2011-04-08 15:01:06

Immigrazione: pattugliamento italo-francese sulla costa tunisina


Pattugliamento comune delle coste tunisine, il rispetto del trattato di Schengen e la necessità che ci sia uno sforzo comune europeo per fronteggiare l’emergenza immigrazione. Sono i punti principali dell’incontro oggi, a Milano, tra il ministro dell’interno Maroni e l’omologo francese Gueant, in seguito alla politica dei respingimenti, attuata da Parigi, nei confronti degli dei Tunisini arrivati sulle coste italiane in queste settimane. E mentre non si arrestano i viaggi di chi fugge da povertà o guerra, Malta accusa l’Italia di non aver permesso l’approdo di un barcone soccorso, questa mattina, a 40 miglia da Lampedusa. Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3

Più di 220 persone salvate in mare. E’ il bilancio di una nuova mattinata di recuperi: oltre 170 partiti dalla Libia, aiutati dalle autorità maltesi, a 40 miglia da Lampedusa; 51 nel Golfo di Gabes, dove le autorità tunisine hanno evitato una nuova tragedia in mare, mentre è ancora vivo l’incubo del naufragio di 300 migranti tra Lampedusa e Malta, che mercoledì ha visto salvarsi solo 53 persone provenienti dal Nordafrica. Il Papa continua a seguire con preoccupazione e sgomento ciò che sta accadendo nel Mediterraneo. In questo scenario proseguono gli approdi in Italia: nel catanese sono arrivati 80 tunisini, a Lampedusa si ultimano i trasferimenti e, da ieri, i rimpatri verso la Tunisia. E proprio la Tunisia è stata al centro dell’incontro oggi, a Milano, tra il ministro dell'Interno Roberto Maroni e il suo omologo francese Claude Gueant: stabilito un pattugliamento comune sulle coste di Tunisi per bloccare le partenze, ma sul tappeto rimane il nodo dei permessi temporanei rilasciati dall’Italia agli immigrati e il ‘no’ della Francia che ha chiuso di fatto la frontiera di Ventimiglia. Roma aveva ipotizzato l’uscita o la sospensione di Parigi dal trattato di Schengen sulla libera circolazione, a fronte della politica dello stop. A complicare le cose l’Ue, secondo la quale “dare un permesso” agli immigrati non implica automaticamente la possibilità di spostarsi con totali diritti. Dal canto suo, l’Eliseo subordina a cinque punti, “previsti dal trattato - sottolinea Gueant - l’apertura delle frontiere”, in particolare al possesso di un documento di soggiorno valido e risorse sufficienti a mantenersi. Monica Spatti, esperta di diritto internazionale, ricercatrice presso l’università cattolica di Milano:

R. – In un momento in cui l’Italia rilascia un permesso di soggiorno di questo tipo, i titolari del permesso di soggiorno – quindi la protezione temporanea – possono circolare liberamente sul territorio degli altri Stati per un massimo di tre mesi. Però in questi Paesi possono circolare come turisti, non vi possono ricevere assistenza perché si tratta di permessi di soggiorno rilasciati dall’Italia.

D. – Da questo punto parte la posizione della Francia che, in un certo qual modo, ha fissato regole rigide affinché le persone, i migranti possano entrare nel proprio Paese …

R. – Questa è una posizione comunque legittima, perché la normativa dell’Unione Europea prevede che si debbano rispettare queste cinque regole, a prescindere dallo specifico caso.

D. – Ci dovrebbe essere più apertura da parte di tutti i Paesi, compresa la Francia?

R. – Certo. Anche perché l’Unione Europea dispone di uno strumento fondamentale: la direttiva sulla protezione temporanea che comporterebbe che tutti gli Stati membri dell’Unione Europea si facciano carico di un certo numero di migranti.

D. – La direttiva a cui si riferisce è quella del 2001: perché fino ad adesso non è stata mai applicata?

R. – Spetta anzitutto allo Stato destinatario del flusso dei migranti chiedere l’applicazione di questa direttiva. L’Italia finora non l’ha fatto: mi chiedo perché non venga attivato! (gf)







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