Perù domani al voto per le presidenziali. Si dovrà scegliere il successore dell’attuale
capo di Stato, Alan Garcia. Secondo i sondaggi, nessuno dei candidati in lizza riuscirà
ad ottenere il 50 per cento dei voti. Il servizio è di Francesca Ambrogetti:
Si vota domani
in Perú, il Paese del miracolo economico latinoamericano. Saranno le elezioni più
contese della storia, con tanti scenari aperti e un’unica certezza: si andrà al ballottaggio.
Per vincere al primo turno ci vuole il 50 per cento dei voti, un traguardo dal quale
sono ben lontani tutti i candidati. In testa, secondo i sondaggi, l’ex militare nazionalista
di sinistra, Ollanta Humala, sconfitto per pochi punti nel 2006 dall’attuale presidente,
Alan Garcìa, che spera questa volta di farcela. L’intenzione di voto del 25 per cento
dovrebbe garantirgli il passaggio al secondo turno. Tra i tre candidati che potrebbero
contendergli la presidenza, la differenza è minima. A a Keiko Fujimori, figlio dell’ex
presidente, in carcere per violazione dei diritti umani, i sondaggi attribuiscono
il 20 per cento: solo due punti al di sopra di Alexandro Toledo, ex presidente centrista.
Quindi, Pablo Kucinski, l’unico imprenditore ed ex ministro dell’economia. Due rivali,
questi ultimi, accusati da Humala di promettere ora ciò che non hanno fatto quando
erano al governo. Gli sguardi sono puntati sul programma economico dei candidati:
con diverse sfumature, tutti sostengono che manterranno e miglioreranno il modello
che ha portato il Perù, con una crescita sostenuta, al miglior momento della sua storia,
ma anche con un forte debito sociale, il 35 per cento della popolazione è ancora sommerso
nella povertà.