Fissata al 22 ottobre di ogni anno la memoria, a Roma e in Polonia, del Beato Karol
Wojtyla
La memoria del Beato Giovanni Paolo II verrà celebrata ogni anno il 22 ottobre, giorno
dell’inizio del suo ministero petrino. E’ quanto stabilito con un Decreto dalla Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in vista della Beatificazione
di Papa Wojtyla, presieduta da Benedetto XVI il prossimo primo maggio in Piazza San
Pietro. La memoria del Beato sarà celebrata nel Calendario proprio della diocesi di
Roma e delle diocesi della Polonia. Quanto agli altri Calendari propri, la richiesta
di iscrizione della memoria facoltativa potrà essere presentata alla Congregazione
dalle Conferenze episcopali per il loro territorio, dal vescovo diocesano per la sua
diocesi, dal superiore generale per la sua famiglia religiosa. Si stabilisce, inoltre,
che nell’anno successivo alla Beatificazione, sia possibile celebrare una Santa Messa
di ringraziamento, su iniziativa del vescovo diocesano. La memoria del 22 ottobre
ricorda, dunque, la Messa d’inizio Pontificato di Karol Wojtyla. Ripercorriamo alcuni
passaggi salienti dell’omelia, nel servizio di Alessandro Gisotti:
“Non abbiate
paura”: la vibrante esortazione enunciata da Giovanni Paolo II all’inizio del suo
ministero petrino racchiude tutta la sua vita, la sua straordinaria testimonianza
al servizio di Cristo, della Chiesa, a difesa della dignità degli uomini. Il Successore
di Pietro eleva al Signore una “fervente, umile” e “fiduciosa preghiera”:
“O
Cristo! Fa’ che io possa diventare ed essere servitore della tua unica potestà! Servitore
della tua dolce potestà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto!
Fa’ che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi”.
Poi,
pronuncia quelle parole che fanno ormai parte della storia dell’umanità. Lo fa con
un vigore che pare già scardinare i muri che ancora separano uomini e civiltà:
“Non
abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà
aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi
di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’.
Solo lui lo sa!”
Karol Wojtyla sa di essere il primo Papa non italiano
dopo quattro secoli e mezzo. E tuttavia, fin dal giorno dell’elezione, il 16 ottobre,
ha saputo raggiungere il cuore dei fedeli italiani e in particolare dei romani. Una
relazione speciale quella intessuta con la sua diocesi di Roma, che ha delle motivazioni
profonde, come lui stesso spiega in quel memorabile 22 ottobre di 33 anni fa:
“Alla
Sede di Pietro a Roma sale oggi un Vescovo che non è romano. Un Vescovo che è figlio
della Polonia. Ma da questo momento diventa pure lui romano. Sì, romano! Anche perché
figlio di una nazione la cui storia, dai suoi primi albori, e le cui millenarie tradizioni
sono segnate da un legame vivo, forte, mai interrotto, sentito e vissuto con la Sede
di Pietro, una nazione che a questa Sede di Roma è rimasta sempre fedele”.
Nella
Messa che suggella l’inizio del ministero petrino, Karol Wojtyla si rivolge ad ogni
uomo, in particolare a chi “è invaso dal dubbio”, a chi “è incerto del senso della
sua vita su questa terra”. A tutti, il Papa “venuto da lontano” porta un messaggio
di speranza: permettete a Cristo di parlarvi, solo lui ha parole di vita eterna. Un’esortazione
a lasciarsi incontrare dall’amore di Dio, che Giovanni Paolo II ha ripetuto instancabilmente
nei 27 anni seguiti a quella Messa solenne in Piazza San Pietro.