno avuto la stessa visibilità mediatica. In
particolare, il settimo rapporto di Medici Senza Frontiere sulle “Crisi dimenticate”
mostra, ha detto Kostas Moschochoritis, direttore generale di
MSF Italia, come, per quanto riguarda Haiti, “l’enorme copertura da parte dei media
data al terremoto del 12 gennaio 2010 e l’enorme mobilitazione di fondi e organizzazioni
umanitarie non si siano poi tramutate in una risposta immediata nella gestione dell’epidemia
di colera, esplosa sull’isola a ottobre” scorso. Per le alluvioni in Pakistan dell’estate
2010, la stampa - italiana e non solo - ha prestato attenzione all’emergenza in agosto,
poi i riflettori si sono spenti già a partire da settembre. Per Moschochoritis, l’allarme
ora è anche per la Costa d’Avorio, a poche ore dall’arresto dell’ex presidente Laurent
Gbagbo, ad opera dei fedelissimi del capo di Stato eletto, Alassane Ouattara:
“Parliamo
di una situazione molto difficile per la popolazione, con un non-accesso alle strutture
sanitarie da parte della gente comune. All’ospedale di Abobo di Abidjan, dove supportiamo
il sistema sanitario locale, avevamo predisposto un sistema di ambulanze per portare
i feriti all’ospedale: negli ultimi giorni, questo sistema non ha potuto funzionare
perché la sicurezza non lo ha consentito. E la gente non è potuta arrivare all’ospedale.
Questa è una cosa che abbiamo denunciato fortemente: l’accesso della popolazione alle
strutture sanitarie è alla base del diritto umanitario internazionale. Inoltre, cerchiamo
di garantire quei servizi che sono necessari comunque in ogni Paese: non dobbiamo
dimenticare che non ci sono soltanto i feriti da arma da fuoco, ma ci sono donne incinte
con parti complicati, c’è la popolazione vulnerabile che ha malattie croniche, che
ha bisogno di cure continue”.
Stefano Zannini, capo missione
MSF ad Haiti, ha notato che in queste settimane l’attenzione per l’isola caraibica
è tutta per i risultati delle elezioni, vinte dal cantante Michel Martelly.
Ma l’allarme è ancora alto:
R. – Ci sono vari pericoli, secondo me.
Sicuramente il processo elettorale sta facendo attraversare alle istituzioni pubbliche
haitiane una fase di impasse generale. Non vengono prese decisioni, mancano
i funzionari pubblici e si aspetta un nuovo governo. Eppure, i rischi sono impellenti:
il rischio di ripresa dell’epidemia di colera con l’arrivo delle prossime piogge,
il rischio di catastrofi naturali come inondazioni, cicloni, smottamenti o addirittura
altri terremoti. E, inoltre, tensioni politiche e sociali legate ad una possibile
crisi alimentare: ricordiamo che i prezzi di alcuni prodotti alimentari di base stanno
aumentando a livello internazionale e ad Haiti il raccolto del riso – che è uno dei
prodotti alimentari più importanti – è oggi in grande difficoltà.
D.
– In quale zona avviene la coltivazione del riso?
R. – Ad Haiti, la
maggior parte del riso viene prodotta nel dipartimento dell’Artibonite, che è quello
nel quale l’epidemia di colera ha avuto inizio nell’ottobre 2010. Moltissimi agricoltori
si rifiutano oggi di andare in quelle zone a raccogliere il riso, preoccupati del
rischio di nuovi contagi. Se questo raccolto non dovesse essere assicurato, come nei
mesi e negli anni passati, si rischia effettivamente di avere ulteriori, gravi problemi
nei prossimi mesi. L’impegno di MSF è anche per il Nord Africa
e i Paesi arabi, teatro di una grave escalation di violenza a danno dei civili,
come pure per l’isola italiana di Lampedusa, per l’assistenza ai migranti. In Libia,
un intervento particolare è da poco riuscito a Misurata. Ce ne parla Sergio
Cecchini, responsabile comunicazione MSF Italia:
“Misurata
è una città isolata e domenica 3 aprile siamo riusciti ad approdare in città con una
nave e ad evacuare 71 feriti gravi a causa del conflitto. Li abbiamo trasferiti in
Tunisia, dove sono stati presi in carico dalle strutture sanitarie locali. Quando
siamo arrivati a Misurata, l’ospedale cittadino era stato più volte bombardato durante
la mattinata e c’era enorme bisogno di materiale medico, che siamo riusciti a trasportare
con la stessa nave”.