Il Giappone ricorda le vittime dell'11 marzo: nuova forte scossa di terremoto
Il Giappone ha ricordato oggi gli oltre 13 mila morti e i 14 mila dispersi, vittime
del terremoto e dello tsunami che hanno colpito, esattamente un mese fa, il nord est
del Paese. Proprio in questa area del Giappone la terra è tornata a tremare. Una scossa
di magnitudo 7,1 ha colpito stamani la prefettura di Fukushima, dove si trova la centrale
nucleare danneggiata dal sisma dello scorso 11 marzo. Sembrano comunque scongiurati
ulteriori guasti all’impianto ed è anche rientrato l’allarme tsunami scattato poche
ore dopo la forte scossa. Ma com’è la situazione oggi in Giappone? Sergio Centofanti
lo ha chiesto ad Antonio Sgro, cittadino italiano residente a Tokyo:
R. – La
situazione sta tornando alla normalità, ma lentamente, nel senso che la percezione
è sempre quella di partecipazione al dolore: non si interviene ad eventi e party,
si evita ancora di uscire la sera per feste di compleanno e simili. Il Giappone sta
soffrendo, quindi queste manifestazioni non sono gradite e per un certo periodo ci
sarà una sorta di spasmodica attenzione a non esagerare nei comportamenti che potremmo
definire “frivoli”. E quindi si sta tornando ad una normalità che passa attraverso
questa fase di rispetto per quanti hanno perso tutto o non ci sono addirittura più.
Si tornerà, però, sicuramente alla normalità: è questione di mesi. L’economia avrà
bisogno di più tempo probabilmente. Ma si va incontro ad un problema forse più grande,
che creerà all’economia stessa difficoltà maggiori: quello della limitatezza della
produzione energetica, che, quindi, comporterà dei tagli al consumo di energia, dei
forti suggerimenti, da parte delle autorità, sia alle imprese che ai cittadini, perché
consumino meno.
D. – Oggi c’è stata una nuova scossa...
R.
– Esatto, anche piuttosto forte. Le scosse continuano e non si sono mai interrotte.
Dall’11 marzo, non tutti i giorni e con la stessa intensità, ma ad intervalli più
o meno regolari, le scosse si susseguono. Dobbiamo abituarci a convivere con questa
nuova condizione.
D. – Qual è la percezione dell’allarme nucleare?
R.
– I cittadini giapponesi hanno continuato, anche nel periodo di maggiore picco della
crisi nucleare, a credere ciecamente a tutto quello che le autorità giapponesi indicavano,
perché questo è lo stile giapponese: il giapponese rispetta assolutamente ciò che
le autorità promuovono e comunicano. Quindi, anche questa volta si sono comportati
nello stesso modo.
D. – Ci sono anche proteste e manifestazioni contro
il nucleare...
R. – Sì, queste manifestazioni ci sono, continuano e
continueranno, perché naturalmente c’è una coscienza, rispetto al nucleare, che evidentemente
emerge e cresce, anche se – ricordiamoci sempre – parliamo di un numero ancora ridotto
di giapponesi che manifestano apertamente contro l’uso del nucleare. Questo è un Paese
che dipende dal nucleare. Immaginare un futuro in Giappone, senza il nucleare, è immaginare
un Paese in ginocchio, perché non potrebbe, nel breve periodo, assolutamente farne
a meno.
D. – Oltre all’emergenza nucleare resta ancora drammatica la
situazione di tanti sfollati...
R. – Sì, ce ne sono ancora tanti e le
attività di supporto continueranno ancora per molti mesi. L’impatto, da un punto di
vista anche finanziario, è notevole. L’aiuto umanitario che da più parti è arrivato,
senza interruzione, è notevole, però richiede del tempo affinché possa produrre tutti
gli effetti; parlo della distribuzione e dell’organizzazione degli aiuti che sono
il filo conduttore che deve portare questi aiuti a raggiungere le popolazioni disastrate.
Questa è una situazione che naturalmente non si può risolvere nel giro di qualche
giorno: richiederà molto più tempo purtroppo. (ap)