Nuove proteste in Egitto. Mons. Fitzgerald: Il Paese vive una fase di incertezza
In Egitto centinaia di dimostranti hanno trascorso la notte in piazza Tahrir dopo
gli scontri con le forze dell’ordine dei giorni scorsi, che hanno provocato almeno
una vittima e decine di feriti. I militari al potere, senza confermare il bilancio,
hanno ordinato la rimozione di 4 governatori locali vicini alla passata leadership,
ma la piazza chiede l’apertura di un’inchiesta e invoca l’incriminazione dell’ex presidente
Mubarak e di altri esponenti del deposto regime. Sulla situazione nel Paese, Stefan
Kempis, della nostra redazione tedesca, ha intervistato mons. Michael Fitzgerald,
nunzio apostolico in Egitto:
R. – Siamo
in una fase di transizione, una fase di incertezza, ma ci sono grandi speranze e allo
stesso tempo alcune apprensioni. I partiti politici si stanno organizzando per le
elezioni del settembre prossimo. E’ certo che i Fratelli musulmani sono più organizzati.
Il Partito democratico nazionale ha perso i suoi capi e non si sa come si presenterà
o se si presenterà. Si stanno organizzando anche altri partiti dove ci sono cristiani
e musulmani insieme.
D. – Qual è il ruolo dei cristiani, in particolare
dei cattolici, in questa delicata fase politica?
R. – E’ una cosa molto
positiva il fatto che i giovani cristiani, specialmente i giovani cattolici, stiano
facendo uno sforzo per capire i problemi della società di oggi, per capire cosa vuol
dire il cambiamento della Costituzione. Tutti questi problemi sono studiati con l’aiuto
di esperti che sono chiamati a partecipare a vari incontri. Dal punto di vista delle
elezioni, dobbiamo dire che i Fratelli musulmani non sono i soli sul fronte islamico,
ci sono anche altri gruppi e, dunque, c’è una frammentazione che può forse dare più
possibilità a un pensiero liberale in modo che cristiani e musulmani possano avanzare
insieme e poi ottenere una parte dei seggi del parlamento.
D. – C’è
il pericolo che il fondamentalismo islamico metta le mani sulla rivoluzione?
R.
- Certo c’è stata una propaganda da parte di alcuni musulmani che dicevano che c’è
il pericolo che il Paese perda il suo carattere islamico. Siamo in una fase di transizione,
ma per il momento il Consiglio supremo delle forze armate dirige il Paese. Speriamo
che questa fase non duri troppo e che l’Egitto possa entrare presto in un futuro migliore.