2011-04-12 16:33:14

Attentato alla metro di Minsk, salite a 12 le vittime


E' salito a 12 morti e un centinaio di feriti il bilancio delle vittime dell'esplosione avvenuta ieri nella metro di Minsk, e ritenuta dalla polizia bielorussa un attacco terroristico. Lo stesso presidente Aleksandr Lukashenko ha definito l’attentato un tentativo di destabilizzare il Paese da parte di imprecisate forze esterne. Intanto, il ministro dell’interno ha già fatto diramare gli identikit dei possibili attentatori. Su questi primi elementi Stefano Leszczynski ha intervistato Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del "Corriere della Sera":RealAudioMP3

R. – Sono in molti in Bielorussia a pensare che l'attentato possa venire dall’esterno, non solo il presidente, anche se le opinioni sono divergenti. Il presidente ha sempre accusato l’Occidente di fomentare l’instabilità in Bielorussia mentre l’opposizione pensa che se c’è qualcuno che vuole mettere in discussione anche la stessa attività dell’opposizione bisogna guardare non a Occidente ma, invece, a Oriente e quindi verso la Russia e verso i servizi segreti.

D. – Questo è stato proprio il principale timore espresso dall’opposizione. C’era stato questo tipo di reazione in passato?

R. – Sì, già nel 2008 quando c’era stato un attentato che in realtà era stata una cosa molto meno seria di questa, le autorità ne avevano "approfittato". Il fatto che immediatamente le autorità abbiano annunciato un identikit, abbiano annunciato l’identificazione, fa pensare che forse si potrebbero temere indagini a senso unico perché naturalmente è facile identificare gli oppositori, sono conosciuti. Ricordiamoci che a dicembre furono arrestate 700 persone e tra queste c’erano numerosi candidati alle elezioni presidenziali.

D. – Lukashenko non è un personaggio particolarmente amato da molti ambienti democratici. Questo attentato potrebbe contribuire a spostare l’attenzione da quella che è l’attività di questo presidente molto duro …

R. – Diciamo che Lukashenko non è amato in Occidente però è oggettivamente amato in patria. Lui vince le elezioni con percentuali plebiscitarie, perché in realtà lui garantisce o ha garantito finora e in passato un minimo di tranquillità. Inoltre, la Bielorussia era fino a ieri un Paese molto sicuro, dove non succedevano le cose terribili accadute nella vicina Russia. L’attentato nella metropolitana di ieri potrebbe cambiare un po’ le carte in tavola perché a questo punto se Lukashenko non riesce neanche più a garantire la sicurezza, forse la gente può iniziare a ripensarci. Certamente l’atteggiamento dell’Occidente e della Russia nei confronti di Minsk, del suo “padre-padrone”, dipenderà anche poi da quello che uscirà fuori dalle indagini: cioè, da chi saranno effettivamente gli eventuali personaggi che stanno dietro questo attentato. (bf)








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