2011-04-08 11:56:19

Rischio povertà per un quarto delle famiglie italiane con figli


“Il 23% delle famiglie italiane con figli è a rischio povertà, una percentuale che sale al 41% per quelle con più di tre figli”. Lo ha ricordato, citando dati di Eurostat, Luigi Campiglio, docente di economica all’Università Cattolica, intervenendo nella sede milanese dell’Ateneo, al convegno “La ricchezza delle famiglie... in tempo di crisi”. “Ad essere colpite maggiormente – spiega l’economista al Sir – sono state le famiglie giovani, sotto i quarant’anni, appartenenti al ceto medio e con due o più figli”. Dal 1950 al 2008 il numero di componenti medi del nucleo familiare in Italia è passato da 4 a 2,4. “Ci troviamo di fronte ad un declino demografico, economico e sociale del Paese – continua il prof. Campiglio – per cui è necessario un cambio di prospettiva”. “Bisogna mettere le famiglie, in particolare quelle giovani, nelle condizioni di rispettare i tempi della vita sposandosi in giovane età”. “I figli – spiega il prof. Campiglio - rappresentano il bene comune per il futuro dell’intera società, nonostante i costi ricadono solo sulle famiglie e non facciano parte di una condivisione sociale”. L’Italia – prosegue - è uno dei Paesi europei che investe meno sulle famiglie. La Francia destina alla famiglia il 3,8% del Pil, rispetto all’1,4% dell’Italia”. “Per adeguarci – spiega Campiglio – sarebbe necessario spostare circa 2,5 punti del Pil, cioè almeno 30 miliardi di euro. “L’unico modo per reperire risorse – sottolinea l’economista – è quello di favorire la crescita e lo sviluppo economico del Paese. Questo deve però avvenire con politiche di lungo periodo che non guardino a risultati immediati ma allo sviluppo futuro”. Potrebbero avere risultati positivi anche interventi relativamente poco costosi come quelli sulle famiglie numerose. “In Italia – conclude Campiglio – le famiglie con tre o più figli sono relativamente poche. Questo significa che promuovere incentivi verso queste famiglie avrebbe costi marginali per l’economica, ma dall’altra parte rappresenterebbe un segnale importante per la società”. (A.L.)







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