Il Consiglio speciale del Sinodo sul Medio Oriente: cristiani costretti all'esodo
per mancanza di libertà religiosa
“Un programma sinodale maturato all’interno dell’Assemblea, che attende di trovare
applicazione nelle Chiese presenti in Medio Oriente”. Così il Segretario Generale
del Sinodo dei Vescovi, mons. Nikola Eterović, ha definito gli interventi che Benedetto
XVI ha tenuto durante l’ultima assise sinodale dello scorso ottobre. Nell’introdurre
i lavori della terza riunione del Consiglio speciale – svoltasi il 30 e il 31 marzo
scorsi – mons. Eterovic è tornato anzitutto sulle linee portanti delle affermazioni
del Papa al Sinodo, ricordando il tema dell’assise "La Chiesa Cattolica nel Medio
Oriente: Comunione e testimonianza. 'La moltitudine di coloro che erano diventati
credenti aveva un cuore solo e un'anima sola' (At 4, 32)".
Il segretario
generale del Sinodo, informa una nota, “ha fatto pure riferimento alla situazione
attuale nel Medio Oriente, che obbliga i cristiani a seguire l’esempio della prima
comunità della Chiesa, nella quale tutti davano testimonianza di comunione, pur vivendo
nelle difficoltà derivanti dalla novità della vita che avevano abbracciato, tra cui
l’opposizione e l’inimicizia di molti”. Un saluto è stato rivolto in particolare da
mons. Eterovic al nuovo patriarca di Antiochia dei Maroniti, Sua Beatitudine Béchara
Boutros Raï. La riunione del Consiglio speciale si è poi suddivisa in due gruppi per
studiare una bozza di lavoro con la quale presentare in maniera organica i contenuti
delle Proposizioni enunciate al Sinodo, in vista della stesura del documento postsinodale.
Tra
gli aggiornamenti sulle Chiese particolari, informa il comunicato, c’è stato uno “scambio
di pareri e informazioni” sulla situazione generale del Medio Oriente e del Nord Africa.
“La situazione precaria dovuta a movimenti sociopolitici interessa da vicino le Chiese
che – si afferma – condividono le gioie e le preoccupazioni dei cittadini, costretti
in molti casi ad emigrare a causa della violenza, della mancanza di lavoro, della
restrizione della libertà religiosa, del ridotto spazio della democrazia. Peraltro
rimane impellente la necessità di un dialogo libero e fruttuoso con le altre religioni
e con i legittimi rappresentanti dei poteri civili”.