L'Ue rispetti le leggi italiane, il monito di Frattini a Bruxelles. Nuovi sbarchi
a Lampedusa
L’Unione Europea rispetti le nostre leggi. E’ questo il monito del ministro degli
Esteri italiano Frattini sul tema immigrazione, alla vigilia dell’atteso vertice di
Lussemburgo per fare il punto sulla situazione. L’Ue per ora non replica alle parole
del premier Berlusconi. Critico invece il presidente della Camera Fini che dice “basta
con le improvvisazioni”. Intanto a Lampedusa proseguono gli sbarchi: l’ultimo barcone
è approdato poco fa con a bordo 50 tunisini; altre due imbarcazioni sono state avvistate
dalla guardia Costiera; sull'isola attualmente ci sono circa 1000 migranti. Da domani
al via i rimpatri. Il servizio di Cecilia Seppia
Intanto
mentre anche il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha lanciato
un appello alle istituzioni europee, ieri è entrato in vigore il permesso di soggiorno
temporaneo valido sei mesi. A Torino lo hanno già richiesto in ottanta, sbarcati a
Lampedusa tra il primo gennaio e il 5 aprile. Secondo le autorità italiane potranno
viaggiare all’interno dei Paesi Schengen, ma per Germania e Francia, i permessi sono
contrari al trattato sulla libera circolazione nell’Ue. Francesca Sabatinelli
ha intervistato mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione
Migrantes della Cei.
R. – Questo
fatto della crisi del Nord Africa è il risultato evidente che l’Europa sociale manca,
che ancora una volta l’Europa sociale desiderata dai tre grandi protagonisti – De
Gasperi, Schumann e Adenauer – è ancora al di là da venire. Cade immediatamente
l’Europa, quando ci sono problematiche che riguardano, appunto, la tutela dei diritti,
la politica delle migrazioni e la politica anche dell’asilo e dei richiedenti asilo.
E’ chiaro che questa debolezza dell’Europa è anche la debolezza dell’Italia: l’Italia
non ha dimostrato certamente di essere più forte nella lettura di un fenomeno, qual
è il fenomeno della migrazione. E’ altrettanto debole sul piano della risposta ai
richiedenti asilo, perché è uno degli ultimi Paesi in Europa per numero di richiedenti
asilo che sono stati accolti. Quindi la debolezza dell’Europa è ricaduta anche nella
debolezza dell’Italia e l’Italia, finalmente, si è accorta che un’Europa debole sul
piano sociale, penalizza anche la stessa Italia, che è una regione di confine di quest’Europa.
D. – Mons. Perego, il provvedimento che è stato approvato prevede delle
regole per la concessione di un permesso di soggiorno temporaneo e riguarderà solo
i nordafricani. C’è una finestra di arrivo, tra il primo gennaio e la mezzanotte del
5 aprile. Lei come giudica questo provvedimento?
R. – Certamente positivo
da un punto di vista generale, perché è un primo segno concreto di risposta alla necessità
di uno status giuridico a molte delle persone che stanno arrivando attraverso gli
sbarchi – ma non solo - e che stanno vivendo una situazione drammatica sul piano della
crisi economica – e non solo – del Nord Africa. E’ chiaro che lo spazio temporale
– primo gennaio - cinque aprile – dice già un primo aspetto: la voglia di un contenimento
di un numero di persone che sono arrivate nel contesto dell’Italia, e non solo dell’Italia
ma dell’Europa, perché un permesso di protezione temporanea umanitaria coinvolge naturalmente
anche l’Europa - da qui anche le proteste della Francia da una parte e della Germania
dall’altra – è una risposta temporanea a questo primo aspetto. Parlando di Nord Africa,
c’è allora da immaginarsi che per quanto riguarda i richiedenti che provengono da
situazioni di guerra - come i somali, gli eritrei, i sudanesi e gli ivoriani oggi
che stanno arrivando - rientrano nella possibilità di richiesta di asilo. Si spera,
quindi, che per tutte queste altre persone valga comunque la possibilità di fare la
domanda di asilo provenendo – queste persone – da Paesi in guerra. La protezione temporanea
riguarda, invece, soltanto i Paesi che hanno vissuto tutta la crisi economica e nello
specifico la Tunisia e l’Egitto.
D. – Mons. Perego, continuano gli sbarchi.
Ricordiamo che giorni fa, c’è stata una nuova tragedia: 250 persone scomparse nel
Mediterraneo e noi continuiamo ad assistere a queste ecatombe…
R. –
Questo fatto dice come non sia presidiato il Mediterraneo, come non ci siano corridoi
umanitari, come non ci sia attenzione effettivamente a salvaguardare la vita di molte
persone che si mettono in viaggio che tante volte si tramuta in una tragedia, visto
che 16 mila persone sono morte nel Mediterraneo dal 1998 fino ad oggi. Questo richiede,
quindi, una maggiore attenzione ad accompagnare le persone che si mettono in viaggio
e una politica della cooperazione internazionale, che sia attenta a questo tipo di
accompagnamento e quindi non soltanto una politica della sicurezza. (mg)